Il ritorno di Ettore

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Era passata una settimana dall'esperienza di volontariato e la mia testa pulsava dall'alba al tramonto ininterrottamente. Il non capire le cose mi aveva sempre fatto impazzire, e questa volta non era da meno. I miei pensieri sono stati interrotti da una chiamata di Elia abbastanza insolita. Perché mi chiamava alle 10 di mattina di sabato?

"Elia che c'è?" Ho risposto con fare scocciato. Non volevo rispondere così male, ma ero così nervosa che non mi sono riuscita a trattenere.

"Ah ciao Lele, scusa se ti disturbo" pensava di avermi fatto arrabbiare, si sentiva dalla voce. Mi dispiaceva.

"No no" ho ripreso io per tranquillizzarlo: "non mi disturbi affatto, dimmi" si è rincuorato, difatti il disagio nella sua voce era sparito quando mi ha detto: "senti, ti volevo solo dire che c'è un'incontro oggi alle 15:30, ti va di venire? Pensavo di vederci un po' prima, ti devo vedere da sola."

Non capivo che tipo di invito fosse, non capivo le sue intenzioni, non capivo se l'incontro ci fosse per davvero o se era solo una scusa per chiamarmi o per uscire con me. Ero stanca di non capire, stanca di sentirmi stupida, insicura e percepire di non avere controllo sulla mia vita. É anche vero che se teniamo tutto sotto controllo, come io ero sempre stata abituata a fare, il divertimento scompare. Un giorno una persona mi disse che la vera vita comincia solo quando cominciano i veri problemi, è lì che sta il vero divertimento. La paura del divertimento mi ha sempre logorata, forse perché divertimento per me era uguale a ignoto. L'ignoto mi sputava in faccia, ogni giorno, mi derideva, gli piaceva prendersi gioco di me, e io stavo al gioco.

Elia mi ha richiamata pensando, non sentendomi più, che fosse caduta la linea. Ho ripreso il discorso accettando il suo invito e abbiamo chiuso la telefonata con una voce soddisfatta di Elia che ha esclamato testuali parole "Non vedo l'ora di vederti! Ti devo dare una cosa" . Mi sono imposta di smettere di farmi domande e vivere tranquilla per un giorno, ma sapevo già che non ci sarei mai riuscita.

Ero nel posto stabilito per l'appuntamento, e stavo aspettando Elia. La promessa che mi ero fatta di vivere tranquilla era ormai da tempo andata in fumo e la mia testa doleva nuovamente di domande. Elia è arrivato dopo non molto e insieme abbiamo cominciato a camminare, vagabondando un po' per la città. Siamo stati in silenzio, io ero molto a disagio e non mi andava neanche di parlare. Elia era simpatico, mi piaceva, ma per un motivo che non riuscivo a comprendere avevo timore di lui, come se il passarci del tempo insieme avrebbe ucciso una parte di me.

"Allora" ha esordito un po' in difficoltà lui: "ti ricordi la cosa che ti dovevo dare?" Ho annuito rivolgendo il mio sguardo al suolo. Mi ha porto una scatoletta rossa chiusa tramite un nastro che andava a formare un fiocchetto. Era incartato a mano, e mi sembrava bello già da chiuso, perché aveva pensato a me, e me l'aveva dimostrato. Non l'ho preso subito, sono rimasta qualche secondo a contemplarlo, come se riuscissi a vedere cosa c'era dentro solo da uno sguardo esterno. Ho guardato Elia prima di accettare il pacchetto nelle mie mani, lui mi ha sorriso un po' imbarazzato e con gli occhi mi incitava ad accogliere il suo affetto insieme a questo regalo. Ho sciolto il fiocco e aperto la scatolina. Il contenuto mi ha sconvolto, non me lo sarei mai aspettata e non sapevo neanche se essere contenta o meno. Elia era sulle spine aspettando una mia reazione che non è arrivata molto presto. Il regalo era una catenella d'argento, non molto lunga, che presentava un unico ciondolo anch'esso d'argento: era una croce.

Una croce? Si aspettava che la indossassi? Questa non era una questione estetica, ne ero completamente cosciente. Quella croce aveva un significato, un nome, un'identità. Era identica a quella che indossava lui, ma lui era pronto a portarla con orgoglio, io non volevo neanche avercelo quell'orgoglio.

"Non devi indossarla" ha rotto il silenzio Elia: "è per quando sarai pronta, per quando riuscirai ad aprirti, per quando starai bene."

"Sono per caso malata Elia?" Ho alzato leggermente la voce, arrabbiata.

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora