La pistola con un cuore per pallottola

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"Hai rotto il cazzo" sbraitava Samuele in preda ad una collera bestiale, senza precedenti.

"Ah io? Io avrei rotto il cazzo? Ma non ci riesci proprio a lasciarmi in pace per una volta? Eh?" Rispondevo io, con lo stesso fuoco negli occhi.

"I migliori amici non hanno segreti!"

"E chi ti ha detto che io avrei un segreto? Non c'è niente che non va Samuele, non c'è nessun segreto, nessun mistero."

"Certo che pensi proprio che io sia un deficiente se credi che non mi sia accorto di quello che sta succedendo."

"E allora dimmi cosa starebbe succedendo di così tanto grave nella mia vita da tenertelo nascosto! Non capisco perché mi stai buttando addosso tutta questa rabbia!"

"Sono andato a parlare con quel sacerdote, ok?"

"Tu... tu hai parlato con Don Giovanni?" Il mio tono di voce era passato da "urlo rabbioso" a "sussurro flebile". Samuele sapeva tutto, e non ero stata io a dirglielo.

"Sì" il suo tono era tornato normale, ma la sua voce pareva esausta.

"E cosa ti ha detto?" Ora il mio sussurro flebile tremava come una foglia e anche il mio corpo faceva lo stesso.

"Nulla in verità."

Ho sospirato pesantemente di sollievo:

"aspetta a sospirare cara mia, perché senza volerlo il tuo Fra Cristoforo si è fatto sfuggire delle allusioni ad un certo tuo fratello... ma si dovrà essere sbagliato perché tu sei figlia unica, non è vero?"

Avevo perso, mi aveva messo con le spalle al muro, dovevo raccontargli tutto ormai.

"Fidati Samu, non lo vuoi sapere."

"Invece sì, voglio saperlo. E voglio anche capire perché non ti sei fidata di me."

"Io non volevo che entrassi anche tu in questa storia, perché non è giusto, è il mio dolore non il tuo."

"Ma quando comincerai ad accettare che il tuo dolore può essere più leggero se portato in due?"

Meritava di sapere, non avevo scuse, non potevo continuare a mentirgli. Ero una stronza, e dovevo rimediare.

"Siediti."

"Grazie." ha quasi sbuffato, prima di sedersi.

Ho cominciato a raccontargli tutto: dall'inizio alla fine, senza tralasciare alcun particolare. Tutti gli avvenimenti, gli indizi, gli indugi, le piste, le autopsie, le diagnosi, i bonifici... ormai sapeva tutto.

"Ecco, questo è tutto."

Samuele era sconvolto, potevo sentire il suo cuore galoppargli in gola. Non riusciva ad esprimere il suo pensiero, come se avesse la bocca troppo secca.

Era finita, avevo reso morto anche lui.

"Samuele..." ho ripreso dopo tre minuti di assoluto silenzio: "ora capisci perché ho preferito tenertelo nascosto? Non perché non pensavo tu fossi abbastanza maturo, o perché non mi fidavo abbastanza. Io ho sempre voluto solo proteggerti."

"Sei tu quella che ha bisogno di protezione." ha detto ciò con un tono talmente fermo, da incutermi quasi timore.

"No" ho risposto.

"Io so cavarmela da sola" ho preso le mani del mio migliore amico che si rifiutava di guardarmi negli occhi.

"No, Rachele non hai capito" ha alzato gli occhi per far incrociare i nostri sguardi.

"Se scoprono che ti stai avvicinando alla verità, non avrai più scampo. Uccideranno anche te." La mia espressione è tramutata in accigliata e non capivo cosa Samuele stesse insinuando.

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora