Simone era cresciuto a Villa Balestra con sua nonna Virginia, una nota attrice teatrale, dal carattere deciso e l'innato portamento elegante. Sin da giovane, aveva sperimentato la sensazione di essere solo al mondo. Suo padre Dante si era trasferito a Napoli per insegnare quando Simone aveva solo 5 anni, lasciandolo alle cure della nonna e di sua madre Floriana. Anche lei, però, aveva fatto una scelta simile, trasferendosi a Glasgow per lavoro quando Simone aveva 16 anni.
In tutti quegli anni Simone aveva visto di rado suo padre, non che fossero sconosciuti, ma quasi. Si era ritrovato fin da subito a scontrarsi con il mondo reale, auto convincendosi di non essere abbastanza e di non valere molto se perfino i suoi genitori lo avevano abbandonato, malgrado tutto quell'amore che inizialmente li aveva portati ad essere una famiglia. Simone era costantemente tormentato da un senso di vuoto interiore, incapace di trovare pace o di dare un senso a quella mancanza. Nonostante si sforzasse di trovare spiegazioni, nessuna di esse sembrava essere in grado di soddisfarlo.
Il giorno in cui compì 16 anni, il corvino avrebbe preferito ricevere qualsiasi regalo piuttosto che ritrovarsi nuovamente a condividere gli spazi di casa con suo padre. Il legame con la figura paterna era intriso di odio e risentimento, non solo per aver abbandonato lui e sua madre, ma anche per aver perso quasi tutti i suoi compleanni a partire dai 5 anni, ignorando le sue piccole vittorie e le lacrime di bambino. Numerose erano state le occasioni in cui un piccolo Simone era tornato a casa in lacrime per essere stato preso in giro dai compagnetti di scuola, sentendosi deriso per l'assenza di un padre. In quei momenti, Floriana e Virginia ascoltavano le sue lamentele, asciugavano le sue lacrime e gli offrivano conforto, ma Floriana, incapace di gestire il suo stesso dolore, trovava una scusa per allontanarsi e piangere in solitudine. Era compito della nonna, allora, preparare una merenda speciale per il suo piccolo, rassicurandolo con parole amorevoli e abbracci, garantendogli che non c'era nulla di sbagliato o inadeguato in lui e che era amato incondizionatamente.
Il 30 marzo Simone si era trovato a spegnere delle candeline su una bella torta ricolma di panna fatta da nonna Virginia, in compagnia di suo padre, sua madre che sarebbe partita il giorno successivo per la Scozia, e i suoi più stretti amici Giulio e Laura. Simone fingeva che quella situazione gli andasse bene e non ne comprendeva nemmeno appieno la ragione del perchè suo padre fosse lì. Una volta arrivato a Villa Balestra, il giorno prima, Dante gli aveva accennato di volergli parlare in quei pochi giorni di sua permanenza romana. Aveva il bisogno, diceva lui, di parlare a cuore aperto con suo figlio e di essere ascoltato, come se ne avesse diritto di fare pretese, pensava Simone. La fatidica conversazione a quattr'occhi padre-figlio, però non arrivò mai, o meglio non giunse nel modo in cui Dante avrebbe più apprezzato.
Il 31 marzo, mentre curiosava nello studio del padre, Simone notò che la stanza era rimasta pressoché intatta da quando suo padre se ne era andato, tanto che la scrivania era ricoperta da uno spesso strato di polvere. Mentre rovistava tra i vari oggetti in modo noncurante, il suo sguardo cadde su un cd che non aveva mai visto prima, con il volto di un bambino paffuto e riccioluto stampato sulla superficie. Colto da un'emozione improvvisa di nostalgia e tenerezza, credendo erroneamente di vedersi riflesso in quella foto, Simone girò l'oggetto per esaminarlo meglio, ma si fermò di colpo quando notò una scritta sul retro: "Jacopo, Simone e papà." Confuso e leggermente contrariato, Simone si chiese chi fosse quel Jacopo e decise di correre al piano di sopra della villa per chiedere spiegazioni a suo padre. Spalancò la porta della camera da letto di Dante e gettò il cd sul letto vicino alla sua figura. Egli strabuzzò gli occhi alla vista di quel disco. "Simone ti posso spiegare."
Dante inizialmente, alla vista di quel ricordo prezioso e doloroso, aveva pensato di inventare qualche frottola, nonostante fosse una sua volontà fin dal principio quella di raccontare tutto, ma poi rivolgendo lo sguardo nei grandi e tristi occhi di suo figlio, aveva compreso che Simone meritava di sapere la verità, anche se questo avrebbe sicuramente sconvolto la sua giovane vita. L'uomo non era pronto a gestire il dolore e la rabbia di Simone, ma ci avrebbe provato.

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DECADANCE - Simuel
FanfictionNella vibrante cornice di Roma, le vite di Simone, un professore malinconico, e Manuel, un giovane studente di filosofia, si intrecciano in modo inaspettato. Un incontro casuale nel misterioso locale a luci rosse, Decadance, accende una scintilla tr...