"Fai come se fossi a casa tua" ho accolto Elia aprendo il portone di casa. Lui ha sorriso e mi ha raccomandato di andare a fare una lunga doccia. Ho ascoltato il suo consiglio e dopo aver sistemato le mie cose, sono stata in bagno per tre quarti d'ora. Una volta uscita, pulita e profumata, ho deciso di andare in cucina per vedere cosa stesse combinando Elia.
"Eli!" L'ho chiamato.
"Vieni Lele! Sono in cucina!"
Ho aperto la porta che ci separava e ho visto una scena che non mi sarei mai immaginata di vivere:
La tavola era apparecchiata perfettamente,Elia ai fornelli con indosso un vecchio grembiule che aveva probabilmente trovato appeso nel ripostiglio. Tutto era in ordine e si sentiva un profumino sopraffino. Stavo sognando?
"Elia, che succede?"
"Sto preparando la cena. Non ti va di mangiare? Ho fatto l'amatriciana."
"Il mio piatto preferito..." gliel'avevo accennato qualche mese prima, non pensavo se lo ricordasse.
"Ah davvero?" Ha domandato ironicamente: "non ne avevo proprio idea" ha fatto un sorrisone. Mi sono seduta e l'ho guardato da dietro mentre cucinava. Ero come immobilizzata ad ammirarlo e nel frattempo pensavo a quanto quel ragazzo fosse importante per me. Riflettevo sul fatto che per natura umana siamo soliti a ricercare il caldo in ogni situazione e a ripudiare estremamente il freddo, forse era per quel motivo che mi rifugiavo nel calore delle braccia di Elia per sfuggire al gelo della mia anima.
Mi sono alzata e lo sono andata ad abbracciare da dietro. Ha girato il capo e ci siamo guardati negli occhi per qualche secondo, sorridendo.
"Vuoi assaggiare?" Io ho annuito e lui ha avvicinato il cucchiaio di legno bollente alla sua bocca, ci ha soffiato sopra per raffreddarlo e poi l'ha avvicinato alle mie labbra. Era buonissimo e non mi sono fatta scappare l'occasione di dirglielo.
Ci siamo messi a tavola. Lui ha fatto il segno della croce prima di prendere la forchetta in mano, non so se perché avevo visto lui farlo e mi era venuto automatico, ma l'ho fatto anche io.
"Grazie Eli"
"Per cosa? Ho solo cucinato un piatto di pasta."
"Non è solo la pasta, sai benissimo per che cosa ti sto ringraziando."
"Lele tu pensi veramente che dopo tutto ciò che è successo oggi, ti avrei lasciato da sola tutta la notte? Ho imparato a conoscerti, saresti impazzita cercando di trovare altri indizi, altre prove, altri problemi insomma. Ti voglio bene Rachele, e chi ti vuole bene non ti lascia mai da sola quando ne hai bisogno."
Ho sorriso cercando di trattenere le lacrime. Elia mi voleva bene, me l'aveva detto e me l'aveva dimostrato.
"Sai" ho cominciato a raccontare io con un nodo alla gola che sarebbe andato via solo dopo aver buttato fuori tutto quel veleno dal mio cuore: "io e Samuele abbiamo sempre fatto tutto insieme. Mi ricordo perfettamente la prima volta che ci siamo visti. Era il primo giorno di liceo ed ero molto molto spaventata, sono entrata in classe e tutti i posti erano occupati, tranne quello vicino a Samu..."
"Posso sedermi qui?" Chiese Rachele con voce tremante.
"Ma certo!" Esclamò il ragazzo che era davanti a lei. Dopo essersi seduta, quel ragazzo di cui ancora non conosceva il nome si presentò porgendole la mano affinché la stringesse: "Samuele" sorrise e Rachele con lui: "Rachele" rispose la ragazza: "bel nome! Un po' lungo però, faccio un po' fatica a ricordarmi i nomi lunghi" ridacchiò: "posso chiamarti Lele?" La ragazza rise davanti al carattere così aperto di quel ragazzo: "certo. Io posso chiamarti Samu?" Lui fece l'occhiolino : "tu puoi chiamarmi come vuoi." Proprio in quel momento entrò la professoressa e la conversazione si interruppe, per farsi ancora più intensa a ricreazione.
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Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?
Mystery / ThrillerQuesta è la storia di Rachele, una giovane donna che, dopo la tragica morte del fratello Jacopo, intraprende un viaggio di scoperta e redenzione. Con l'aiuto di Don Giovanni, un sacerdote che diventa il suo mentore spirituale, e di Elia, un amico fi...