CAPITOLO 20

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«Ethan... Ethan... Ethan!»

Qualcuno mi scosse violentemente e così mi tolsi la cuffia dall'orecchio.

Mi girai furibonda e, pronta a rispondere male a chiunque mi avesse disturbata, ma vedendo davanti a me il Principe Ereditario, la mia rabbia si trasformò in sdegno e odio puro.

«Ditemi, Vostra Altezza» ero fredda.

«Che cosa ci fai qui tutto solo?»

«Riposavo, Altezza. Non avete di meglio da fare che guardare me?»

«Gli altri si sono appisolati e così ho deciso di venire a vedere come stavi.»

«Come potete vedere sto una meraviglia. Ora che avete verificato, potete ritornare dai vostri amici.»

«Perché tutta questa fretta?» si sedette sul sedile di fianco al mio.

«Posso restare con te così non ti sentirai da solo.»

«Non è necessario, Vostra Altezza Reale. Sto bene da solo e poi per me questa non è una vacanza.»

Abbassò gli occhi, strofinandosi i capelli neri con una mano. «A proposito di quello... mi dispiace averti detto quelle cose ieri. Non volevo ferirti. È solo che... È da un po' che...»

Lo interruppi. «Non dovete spiegarmi nulla. Voi siete il principe e io la vostra umile guardia del corpo che non può discutere dei vostri ordini.»

«In realtà...»

«So bene che per voi non sono nient'altro che il vostro bodyguard e a me sta bene così. Non sarò mai vostro amico perché non sono alla vostra altezza.»

«Non ho mai pensato questo!»

«Non dovete pensarlo per essere vero. Dopotutto sono l'unico che non sa dove stiamo andando!»

«A questo proposito...»

«Cosa? Perché non volete dirmelo?»

Rimase in silenzio per così tanto tempo che alla fine anche la mia ultima speranza andò in fumo.

«Ecco. Questo dimostra che per voi non sono assolutamente niente.»

«No! Non puoi dire così!»

Trattenni una lacrima che stava per scendere sulla guancia e tirai su col naso. «È meglio per tutti se il nostro rapporto rimane lavorativo e basta. Se ce ne sarà bisogno, vi proteggerò anche a costo della mia vita, ma non credete che lo faccia perché tengo a voi. Lo faccio solo perché è il mio dovere.»

Gli vidi gli occhi diventare lucidi. Gli dispiaceva?

Per un secondo mi dispiacque per quello che avevo detto e pensai di aver esagerato, ma poi la sua risposta mi devastò ulteriormente.

«Bene. Se è questo che vuoi, faremo in questo modo. Non mi devi nulla e io non devo nulla a te. D'ora in avanti il nostro rapporto si ridurrà solamente al bisogno.»

Detto questo si alzò e se ne andò senza guardarsi indietro. Io rimasi lì da sola con i miei pensieri e con un macigno al posto del cuore.

Mi girai al finestrino e mi rimisi la cuffia. Sulle note della mia canzone preferita, lasciai che le lacrime mi rigassero e bagnassero liberamente il viso.

Dopo circa due ore dalla nostra partenza, l'aereo finalmente atterrò su una pista. Fuori vidi il cielo bianchissimo e per terra cumuli di neve.

«È ora di scendere!» mi disse Sophie, costringendomi ad alzarmi dal sedile.

Non avevo per niente voglia di stare a contatto con il principe.

Raggiunsi gli altri vedendoli molto emozionati.

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