Il bruciore del giovane Werther

1 0 0
                                    

"Lele! Rachele!" Così continuava a richiamarmi Samuele, ma io non riuscivo a muovermi, non riuscivo a rispondere. Mi ha scosso la spalla quasi con violenza e solo a quel punto ho ripreso vigore e ho risposto scuotendo la testa come per risvegliarmi dal mio sonno ad occhi aperti.

"Ma si può sapere che ti prende in questi giorni? Sei strana." Samu non sapeva nulla, non sapeva di mio fratello, non sapeva delle indagini, non era a conoscenza di niente, ed io non avevo intenzione di rivelargli nulla, non avrei reso morto anche lui, dovevo proteggerlo. Ho risposto che ero solo stanca e non c'era nulla di cui preoccuparsi, lui non mi è sembrato molto sicuro, ma ha fatto finta di niente e ha ricominciato a leggere il suo libro. Eravamo al solito bar, io stavo studiando (o almeno ci stavo provando) e Samu stava leggendo un libro da me regalatogli poco tempo prima: "i dolori del giovane Werther" di Goethe. Adoravo quel romanzo con tutto il mio cuore. Werther è innamorato della vita, ama tutto e tutti, ma poi arriva Carlotta, lui perde la testa perché lei è promessa sposa ad un altro uomo. L'amore lo logora, lo distrugge, lo disintegra, tanto che comincia ad odiare la propria vita perché non ne trova senso se la sua amata non può stare con lui. Lo uccide talmente tanto dentro da portarlo al suicidio. Il giovane Werther voleva semplicemente essere amato e libero di amare. E forse lo volevo anche io, ma mi stavo mettendo le catene da sola, e odiavo me stessa per quello.

Non riuscivo più a fare nulla, ero stanca, così ho chiuso con forza il libro e incrociando le braccia ho cominciato a fissare Samu, che aveva alzato gli occhi dal romanzo per capire cosa stesse succedendo.

"Vuoi fare una pazzia?" Gli ho chiesto io. Lui non era molto convinto: "ci siamo scambiati i ruoli?" Mi ha chiesto stranito: "di solito è mio il compito di trascinarti ad un minimo di divertimento, cosa sta succedendo? Ti senti bene?" Non stava scherzando, era veramente preoccupato, ma io non avevo tempo di spiegare, dovevo rilasciare tutta la tensione che in quei giorni mi stava divorando: "Allora?" Ho chiesto per incitarlo ad accettare senza indugi: "vieni o devo andare da sola?" Ha annuito e dopo aver riposto le nostre cose nella mia borsa ci siamo alzati e ci siamo diretti alla volta della nostra follia.

"No, tu sei matta. Mi hai fatto guidare per un'ora per questo?" Samu non sembrava contento, ma io avevo deciso che dovevo farlo, e così avevo trascinato anche lui: "Samu io devo urlare, e voglio farlo con te stavolta! Vuoi entrare o ti devo spogliare io?" Eravamo al mare, non faceva per nulla caldo, ma io avevo bisogno di urlare di nuovo e il mare era il mio posto preferito al mondo.

L'acqua non cambia mai, è sempre la stessa, sempre nello stesso punto che mi aspetta. Il mare mi ama e io amo lui. Il sale dell'acqua disinfetta le ferite, brucia, ma non è il bruciore del male, è quello della guarigione. Il mare guarisce le mie ferite e prova sempre a renderle cicatrici.

Mi ero spogliata completamente rimanendo in intimo ed ero corsa, tuffandomi in acqua. Samu era rimasto a guardarmi senza avere intenzione di entrare, e io sapevo benissimo perché: lui mi conosceva troppo bene, e voler andare al mare prima di giugno per di più di sera voleva dire solo una cosa: stavo male, e tanto. Dopo averlo spronato nuovamente ad entrare in acqua il mio migliore amico ha cominciato a spogliarsi e finalmente mi ha raggiunto. Si è avvicinato a me, mi ha accarezzato la faccia e mi ha chiesto bisbigliando: "Rachele, che cosa è successo?" Ho scosso la testa: "niente, perché?"

"Pensi che sia stupido? Guarda dove siamo e che cosa stiamo facendo, c'entra quel prete? O forse Elia? Che succede Rachele?"

"Samuele" ho detto fermamente stringendogli le guance con le mani: "credimi, non è successo nulla" lui mi ha accarezzato la testa tirandomi i capelli dietro l'orecchio: "è che ti vedo strana e non capisco. Non mi piace vederti così."

Ho scosso la testa: "ora non voglio pensare a nulla, voglio solo farmi un bagno e divertirmi. Puoi farlo con me? Puoi non pensare a nulla? Per me?" Lui ha sospirato e ha annuito. Abbiamo passato ore a nuotare e a farci i dispetti come due bambini. Ero contenta, spensierata e non mi sentivo sola. Stavo respirando, e anche se era un respiro temporaneo lo era, e mi doveva andare bene così. Quella notte l'abbiamo passata in spiaggia, e tra le braccia del mio migliore amico ero finalmente riuscita a dormire. Samu era la mia persona, ed io non me lo meritavo, lui era troppo per me. 

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora