CAPITOLO 17

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"Incontro a mezzanotte del 10 gennaio in via Star street dentro un capanno per discussione con il messaggero".

Mi stavo rileggendo nella mente queste parole da quando le avevo viste su un foglietto a casa di Robinson. Le avevo talmente tanto ripetute mentalmente che adesso mi sembravano incise nell'anima.

Volevo a tutti i costi scoprire chi fosse quel messaggero e che cosa avesse da dire a Robinson. Morivo dalla curiosità dato che proprio oggi era il 10 gennaio!

Erano già tre giorni che ero a casa e per qualche strano miracolo ero riuscita a far credere a Ethan e ad Aileen che stavo male davvero, anche se loro mi avevano creduta poco.

Mi rigiravo nel letto già dalle otto di mattina alla ricerca di una risposta ad almeno una delle tante domande che mi affollavano il cervello. Ovviamente non riuscii a trovarne neanche una che ci arrivasse un pochino.

L'unico modo che avevo per scoprire se davvero Robinson c'entrava qualcosa negli attentati dell'ultimo periodo, era quello di partecipare all'incontro.

Naturalmente non morivo dalla voglia di mettermi in pericolo seguendo due tizi che non conoscevo neppure, ma quale altra scelta avevo?

D'altronde, il pensiero di fare un'avventura e di liberarmi il cervello da quel bacio tra Theodore e Alexandra era molto elevato.

Avevo pensato di coinvolgere il principe, ma poi ripensai a quello che mi aveva fatto e decisi di non dirgli nulla. Non ero il suo giocattolo che poteva usare come e quando gli piaceva!

Avevo anche riflettuto sul dirlo solo a Thomas e di farmi accompagnare da lui, così per non essere sola se le cose si fossero messe male, ma pure quest'idea non trovò appiglio: chi mi garantiva che Thomas non sarebbe andato a spifferare tutto quanto a Sua Altezza?

No, meglio sola, che con il pensiero del principe che mi diceva che non potevo andare.

Che nervi! Perché si doveva permettere di decidere per me, quando si era comportato in quella maniera? Non era venuto neanche a vedere come stavo! Questo mi faceva capire che per lui non ero altro che un passatempo.

Sempre più arrabbiata, mi ripromisi che non mi sarei più lasciata distrarre da lui e così elaborai un piano da mettere in atto quella sera stessa.

Guardai per l'ennesima volta l'orologio: mezzanotte meno un quarto.

Mancava circa un quarto d'ora alla mezzanotte e io mi trovavo già dietro un cespuglio presso l'appartamento di Liam Robinson. Avevo deciso di tenere il mio travestimento per qualunque emergenza.

Il mio piano prevedeva di nascondermi vicino a casa sua e, non appena lo avessi visto, di seguirlo fino al luogo dell'appartamento.

Avrei potuto già recarmi lì e probabilmente avrei anche risparmiato parecchia energia, ma controllando on-line mi ero resa conto che quella via di campagna era stracolma di capanni. Avevo paura che, arrivando da sola, non sapessi in quale capanno andare e così tutta la mia fatica sarebbe andata sprecata.

Poco dopo vidi spuntare dal cancello arrugginito e rotto una figura che, illuminata dai lampioni, riconobbi come Robinson. Si girava di qua e di là per vedere se nessuno lo stesse seguendo e aveva il passo decisamente accelerato.

Lo feci avanzare di alcuni metri e poi, quando fui sicura che raggiungendolo non mi avrebbe vista, lo seguii.

Sembrava molto nervoso e agitato; continuava a frugarsi nella tasca come per controllare qualcosa e si controllava intorno.

In questo modo mi costringeva ogni volta a fermarmi e a nascondermi dietro qualunque cosa.

Passati cinque minuti, svoltammo in una stradina stretta che non avevo mai visto prima; superammo un cancello e alla fine ci ritrovammo in quella via di campagna dove effettivamente si trovavano decine e decine di capanni per lo più abbandonati.

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