Un bacio giallo o un perdono viola?

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"No Elia, oggi non posso." Eravamo al telefono, mi aveva chiesto di uscire insieme quel giorno. Io non volevo. Elia era carino, ma eravamo soci e non potevamo essere nulla di più.

"Per favore..." mi pregava lui: "alle 16:30 c'è un incontro in oratorio. Penso che ti farebbe bene. In più ci dobbiamo vedere, ho trovato una cosa che ti riguarda, e te ne devo parlare." Il suo tono era diventato serio, mi stavo preoccupando, ma non volevo pensarci. Lo avevo chiamato per raccontargli l'esito dell'incontro tra Don Giovanni e mio padre subito dopo, e da lì (erano passati un paio di giorni) non solo non ci eravamo più sentiti ,ma non ero proprio più uscita di casa.

"E va bene" ho acconsentito. Avevo bisogno di uscire e per di più dovevo parlare con Don Giovanni, oltre ad essere curiosa di sapere cosa Elia mi dovesse dire. Perciò avevo accettato.

"Ci vediamo alle 16:30" ha concluso Elia. Ho attaccato e sperato che nonostante io fossi una vera stronza con lui, Elia continuasse sempre a rendermi partecipe della sua vita.

"Lele!" Appena mi ha vista Raffaele è venuto ad abbracciarmi: "sei tornata!" Quel ragazzo era veramente carino con me, nonostante non mi conoscesse affatto e mi avesse visto una sola volta, mi aveva accolta così calorosamente. L'ho salutato, insieme agli altri soliti 10 ragazzi del volontariato che mi hanno accolta pressoché nello stesso modo di Raffaele. Ma Elia?

"Elia ti aspetta dentro la saletta del catechismo. Ha detto che ti deve parlare in privato" mi ha letto nella mente Maddalena. Tutti hanno cominciato a ridacchiare o a sorridere con malizia, non capivo cosa stesse succedendo, ma dovevo parlare con Elia. Sotto gli occhi di tutti mi sono così, diretta verso la direzione indicata. Sono arrivata davanti alla porta della saletta, era chiusa, ho bussato, nessuna risposta, sono entrata lo stesso.

Ho trovato Elia di spalle, seduto al tavolo di legno che occupava quasi tutto lo spazio della stanza. Teneva in mano dei fogli e stava continuando a leggerli e rileggerli, quasi istericamente.

"Elia" L'ho chiamato con voce flebile: "chiudi la porta" mi aveva ordinato senza girarsi, il suo tono era fermissimo e autoritario. Ho fatto ciò che aveva detto, e solo in quel momento sono riuscita a vedere il suo volto. Gli occhi erano lucidi, le occhiaie pronunciate, sembrava avesse passato la notte su quelle carte.

Le ha sbattute sul tavolo: "stai male?" Mi ha chiesto, arrabbiato.

"Cosa?" Di cosa mi stava accusando? Cos'erano quei fogli?

"Qua dice schizofrenia. Maggio 2016" ah, quel male. Poi ha cominciato a citare il documento: "Racconta istericamente e ripetutamente di aver visto Gaio Erodi uccidere con un coltello il fratello Jacopo Estere nella cucina del suo domicilio. La testimonianza risulta falsa in quanto l'autopsia conferma il suicidio e l'ipotetico assassino è stato trasferito in data 12/02/2016 ad Assisi perciò, dato anche l'alibi verificato, non è possibile accusarlo. Si allegano i documenti di trasferimento di Gaio Erodi firmati dal cardinale Adamo Pilati. Alla minore non è consentito testimoniare in tribunale data la sua infermità mentale."

"No" ho ribattuto subito gettandomi su di lui che rimaneva ancorato al suolo e non muoveva un muscolo: "cazzo, ci sono cascato come uno scemo"

"No!" Dicevo la verità, non ero malata: "Elia, devi credermi. Almeno tu! Ti prego! Io non ho mai fatto alcun test! Nulla di questo è vero! Io non sono pazza!" Continuava a non guardarmi negli occhi: "guardami Elia! Guardami negli occhi e dimmi che sto dicendo un sacco di cazzate!" Elia ha obbedito e mi ha guardato con i suoi occhi magnifici e dopo qualche secondo ha esclamato con rabbia: "al diavolo!" Mi ha preso le guance e ha fatto toccare le nostre labbra. Per un paio di secondi non capivo cosa stesse succedendo, quando ho realizzato, mi sono subito staccata da lui.

Le carte della vita: esiste conversione nella morte dell'anima?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora