In viaggio per Damasco

2 0 0
                                    

Don Giovanni era sconvolto da ciò che aveva appena udito, non poteva crederci, non riusciva a concepire ciò che mi era successo, e non gliene facevo un torto. Era rimasto in un silenzio contemplativo per un paio di minuti, cercava le parole adatte, o forse si attardava a ingegnare una soluzione.

"E non conosci il nome di questo sacerdote?"

Ho scosso la testa. Avevo rimosso il suo nome dopo l'enorme trauma che mi aveva causato, tempo prima avevo letto un articolo che nominava proprio la rimozione di un trauma o di una parte di esso quando risulta essere troppo doloroso.

"Sai dove si trova in questo momento?"

Ho scosso nuovamente la testa: "è sparito dopo l'assoluzione. Nessuno l'ha mai più visto." Don Giovanni ha sospirato pesantemente. Non avevamo nulla, eravamo completamente senza speranze. Il sacerdote si è alzato e ha cominciato ad ambulare lentamente avanti e indietro, assorto nei suoi pensieri. Elia mi teneva la mano, mio fratello quando ero piccola e dovevo fare il vaccino me la stringeva nello stesso identico modo, e adoravo questa cosa, adoravo sentirmi protetta come quando mio fratello era ancora in vita. A volte il ragazzo alle volte mi sfiorava il braccio delicatamente con l'altra mano, per accarezzarmi e farmi sentire che la promessa di non abbandonarmi non sarebbe mai andata in frantumi.

Era stata una mia idea quella di andare da Don Giovanni, era vero che faceva parte della categoria che io odiavo di più al mondo, ma il fatto che lui fosse buono voleva dire che avrebbe combattuto il malvagio, ne ero sicura, non mi fidavo ciecamente di Don Giovanni, ma Elia lo faceva, e volevo provare a lasciarmi andare alla fiducia anche io.

"Rachele, ascoltami." Ha ricominciato a parlare il don: "una cosa da fare ci sarebbe, per trovarlo." Ho annuito enfaticamente per spronarlo a dirmi di più: "come si chiama la parrocchia dove si trovava sei anni fa?"

"San Paolo di Tarso" ho risposto subito, il nome della chiesa me lo ricordavo alla perfezione. Don Giovanni ha immediatamente arrestato il suo girovagare per la stanza, ha alzato la testa guardando negli occhi me ed Elia, dopodiché ha preso dalla scrivania il suo cellulare riponendolo in tasca. Ha cominciato a camminare a passo sostenuto verso l'uscita, ha aperto la porta, ma prima di richiuderla dietro di sé, si è girato verso di noi guardandoci intensamente ed esclamando: "Ragazzi andiamo dai!" Io ed Elia ci siamo subito alzati e l'abbiamo seguito. Entrambi eravamo straniti dal comportamento del parroco, non conoscevamo la sua prossima mossa, ma un barlume di speranza bruciava nel mio cuore in quel momento. Finalmente non ero più sola.

Don Giovanni aveva un pulmino blu, era con quello che eravamo arrivati davanti alla chiesa maledetta. Sono scesa tremante dal veicolo, non volevo entrare, ma dovevo, perché ero consapevole del fatto che lì dentro avrei trovato delle risposte, era un'altra carta della vita e me la dovevo giocare al meglio. Elia rimaneva vicino a me, mentre Don Giovanni ci guidava all'interno. La chiesa era completamente vuota, così ci siamo diretti in sagrestia dove abbiamo trovato un sacerdote di spalle. Non l'avevo riconosciuto all'inizio, ma quando si è girato al richiamo squillante del mio nuovo parroco un ricordo fulmineo mi ha trafitto la mente: Don Pietro.

Don Pietro era il sacerdote che si occupava dei cresimandi quando io ero piccolina; me lo ricordavo solare ed allegro, ricordavo che cercavo rifugio in lui quando la mia situazione al catechismo diventava troppo pesante. Don Pietro era sempre stato una persona buona, o almeno questo era ciò che mi aveva sempre trasmesso.

"Salve a tutti!" Ha esclamato. Dopo non pochi secondi però, scrutandoci bene, il suo sguardo è mutato in stupito e ha quasi sussurrato: "Rachele?" Io ho abbassato gli occhi, annuendo. Volevo lavare via tutti quei brutti ricordi, e, anche se Don Pietro era innocente, inevitabilmente me li riportava alla mente. Il don si è avvicinato per abbracciarmi, ma quando io ho indietreggiato spaventata, Don Giovanni l'ha frenato con il proprio braccio. Don Pietro era confuso, era comprensibile, d'altronde era passato tanto tempo dal processo ed era plausibile che il prete non avesse ancora collegato me all'omicidio avvenuto sei anni prima.

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora