capitolo quattro

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"A volte non si può tornare indietro, a volte sono cambiate troppe cose."

[Cena]

Sembravo bellissima e sofisticata. Una di quelle persone di classe, il vestito che mi aveva trovato Elena, la nostra personal shopper, era straordinario.
Justin appena mi vide, si complimentò, niente battutine stupide. Niente di niente, non sembrava quasi lui.
Avevo una tesi nei suoi confronti, secondo me soffriva di un disturbo bipolare, un giorno all'altro gli avrei fatto fare un test.
Eravamo in macchina da circa un'ora,ma dove dovevamo andare a mangiare? dall'altra parte del mondo? sbuffai.
Betthy era ansiosa, voleva rivedere James.
Lei lo chiamava papà io James.
Lei gli voleva bene io l'odiavo.
Lei aveva bisogno di un padre io no.
Arrivati al ristorante, il cameriere ci portò al nostro tavolo, gia seduto c'era James.
Non era cambiato per niente nell'aspetto.
Si alzò e abbracciò forte Betthy che iniziò a piangere.
Poi lei gli chiese una cosa che non mi sarei mai aspettata «papa' mi prometti che questa volta non ci lasci?»
Lei piangeva ,lui la guardava, l'abbracciò ancora più forte e poi gli disse «te lo prometto, piccola.»
Sembrava quasi che gli volesse bene ma di James non ci si poteva mai fidare.
Poi si girò verso di me cercando di abbracciarmi ma mi scansai alla svelta.
Lo salutai con un semplice cenno della mano ed un «hey James.»
«Chiamami papà» mi disse come se fosse una cosa normale.
«Preferisco James.»
Lui sospirò e si girò a salutare Justin.
Ancora non avevo capito il ruolo di Justin in tutta questa strana situazione.
Finalmente quando James parlò, capii chi mi trovavo vicino.
Justin era il mio quasi fratellastro. Dico quasi perché non è figlio di James ma di Hanna e il suo ex marito, ma vuole bene a James come un padre e lui ne vuole a Justin.
Sembravono una stupida famiglia felice nella quale io mi trovavo fuori luogo, come un uccello che non sa volare insieme a gli altri uccelli.
Magari appena compiuti i diciotto anni, se Betthy si trovava bene, sarei potuta andare via.
Alla ricerca di un posto nel quale potessi finalmente sentirmi a casa.
«Ehy Sel, mi hai capito?»
A parlare fu James. Ero così sovrapensiero, che non avevo neanche ascoltato cosa avessero detto.
«Scusami ero sovrapensiero, cosa hai detto?»
«Che domani inizierai la scuola, alla ghi high school, Justin anche va lì. Potreste andare insieme domani mattina.»
Guardai Justin che stranamente era pensieroso. Speravo in un sorriso o una parola di conforto del tipo
«tranquilla ci sono io con te»
ma niente.
«Okay» mi costrinsi a dire.
La cena continuò in modo tranquillo, Betthy e James cercavono di recuperare il tempo perduto.
Io me ne stavo per conto mio, qualche volta sorridevo o annuivo, tanto per non parere un sagoma imbalsamata.
Justin chiacchierava del più e del meno, soprattutto di football, a quanto pare era il capitano della squadra di football della ghi high school, anche se a me poco interessava.
Quando la cena finii, andammo a casa, non vedevo l'ora di trovarmi da sola nella mia camera, solo allora potevo sentirmi realmente sollevata.
Dopo aver salutato tutti e dato la buonanotte salì nella mia camera.
Domani probabilmente sarebbe stato un nuovo inizio.
Non ero spaventata, mi sentivo, in un modo che non sapevo come definirlo, forse strana ma non ero sicura.
Justin era il mio quasi fratellastro. Non facevo che pensarci.
Perché non me lo aveva detto dall'inizio? Che senso aveva non dirmelo, se poi lo avrei scoperto lo stesso?
Decisi di andare a dormire, misi la sveglia alle sei del mattino, chiusi gli occhi ed in meno di qualche minuto caddi nelle braccia di morfeo.

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