Farewell?

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Tre settimane dopo


Manuel e Simone avevano trascorso moltissimo tempo insieme da quel giorno in cui, si erano mostrati l'un l'altro conversando a cuore aperto. Ogni minuto era buono per stare appiccicati, come diceva spesso Matteo, per prenderli in giro scherzosamente. Quasi tutte le volte avevano finito per incastrarsi l'uno nell'altro e amarsi fino al mattino. Non erano mancati i momenti di tenerezza, quando se ne stavano accoccolati sul divano con Nerino e Soleil, a guardare film o serie tv e poi commentarli insieme; le cene a casa di Simone durante le quali si mettevano entrambi davanti ai fornelli per sperimentare qualche nuova ricetta; avevano fatto anche lunghe passeggiate nei parchi, aperitivi con gli altri, qualche giornata al mare giocando a pallavolo sulla spiaggia tutti insieme. Erano felici e non c'era stato il bisogno di definirsi in modo formale, ma entrambi erano consapevoli del fatto che ci fosse qualcosa di prezioso tra loro.


Da alcuni giorni, però, Manuel non riusciva più a riposare bene. Gli incubi turbavano il suo sonno e la sua quotidianità, specialmente mentre era al lavoro. Era tornato al Decadance la settimana successiva al fattaccio, ma aveva costantemente l'impressione di essere seguito o osservato. Spesso credeva di vedere gli occhi di Riccardo tra la folla di ragazzi e ragazze intenti a ballare. Pur comprendendo l'impossibilità di ciò, il panico e l'ansia erano perpetui, gli toglievano il respiro. Era diventato più scostante nei confronti di Simone, più sfuggente, restio al contatto fisico. Stava nuovamente facendo esperienza di una riacutizzazione del trauma. Ne avvertiva l'arrivo da una serie di segnali che il suo corpo gli trasmetteva: era sempre più stanco perchè impegnato a galoppare nei pensieri forsennatamente, l'ansia gli divorava le energie e le cuticole, la tachicardia al mattino era una costante, la sera prima di andare a letto non bastava neppure pensare al sorriso del corvino per star meglio e crollare in un sonno profondo. La nausea era divenuta una fedele compagna in quelle giornate, il suo malessere mentale si riversava sul lato fisico, provocandogli mal di stomaco e emicranie laceranti. Ogni giorno bramava il momento in cui si sarebbe potuto isolare da tutto e tutti, stendersi a letto, respirare piano, accarezzare il silenzio della sua camera. Era angosciato e senza il minimo controllo sul suo umore, in preda ad un senso di inquietudine persistente.

Cercava in ogni modo di celare tutto ciò agli occhi di Simone, che nelle tre settimane precedenti gli era stato accanto, prendendosi cura di lui nel modo più delicato possibile. Manuel si sentiva amato come mai prima nella sua vita, anche se Simone non aveva mai pronunciato quelle parole espressamente. Non voleva essere un peso per lui, però, un palla al piede e per tale motivo aveva preferito non riferirgli nulla di tutto quello che stava vivendo. Manuel credeva che Simone meritasse di meglio di un ragazzo così complesso come lui, che meritasse qualcuno più solare e meno problematico.

Simone d'altra parte, si era accorto del comportamento strano dell'altro, ma inizialmente aveva preferito credere al fatto che fosse solo una sua impressione errata, una sua distorsione della realtà. Ebbe la certezza dell'ambiguità, quando Manuel cominciò a non rispondere più ai suoi messaggi per un intero giorno. Preoccupatissimo, decise di scrivere a Chicca per saperne qualcosa in più. La risposta non tardò ad arrivare.


Chicca: Ciao Simo', me dispiace pe la situazione, Manuel è cosi, vive sti periodi, lascialo sta per un po', c'ha bisogno del tempo suo

To Chicca: Grazie Chicca, ma sono ugualmente in apprensione. Devo farti una domanda. Manuel ha mai iniziato un percorso di terapia?

Chicca: Mai, so anni che glielo dico, che cerco de convincerlo, ma non ne vuole sape' niente, dice sempre che lui nun c'ha bisogno de nessuno e altre cazzate sue...lo so che dovrebbe e lo sa pure lui

DECADANCE - SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora