Erano le sei di una domenica mattina. Le sei, vi rendete conto?
La colpa era di Jen, sabato mi aveva chiamato tutta eccitata. Dopo aver fatto pace con Niall i due piccioncini sono tornati insieme, bene per loro male per me.
Questo significava più tempo con Justin, ogni volta che uscivamo io e Jen miracolosamente appariva il suo ragazzo e indovinate con chi, se non con il suo migliore amico Justin?
Non mi bastava vederlo a casa anche in giro ora mi toccava vederlo.
Nonostante questo era bello vederla sorridere.
Tornando a ieri, mi chiamò tutta eccitata, siccome lunedì e martedì le scuole sarebbero state chiuse, perché non andare alla casa al mare di Niall?
Ovviamente, gli invitati erano, io, Jen, Justin, la bionda antipatica e Harry.
Passare un weekend con la biondina antipatica poteva essere paragonato ad andare a fare una passeggiata a l'inferno.
Nonostante io e Jen, non la volessimo, in fondo eravamo ancora in guerra, Justin non la pensava come noi.
L'insopportabile e la biondina antipatica si erano messi insieme. E sapete come si dice, no?
Dio li fa e poi li accoppia, lui coglione e lei mignotta.
Niente di più vero.
In questo momento mi trovavo in macchina con Harry.
Harry era il fratello di Jen. Un ragazzo dolcissimo, oltre che ad essere, bellissimo.
Aveva un'anno più di noi. Nonostante fosse bellissimo, non amavo il genere maschile.
Un conto era guardare, gli occhi li avevamo tutti, in fin dei conti.
Ma fidarsi dell'altro sesso era al quanto complicato per me.
Per fortuna, la biondina e l'insopportabile si trovavono nell'altra macchina con Jen e Niall.
Non riuscivo ad immaginare Jen in macchina con lei, sono cane e gatto, sale e zucchero e potrei continuare per ore alludendo a degli opposti.
Arrivati alla casa al mare in Florida, mi sentivo spensierata, era da tanto che non mi sentivo in questo modo. Stavo bene.
C'erano tre camere dentro la casa, questo voleva dire che io e Harry avremmo dovuto dormire insieme.
Non ci dovevo pensare. Eravamo amici e come tali, non sarebbe successo niente perché non doveva succedere niente e perché io non l'avrei permesso.
Nella camera accanto alla nostra, c'era l'unica persona che non avrei mai voluto, accanto a me. Sospirai.
«Ti sei portata i tappi per le orecchie?»
Dietro di me c'era Justin con tutta la sua aria da sbruffone.
«Per quale dannato motivo Justin avrei dovuto portarmi i tappi per le orecchie?»
«Forse per non sentire me e Cara mentre ci diamo dentro, sai lei urla tantissimo» disse prima di scoppiare a ridere.
Indignata me ne andai. L'odiavo. Mi sono sempre chiesta se era possibile odiare una persona così tanto. Ebbene si. Era possibile.-----------------
Dopo aver mangiato, decidemmo, o meglio decisero, di giocare a obbligo e verità. Odiavo quel gioco mi sembrava una tale perdita di tempo.
Cara niziò a fare le domande. Ovviamente iniziò da me la stronza.
«Gomez,obbligo o verità?»
«Verità» risposi secca.
«Sei vergine?»
«Si»
E scoppiò a ridere. Nella sua risata c'era qualcosa di malefico, sembrava la strega cattiva dei cartoni animati.
«Ovviamente.»
Mi stava davvero facendo incazzare.
«Cosa vuoi dire?» chiesi acida.
«Una come te in fondo chi se la prende?»
«Oggi giorno, vanno di moda le troie come te, senza cervello» sbuffai.
Scoppiarono tutti a ridere. Odiavo anche lei. In questo periodo mi sembrava di odiare un sacco di cose e persone.
Cosa c'era di male a essere vergini? Ero pienamente convinta che se prima o poi avrei fatto l'amore doveva essere con una persona che mi amasse e della quale mi fidavo.
«Sei solo una..»
Non continuò perché Justin gli parlò sopra «basta Cara,smettila.»
Lei ingoiò la saliva e annui. Il giro continuò tranquillamente. Una cosa che avevo capito dalla vita era quella di non star mai tranquilla perché prima o poi, arriva la tempesta.
In questo caso, la tempesta, era l'obbligo che avevano dato a Justin.
Doveva baciarmi. Doveva baciare me.
Io l'odiavo. Non mi sarei mai fatta baciare da lui, non volevo.
Non mi diede neanche il tempo di fare o dire qualcosa che le sue labbra erano sulle mie. In quel momento l'odio sparii e l'unica cosa che riuscivo a pensare era che avevo ragione: le sue labbra erano fatte apposta per baciare.
Quando si staccò senti come una morsa allo stomaco, forse avevo fame pensai. Non poteva essere niente altro, io odiavo Justin e poi era il mio quasi fratellastro.
L'odiavo. L'odiavo. L'odiavo.
Nonostante questo, ero scossa e la morsa allo stomaco non finii.
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L'amore è qua
Fanfiction[Storia completa, in revisione.] «Tu sei il mio ikagi.» disse tutto a d'un fiato. «Cos'è un ikigai?» chiesi «Ikigai è una parola giapponese. E' il motivo che ci fa alzare la mattina, lo scopo della nostra esistenza. Tu sei il mio ikigai, Selena.»