Fifteen

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Ero a casa. Justin ancora non era tornato. Dovevamo parlare.
Betthy era a casa di una sua amica e avrebbe dormito lì.
James non c'era. Era sempre in giro per lavoro non che questo mi dispiacesse, anzi.
Quando senti la porta aprirsi, scesi di corsa ma Justin non era solo, Ashley era con lui.
Iniziai a urlare «cosa cazzo ci fa questa dentro casa mia?»
«Non è solo casa tua è anche casa mia» urlò anche lui.
«Non la voglio qua dentro.»
«E a me non importa cosa vuoi.»
«Sei solo un bambino» dissi con disprezzo
«Sei solo una stronza.»
Aveva esagerato andai da lui. Cercai di dargli una sberla ma lui mi prese le mani.
«Ti odio. ti odio. ti odio» urlai
Mi baciò, le sue labbra sulle mie, il suo respiro sulla mia pelle, i brividi che solo lui mi faceva venire.
«Perché?» chiese
«Perché cosa?»
«Zayn.»
«Ero arrabbiata.Ti ho visto oggi con Ashley a pranzo.»
«Sei una stupida.»
«Fanculo»
«Ti amo» disse prima di posare le sue labbra sulle mie per la seconda volta
«Vuoi sapere cosa gli ho detto oggi a pranzo ad Ashley?» chiese.
E me lo chiedeva pure? Ovvio che lo volevo sapere.
«Che sono fidanzato ed ho la ragazza più bella del mondo. Gli ho detto che provandoci con me non sarebbe mai andata da nessuna parte perché io sono già follemente innamorato di te.»
«Davvero?»
«Si.»
«Che schifo. Io me ne vado» disse Ashley prima di andarsene.
«Ora cosa ci faceva qui?» chiesi ancora sospettosa.
«Volevo farti ingelosire. Volevo farti sentire come mi sono sentito quando sei salita sulla moto con Zayn Il mio cuore aveva smesso di battere. Ti amo da impazzire.»
«Ti amo. Ti amo. Ti amo.»
«Siamo due matti gelosi» disse.
«Due matti gelosi innamorati» risposi.
Siamo due disastri, due matti. E si dice che 'due matti non fanno uno sano, ma non ci interessa perché noi ci amiamo.

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Eravamo tutti a casa nostra decidendo dove saremmo andati a ballare questa sera.
Dopo quaranta minuti di chiacchiere scelsero il green un locale molto famoso da queste parti.
Non avendo niente di bello da mettermi, e di chiamare la personal shopper non mi sembrava il caso, Jen si offrì di prestarmi un vestito dei suoi.
Alla fine mi costrinse a mettermi un vestito corto e attillato, uno di quelli che si può etichettare come vietato a i minori di quattordici anni. I tacchi erano assurdi, sembravano dei trampoli, uguali a quelli di Cara la prima sera che l'avevo vista.
Sarei cascata sicuramente. Dopo aver fatto un'ora di prova, avanti e dietro con quei trampoli, me la cavavo egregiamente, forse non sarei cascata.
Ci incontrammo direttamente al locale, non vedevo l'ora di vedere il mio ragazzo, amavo dire mio davanti alla parola ragazzo, mi faceva sembrare tutto più reale.
«Vedrai che quando Justin ti vedrà rimarrà senza parole» mi disse Jen
«Ma no. Non rimarrà senza parole» risi
«Sì invece» si intromise Cara «sei una gran figa.»
Scoppiammo a ridere. Inutile dire che avevano ragione quando Justin mi vide rimase senza parole, poi mi chiese di cambiarmi, ma vedendo che non l'avrei fatto si rassegnò.
Appena vedeva un solo ragazzo che si girava nella mia direzione, lo guardava malissimo, mi faceva quasi paura.
«Amore smettila di spaventare la gente.»
«Se non ti fossi messa, questo mini vestisto, non avrei dovuto farlo» sbuffò
«Non tutti vogliono fare cose sconce con me»
«Io non voglio fare cose sconce con te» mi guardò dritto negli occhi e poi continuò «io voglio fare l'amore con te» disse con la voce roca.
Quella sera non ballammo, tornammo a casa e facemmo l'amore.
Mi baciò ovunque lentamente, sentivo il suo respiro accelerarsi e a sua volta, le sue mani su di me. Mi spogliava senza fretta, mi sorrideva, sentivo il suo cuore accelerarsi, il respiro farsi più corto, mi baciava il collo, le labbra.
«Ti amo» mi disse, con la voce roca, affaticata.
«Ti amo anch'io» risposi.
Quella notte, diventammo una cosa sola.

L'amore è quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora