capitolo uno

1.5K 61 4
                                    

"Ci aggrappiamo al dolore perché è ciò che ci è rimasto. Ma non dobbiamo: possiamo scegliere."

[ James?]

Sono tre ore che ho il cellulare in mano, compongo ed ricompongo il numero, ma non ho la forza di chiamare.
Come fai a parlare con una persona che non vedi e non senti da sei anni?
Una persona che ti ha abbandonato che ha lasciato te, tua sorella e tua madre piene di debiti e senza un soldo?
Però so che lo devo fare, non per me ma per mia sorella.
Betthy è una bambina così bella, così dolce, così buona ma soprattuto così forte.
Ha bisogno di vivere una vita all'altezza dei sogni che ha.
Mi sentivo pronta,così chiamai. Dopo due squilli rispose «James Gomez proprietario degli hotel Gomez.»
Proprietario? cosa? Mentre noi morivamo di fame e pagavamo i suoi debiti, lui era diventato ricco? Ero senza parole. Non sapevo cosa dire.
«Pronto, chi è?» continuò lui.
Avevo una voglia matta di attacare. Ma non potevo, Betthy ne aveva bisogno.
«Sua figlia»
Silenzio. Uno di quei silenzi, imbarazzanti che succedono spesso nei film, quando succede qualcosa di brutto.
Dopo due minuti, mentre stavo per attacare parlò «Selena sei tu?»
Si sentiva che era agitato, ci aveva lasciato sole, e a quest'ora forse la mamma non sarebbe neanche morta se lui fosse rimasto con noi, se fosse stato diverso tutto questo, forse, sarebbe andato diversamente.
«Si»risposi secca.
«Come stai?»mi chiese. Sembrava dispiaciuto ma ormai era troppo tardi. Lo odiavo. L'odiavo veramente, quello che ci hai fatto è imperdonabile. Mi faceva schifo, non si poteva certo definire un'uomo. Ma ahimè, avevo bisogno di lui. Betthy aveva bisogno di lui.
«Hai davvero il coraggio di chiedermi come sto?»
«Selena non è come sembra, posso spiegare..»
Non lo feci finire di parlare perché non ne valeva la pena, lui ci ha abbandonato e in questo non c'èra niente da spiegare.
«No che non puoi spiegare, James. Hai dei doveri nei confronti di Betthy. Merita una vita migliore di quella che gli possa offrire io. Quel che guadagno non è abbastanza, per pagare tutto e dargli tutto quello che dovrebbe avere.»
«Vostra madre? non lavora? non pensa a voi?»
Sembrava sconvolto, come se mia madre fosse l'irresponsabile e non lui, che ci aveva abbandonate.
«Al contrario tuo, lei è l'unica che ha pensato a noi. E sono sicura che lo fa anche ora da lassù.»
Mia madre, quanto mi mancava. Sentì una lacrima scendermi per le guance. Non potevo farmi sentire debole. No, non potevo.
« Co-cosa è morta?» balbettò.
«Si, un'anno fà» risposi con rabbia.
«Mi dispiace. Non ne sapevo niente. Con chi vivete?» chiese con un tono di voce preoccupato.
Con chi dovremmo vivere, secondo lui? Eravamo sole e lo sapeva benissimo.
«Secondo te? Sicuramente no, con nostro padre» risi, ma non una risata felice, una di quelle tristi e brutte.
«Vivete da sole?»
Allora non è tanto stupido come vuole far sembrare.
«Si.»
«I soldi chi vi li da?»
I soldi chi vi li da? Ma che domanda era?
«Ho due lavori.»
«Ma-ma..» non lo feci finire di parlare.
«Ma niente, James, Betthy ha bisogno di una vita stabile e anche di un padre. Cose che io non posso dargli» andai dritta al punto, mi ero già stufata di parlare con lui.
«Verrete a vivere con noi, non ero al corrente della morte di vostra madre, sennò a quest'ora stareste già con me, sia chiaro. Domani mattina manderò Edward a prendervi, portate tutto quello che vi serve, la California non è a due passi. Io domani ho una riunione a New york, quindi non ci sarò. Ora devo andare, il consiglio mi sta aspettando. Ci vediamo domani, sono felice di averti sentita. Che tu ci creda o no, mi sei mancata.»
Non feci in tempo a dire una parola che James aveva già attacato. Come se potessi dire qualcosa. Non sapevo cosa dire, l'avevo chiamato io, in fondo.
Betthy aveva bisogno di un padre cosa che io non potevo dargli.

L'amore è quaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora