La mattina successiva a quella nefasta serata, non c'era nessun raggio di sole a illuminare il volto di Manuel. Se ne stava appallottolato tra le coperte, nonostante la stagione primaverile. La notte precedente aveva abbassato per intero la serranda senza lasciare spiragli prima di gettarsi a letto. A svegliarlo fu il suono di una notifica da parte di Anita. "Buongiorno piccoletto" sussurò Manuel solleticando il musetto del suo gatto. Bevve un sorso d'acqua dal bicchiere che riponeva sempre sul comò e prese in mano il cellulare, leggendo velocemente le notifiche. C'erano tre messaggi di Anita, uno di Chicca e una chiamata persa da parte di Monica. Lesse prima quelli della sua mamma.
Ma': Ciao amore di mamma
Come stai?
Ti va di venire a pranzo da noi domenica?
Chi'<3: Amo buongiorno! Stai meglio? Quando hai voglia, lo sai che io ce sto sempre pe' te. Nun sei solo, nun te lo dimentica' e famme sape'...
Decise che avrebbe chiamato sua madre forse nel pomeriggio, in quel momento non aveva voglia nemmeno di alzarsi da quel rifugio caldo e sicuro. A Chicca invece scelse di rispondere con un breve messaggio, per tranquillizzarla.
To Chi'<3: Buongiorno Chi'...tranquilla, lo sai come funziona. Qualche giorno e me riprendo...grazie comunque <3
Nerino gli saltò in grembo e si posizionò a pancia all'aria. "Menomale che ce stai tu, Nerì..." e prese a fargli le carezze. Lo rilassava parecchio tale azione di solito, ma quella mattina la sua mente era totalmente inquieta, turbata. Avvertiva un mal di testa martellante, la gola gli pizzicava ancora...quel nodo formatosi dalla sera prima, non solo non se ne era mai andato, ma era peggiorato a dismisura. Gli sembrava di avere delle spine conficcate proprio lì, che non gli permettevano di respirare a pieni polmoni. Si sentiva scomodo persino nel suo corpo, avrebbe voluto strapparsi via la pelle, per sostituirla con una migliore, che gli provocasse meno dolore, che lo facesse stare meglio o che gli permettesse di tornare a respirare. Voleva solo smettere di pensare così rapidamente, dare un freno alla sua testa. Talvolta, pur di essere sereno, desiderava di smettere di sentire. Si immaginava come una nuvola che fluttua leggera nel cielo, senza corpo, senza quell'involucro di pelle e ferite tanto insopportabile. Si sentiva a pezzi Manuel, le lacrime che minacciavano di bagnargli il viso da un momento all'altro. Di certo non sarebbe stata una bella immagine quella di un barista che, mentre serve i clienti, piange disperatamente. Con questo pensiero in testa, Manuel decise che per quel venerdì, non si sarebbe mosso da casa e quindi non sarebbe andato neppure al Decadance. Scrisse un veloce messaggio a Franco, scusandosi in mille modi diversi, mentendo e dicendo di avere la febbre, di aver beccato un brutto virus intestinale che gli rendeva impossibile spostarsi al di là dal cesso di casa sua, almeno per quella giornata. Che poi forse un po' era pure vero, si sentiva febbricitante e con una nausea estrema, che senza avvisare, lo avrebbe potuto spazzare via. La mente in maniera naturale, tornò alla sera prima, a quel frangente di passione e intimità, che per lui era stato bellissimo e per Simone invece, a quanto pare solo un errore. Sono stato solo uno stupido errore per lui. Valgo davvero così poco? Manuel per la prima volta dopo tanto tempo, si era sentito al sicuro tra le braccia di qualcuno, nonostante il luogo, il momento e la scarna conoscenza a legarlo a Simone. La sensazione di essere al sicuro, nel posto giusto, tra le giuste braccia, non era qualcosa di familiare per il riccio. Aveva trascorso vario tempo a passare di letto in letto, solo per dimenticare le sofferenze, solo per auto-convincersi di poter essere apprezzato e amato, pure se per poco, pure se solo per il suo corpo. Tante volte aveva creduto di essere solo un corpo, quasi una macchina, un giocattolo da prendere e rivoltare, da spezzare. Tutte le volte poi, si ritrovava a passare la notte da solo in un letto troppo vuoto, come un cane investito. Sono solo un corpo e Simone ovviamente mi ha visto solo per questo, chi si fermerebbe mai a dormire con me, ad abbracciarmi...ad amarmi?

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DECADANCE - Simuel
FanfictionNella vibrante cornice di Roma, le vite di Simone, un professore malinconico, e Manuel, un giovane studente di filosofia, si intrecciano in modo inaspettato. Un incontro casuale nel misterioso locale a luci rosse, Decadance, accende una scintilla tr...