Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena.
- Lil Wayne[Los Angeles]
Eravamo arrivate.
James aveva la sua casetta così come la definiva lui, a Beverly Hills a pochissimi chilometri da Los Angeles nel sud della California.
Ora, casetta è un modo di dire, visto che aveva una mega villa con piscina e un giardino enorme.
A vederla mi veniva da vomitare. Noi stavamo nella merda mentre lui stava nella sua casetta.
Ogni cosa che vedevo mi faceva salire ancora di più il vomito.
Edward l'autista di James, mi aveva avvisato del fatto che James sarebbe tornato domani e che sua moglie Hanna era partita per una settimana per un centro benessere a Parigi.
Hanna mi faceva pensare a una bionda senza cervello, che pensava solo a se stessa e a come spendere i soldi di James, ma forse e ripeto forse, mi sbagliavo.
Clare la cameriera, ci aveva fatto vedere tutta la casa, Betthy era al settimo cielo, diceva che si sentiva una principessa in questa casa.
Amavo vederla sorridere.
E se per vederla sorridere dovevo rimanere in questa casa ci sarei rimasta. Costi quel che costi.
Dopo aver messo Betthy a letto, decisi di andare anche io a dormire.
Dopo una mezz'ora buona in cui non riuscivo a prendere sonno, sentii dei rumori.
In casa c'era qualcuno.
Panico. Forse erano dei ladri? In fin dei conti James era ricco.
Non mi importava se gli derubavano la casa.
Erano problemi suoi. Come sono stati problemi nostri quando ci aveva lasciato.
Sembravo egoista, ma non era così, doveva solo soffrire almeno la metà di quanto avessimo sofferto noi e mi sarebbe bastato. Giuro.
Dopo neanche due minuti, le voci iniziavono ad essere più forti, e i sensi di colpa anche.
Così presi la prima cosa che trovai:una scarpa e uscii.
Sicuramente la mia scarpa non era una arma molto pericolosa. Ma era meglio di niente.
Camminai in punta di piedi, fin quando non vidi un ragazzo.
Presi la mira e gliela tirai addosso.
Lo senti strillare e poi imprecare presi il telefono e urlai «fermo o chiamo la polizia.»
Mi guardò come se fossi matta. Poi prese a parlare «sono dentro casa mia non sto commettendo nessun reato.»
Stavo per risponde quando sentii Betthy chiamarmi.
Mi girai verso di lui, e con uno sguardo che non ametteva repliche dissi «aspetta qui, non abbiamo finito.»
Corsi di sopra da Betthy.
«Che c'è amore?» chiesi cominciando ad accarezzargli il viso e poi i capelli, era l'unica cosa che riusciva a calmarla.
«Ho fatto un' incubo e quando mi sono svegliata ho sentito strillare e ho avuto paura.»
Iniziò a piangere. Ormai era da qualche mese che non faceva gli incubi, erano iniziati da quando la mamma è morta e qualche mese fa, pensavo finalmente di essercene liberate, ma mi sbagliavo.
Sembrava così piccola e indifesa. Era la mia piccola e per lei avrei fatto di tutto.
«Amore non è successo niente, stai tranquilla. Ora chiudi gli occhi e dormi. Non vorrai mica diventare una brutta principessa?»
Iniziò a ridere e poi parlò «no sono troppo bella per correre il rischio.»
E rinizio' a ridere. Era davvero bella con quei suoi capelli biondi mossi, quegli occhi verdi e quel sorriso da furbetta.
Le diedi un bacio sulla fronte e chiusi la porta.
Appena mi girai vidi che il ragazzo di prima era lì.
«Non ti avevo detto di aspettarmi giù?» dissi acida.
«Si è vero me l'ho hai detto.» rispose in modo neutro.
«E quindi perché non l'hai fatto?»
«Non mi andava semplice» sogghino' con quella sua aria da menefreghista.
«Sei irritante. Comunque cosa ci fai qui?»
Non riuscivo a capire cosa volesse, non poteva solo andarsene?
«Te l'ho già detto è casa mia» sbuffo' come se fosse stufo di ripetermelo.
«Questa è casa di James.»
«Lo so.»
Iniziavo a non sopportarlo piu. Magari era un cameriere o qualcuno che svolgesse qualche manzione dentro questa casa.
«Sei un cameriere? O qualcuno che lavora in questa casa?»
«Tesoro ti sembro un cameriere?»
Lo guardai per la prima volta, o meglio lo scrutai nei minimi dettagli.
Era un bel ragazzo, dovetti ammettere a me stessa, aveva i gli occhi color nocciola i capelli sul biondo e delle labbra carnose che sembravono fatte apposta per baciare.
Dovevo essere andata fuori di cervello, delle labbra fatte apposta ber baciare? ma come mi era venuto in mente?
L'individuo qui davanti sembrava tutto tranne che un cameriere, era vestito elegante e il suo iphone sei che fuori usciva dalla tasca dei jeans mi fece capire che avevo ragione.
«Mmm no, per niente. Allora chi sei?»
«Una persona?» mi guardò divertito.
Lui era divertito e io ero stufa, non lo sopportavo più.
«Sei insopportabile.." Non finii di parlare a causa di un'altra voce femmine e che non apparteneva sicuramente a l'individuo davanti a me.
Mi girai e notai una ragazza bionda, con un vestito molto corto, più simile a una maglietta e con dei tacchi altissimi, al posto suo io sarei sembrata più a un elefante sui i trampoli, con tutta l'eleganza che un elegante possa avere.
«Justin chi è questa?» mi squadro' dal capo ai piedi.
Questa? Ma come si permetteva?
«Ti ho detto di rimanere in camera.» rispose con tono autoritario.
La biondina antipatica annuì chiese scusa e andò in camera, ma non prima di squadrarmi per la seconda volta.
Mi girai verso di lui.
«Allora ti chiami Justin e non sei un cameriere. Quindi chi sei? Un'amico di James?" provai.
«No.»
«Vuoi dirmi chi sei o no?»
Mi ero rotta di questo gioco, bastava che mi dicesse chi era e ognuno per la propria strada.
«Forse.»
Sbuffai facendolo divertire a quanto pare visto che iniziò a ridere.
«Senti Justin, fai quello che ti pare non mi interessa, io vado a dormire.»
Mi inncamminai verso la mia camera, e quando aprii la porta sentì Justin dire «buonanotte Selena.»
Mi girai ma era già sparito. Chi era? E come faceva a sapere il mio nome?
Forse era il figlio di un amica della moglie di James.
Di una cosa ero sicura James e Hanna non avevano figli.
Allora lui chi era?

STAI LEGGENDO
L'amore è qua
Fiksi Penggemar[Storia completa, in revisione.] «Tu sei il mio ikagi.» disse tutto a d'un fiato. «Cos'è un ikigai?» chiesi «Ikigai è una parola giapponese. E' il motivo che ci fa alzare la mattina, lo scopo della nostra esistenza. Tu sei il mio ikigai, Selena.»