Erano passate due settimane dalla casa al mare di Niall, due settimane da quando Justin mi aveva baciato, due fottutissime settimane.
Avevo conosciuto Hanna la moglie di James al contrario di quello che pensavo era molto carina.
Per le prossime due settimane non ci sarebbe stata, doveva organizzare una sfilata di moda a Parigi,in fondo era il suo lavoro.
I rapporti tra me e James, non erano cambiati di molto, ero sempre arrabbiata con lui, ma di una cosa ero felice che per una santissima volta si stava comportando da padre con Betthy.
Il mio telefono iniziò a squillare, ma disordinata com'ero, trovarlo era un'impresa ardua.
Quando finalmente lo trovai risposi «pronto»
«Si sono lasciati» urlò Jen al telefono.
Non capivo come faceva ad essere sempre così euforica, anche se avevo una mia tesi: Matt le dava alla testa, se non Matt, l'idea dell'amore.
«Chi si sono lasciati?» spettegolare non era il mio forte, anzi l'odiavo, sbuffai
«Justin e Cara» silenzio.
«Sel ci sei?»
«Perché?»
Era l'unica cosa di senso compiuto che mi era venuta in mente. «Potrei lasciarla.» Le parole di Justin erano impresse nella mia mente.
«Non lo so.»
«Non mi interessa» dissi.
Da quando avevo raccontato a Jen ciò che era successo con Justin, aveva iniziato a shipparci, insinuando che io provassi qualcosa per lui. Niente di più stupido.
«Io scommetto di si. In fondo ti piace.»
«Te l'ho ripeto l'ultima volta Jen, non mi piace» urlai
«Chi non ti piace?» mi girai e dietro di me c'era Justin.
Parli del diavolo e spuntano le corna.
«Nessuno» risposi.
Iniziò a farmi il solletico. Tutta colpa di quel gioco maledetto «obbligo e verità» senza quel gioco lui non avrebbe mai scoperto il mio punto debole, il solletico.
Mi prese il telefono e se ne andò.
«Il mio telefono» urlai.
Ma era troppo tardi si era chiuso in camera sua.
Non potevo fare niente la porta era chiusa a chiave così mi arresi al mio fervito destino.
Dopo dieci minuti aprì la porta e mi diede il telefono.
«Stronzo.»
«Davvero?» chiese ignorando il mio insulto.
«Davvero cosa?»
«Non ti piaccio?»
Non riuscivo a parlare. Fanculo Justin. Fanculo Jen che non si stava mai zitta.
Fanculo tutto.
«Secondo me ti piaccio» continuò «sei tutta rossa.»
Faceva caldo, caldissimo.
«Ti svelo un segreto» si avvicinò al mio orecchio e sussurrò «mi piaci anche tu.»
Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò.
Lasciandomi lì, senza parole, e con il cuore che batteva ad un ritmo irregolare.
La mattina seguente, in prima ora avevamo ginnastica, c'erano anche Jen, Niall e Justin, fantastico pensai.
Dopo esserci cambiate mi girai verso Jen «dobbiamo parlare» dissi incazzata.
«Cosa ho fatto?»chiese preoccupata
Cosa non hai fatto magari.
«Perché hai detto a Lorenzo che stavamo parlando di lui?»
«Lo sai che gli piaci?»
«Non cambiare discorso.»
«L'ha capito da solo, così gli ho chiesto se gli piacevi, e sai cosa mi ha risposto?»
Avevo paura a sentire la risposta. Presi coraggio e chiesi «cosa?»
«Che lo fai impazzire» scoppiò a ridere.
«È lui che fa impazzire me. Non viceversa»
«Comunque sia vi piacete a vicenda, non capisco perchè non ci provate»
«Siamo fratellastri.»
«Non di sangue.»
Sbuffai «in questa scuola siete tutti matti.»
Rise «non hai tutti i torti. Ma tutti i migliori sono matti.»
«Andiamo va.»
La prof di ginnastica decise che per oggi avremmo fatto dei semplici palleggi a coppie.
«Stiamo insieme?»
Avrei riconosciuto quella voce su mille.
«No, perché tu ci provi in continuazione facendo delle battute tra l'altro oscene.»
«Siamo fratellastri Sel, ricordatelo.»
«Lo so benissimo.»
«E allora non c'è nessun problema, no?»
«No» risposi poco convinta.
Forse finalmente aveva capito come stavano le cose. Tra me e lui non ci può e non ci potrà mai essere niente.
«Quanto sei bella» la sua voce era quasi un sussurro.
Feci finta di niente, come se non avessi sentito, come se le sue parole «quanto sei bella» non mi avessero scatenato mille brividi, tiro la palla e continuo a fare i palleggi.
«È che sei tu, e se sei tu io non so cosa mi succede» mi prese una mano e se la mise sul cuore «lo senti? Succede solo con te.»
Sentivo il suo cuore e immaginavo il suo suono. Bum. Bum. Bum. Un suono forte, batteva velocissimo, un po' come il mio.
Ma non potevamo. Non potevo.
«Smettila, te lo chiedo per favore.»
«Non lo capisci? Non posso.»
Scappai. Per la seconda volta me ne andai lasciandolo lì.
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L'amore è qua
Fanfic[Storia completa, in revisione.] «Tu sei il mio ikagi.» disse tutto a d'un fiato. «Cos'è un ikigai?» chiesi «Ikigai è una parola giapponese. E' il motivo che ci fa alzare la mattina, lo scopo della nostra esistenza. Tu sei il mio ikigai, Selena.»