CAPITOLO 19

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Dopo circa mezz'ora Oliver e Connor se ne andarono perché avevano da iniziare il turno.

«Sei sicuro che non ti serve nulla?» mi domandò Oliver.

«Sicurissimo. Non preoccuparti. Sto già molto meglio.»

«Allora d'accordo, ma ricorda di non muoverti troppo e di riposare.»

Feci di sì con la testa.

«E soprattutto» continuò Connor «ricorda che non devi cercare nessun indizio su quel tizio o su Robinson fino a quando non ti sarai completamente ripreso. Lascia il lavoro sporco agli altri.»

Ci mettemmo a ridere tutti e tre.

«Va bene, va bene. Proverò a non fare l'eroe per i prossimi giorni, ma non posso promettervi nulla.»

Ci salutammo, dopodiché entrambi uscirono dalla porta.

Nonostante cercassi di non pensarci, un orribile presentimento si insinuava in me come un serpente velenoso pronto a mordere. Non capivo perché Connor era rimasto così freddo. O forse mi stavo solo immaginando tutto? Mi stavo condizionando pure io?

Sicuramente mi stavo lasciando trasportare dall'immaginazione e non ragionavo lucidamente. Come poteva Connor entrarci qualcosa in tutta questa storia?

Probabilmente ero ancora un po' stanca che mi inventavo cose che neanche esistevano.

Con tutte le mie forze scacciai il presentimento ricordando a me stessa che era pressoché impossibile che Connor fosse una spia degli attentatori. Altrimenti come sarebbe potuto diventare la guardia personale del principe Kendrick?

Malgrado i miei buoni propositi, mi rimase per tutto il tempo una sensazione negativa addosso che da lì in poi non andò più via.

Fui riscossa dai miei pensieri, vedendo un volto che sorrideva sinceramente.

«Ti senti meglio, Ethan?»

Era Kendrick.

«Sì, Vostra A... Kendrick.»

Sentendomi sbagliare allargò ancora di più il sorriso.

«Non dovresti stare un altro po' a letto?»

«No! Adesso sto molto meglio e non riesco più a rimanere a letto a non fare niente. Se dovessi rimanerci un minuto in più penso che la noia mi ucciderebbe.»

«Non ne dubito, ma le tue ferite non si sono ancora cicatrizzate del tutto.»

«Non importa. Non sento quasi più dolore.»

Ci guardammo per altri secondi e poi ripresi la parola: «Credo che domani ritornerò al castello. Sono passati anche troppi giorni da quando ho preso un permesso per malattia. Non vorrei che mi licenziassero».

Feci una risatina che però si trasformò in una tosse quando notai il volto serio del principe.

«Perché vuoi andartene via così presto? Non sei del tutto guarito.»

«Adesso sto meglio.»

«Lo so, ma non vorrei che ti prendessi un raffreddore stando fuori con queste temperature. Per poco non sei morto e non credo che mia madre non ti concederebbe un'altra settimana di ferie.»

«Penso che me la darebbe» dissi incerta.

«Non ti vedo convinto.»

«No... È solo che non penso di piacere molto alla regina.»

«Che sciocchezze! Come fai a non piacere alle persone?»

Abbassai lo sguardo imbarazzata. Che cosa stava dicendo?

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