POV'S KARPER
L'oscurità della notte è penetrante, ma una luna piena illumina il parco con una luce spettrale. Ogni ombra sembra muoversi e ogni suono è amplificato dal silenzio inquietante. Cammino tra gli alberi con un senso di crescente angoscia, il cuore che batte furiosamente nel petto. Il parco, di solito un luogo di pace, ora sembra un labirinto minaccioso.
Attraverso l'erba alta, vedo la casetta dei giochi in lontananza. Qualcosa mi spinge a dirigermi lì, un'attrazione irresistibile e terrorizzante allo stesso tempo. Man mano che mi avvicino, una sensazione di freddo si insinua nelle mie ossa, come se qualcosa di terribile mi stesse aspettando.
Arrivo alla casetta e vedo una figura distesa all'interno, appena visibile nella penombra. La luce della luna filtra attraverso le finestre, illuminando una scena che mi fa fermare il respiro. Mi avvicino con passi pesanti e il cuore in gola. Lì, sul pavimento della casetta, c'è un corpo immobile.
La mia vista si offusca per un momento, ma poi metto a fuoco. Il corpo è abbandonato in una posa innaturale, i capelli sparsi intorno come una macabra aureola. Il sangue scorre da una ferita sul fianco, formando una pozza scura sul pavimento di legno. Le mani sono fredde e rigide quando le prendo tra le mie, e il viso è pallido e sereno, ma privo di vita.
Le lacrime mi offuscano la vista mentre cado in ginocchio accanto a lei, un urlo muto che si forma nella mia gola. Chiamo il suo nome, sperando disperatamente che risponda, ma c'è solo silenzio.
Mi alzo velocemente con gocce di sudore che scendono dalla fronte. Mi tolgo velocemente la maglietta che avevo addosso perché sto morendo di caldo. Con la stessa maglietta mi asciugo la fronte, ma rimango attratta dal suo odore. Mi sembra di annusare un odore che conosco molto bene.
Mi soffermo a guardarmi intorno, rimanendo scioccata: mi trovo in una camera tutta nera, se non fosse per qualche muro bianco.
Mi guardo in giro, ma non trovo nulla di particolare che mi faccia capire dove mi trovo.Decido di alzarmi dal letto e frugare nell'armadio, soprattutto per trovare qualcosa da mettere essendo che sono con un reggiseno e delle mutande.
Apro l'armadio e ci trovo vestiti praticamente tutti neri.
Trovo una camicia e decido di mettermela anche se mi sta 20 volte più grande.Frugo nei cassetti e tra i calzini ci trovo una foto di una donna e Gevon. Mi guardo un'ultima volta in giro per rendermi conto che mi trovo proprio in camera sua.
Rimetto la foto al suo posto, chiudo l'armadio e mi tolgo la camicia, gettandola via. Non voglio niente di Gevon.
Trovo dei vestiti a terra, sporchi di sangue, e mi torna tutto in mente, soprattutto guardando le mie braccia. Decido di andare in bagno e sciacquarmi il viso. Devo stare calma prima che mi parta un attacco d'ansia.
Mi guardo più volte allo specchio con la voce di Gevon che mi risuona nella testa: "È tutta colpa tua se Nora è morta, è tutta colpa mia."
Schiaccio subito quella voce dalla testa, prendo un accappatoio, anche se sicuramente pure quello sarà di Gevon.
Faccio per uscire dalla stanza, ma mi arriva la porta in faccia. Dietreggio fino a sedermi sul letto, osservando una ragazza bionda con occhi azzurri che stava chiamando Gevon."Ops, tu non sei Gevon," risponde lei, chiudendo la porta alle sue spalle per poi fermarsi. "Sai dirmi dove è mio fratello?" chiede, fissandomi male.
Io la fisso dalla testa ai piedi, capendo che lei è la sorella di Gevon. "Non so dove sia tuo fratello e nemmeno mi interessa, anzi, non so nemmeno perché io sia qui," rispondo, oltrepassandola ed uscendo. Ma vengo bloccata da lei che mi prende dal polso e osserva i miei tagli. "Ti tagli?" chiede lei dubbiosa facendomi rivivere un ricordo simile che ho vissuto con Harry.
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AMORE MAFIOSO Pallottole di dolore
RomanceGevon e Karper sono due personaggi intrappolati in un intricato gioco di potere e violenza. Gevon, un mafioso russo senza cuore, rapisce Karper in un impeto di gelosia e desiderio di controllo. Inizia a renderle la vita impossibile, torturandola fis...