L'inizio della fine

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Erano passati giorni, non sapevo cosa fare, pensavo a ciò che era successo notte e giorno, non mi davo tregua.

Ma che me ne frega di sto prete? Ma se qualcuno mi volesse dire qualcosa? Ma qualcuno chi? Ma che significava quell'incontro? Ma perché mi sto facendo tutte queste domande?

Ed eccoci con questa confusione in testa, arrivati a venerdì mattina. Stavo andando a scuola, ero in anticipo, e stavo oltrepassando il solito ponte con il sole mattutino di inizio maggio. Da            lontano ho visto una moto che stava accostando vicino a me

"A bellissima!"

Ho sorriso, era sempre il solito.

"Buongiorno" ho risposto a bassa voce, mi sono avvicinata e ci siamo salutati con un guancia a guancia.

"Ti vedo giù stamattina, tutto ok?" No, non era tutto ok, non lo era mai stato, ma mi annoiavo da sola con quei discorsi

"Sì" ho annuito: "sono solo stanca."

Mi ha sorriso

"Allora che fai, sali?"

"Solo se hai un casco in più" ha alzato gli occhi al cielo e io ho ridacchiato. Ha aperto il sedile della moto, ha preso un altro casco e me l'ha porto. Ho sorriso, lui si è rimesso seduto per    guidare e io mi sono messa dietro stringendo le braccia al suo addome.

"Ci sei?"

Ho annuito senza rispondere



"Lele oggi è stanca ragazzi, lasciatemela stare." eravamo davanti scuola ormai, ed erano arrivati i nostri amici davanti al cancello.

"Raga non è vero che sono così stanca, è Samu che esagera." ho ridacchiato salutando le persone che stavano arrivando. Abbiamo continuato a parlare finché non è suonata la campanella, al segnale tutti hanno cominciato ad entrare e a dirigersi nelle proprie classi, ma io non volevo, avevo come la sensazione che mi sarebbe successo qualcosa di molto brutto se fossi entrata, così ero rimasta ferma, immobile. Guardavo il portone di scuola come per contemplarlo. Mi sono girata verso Samu che era alla mia sinistra

"Andiamo, non mi va di entrare, entriamo in seconda."

"Perché?" Mi ha chiesto lui, stranito dal mio comportamento.

"Ho l'interrogazione di filosofia in prima ora. Non so niente." l'avevo visto scettico all'inizio, ma conoscevo Samu troppo bene e sapevo che avrebbe fatto di tutto, pur di saltare anche solo un'ora di scuola. Mi ha porto il casco, siamo saliti sulla moto.

"Ci sei?"

Ho annuito senza rispondere

Eravamo al bar, allo stesso bar nel quale ero venuta con Don Giovanni l'ultima volta, allo stesso tavolo. Ho acceso una sigaretta

"Quella roba ti fa male"

Ho sbuffato

"Anche tutto quello sport ti fa male, ma non ti ho mai detto niente" ho risposto in tono polemico, aspirando. Quanto mi dava fastidio quando faceva queste considerazioni, lo sapevo che lo diceva per il mio bene, ma forse non volevo che nessuno si preoccupasse per me, non volevo che nessuno volesse il mio bene, forse perché io prima di tutti non volevo il mio bene.

"Ti odio quando fai così." mi ha privato del suo sguardo con faccia infastidita.

"Samu"

"Eh"

"Ti devo raccontare una cosa" ho detto in tono freddo, come se volessi veramente raccontargliela e non confidargliela. Si è fatto curioso e il suo sguardo è tornato su di me.

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora