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POV'S Karper
Mi ritrovo nel labirinto dei miei pensieri, cercando di dare un senso alla situazione. Gevon ha ucciso quell'uomo, e sebbene all'inizio sembrasse un gesto di violenza diretto contro di me, ora mi chiedo se dietro ci sia qualcosa di più profondo. Tuttavia, mi rendo conto che sto forse solo cercando di trovare un senso in un gesto così brutale. È impossibile che Gevon lo abbia fatto per gelosia; un uomo come lui, un vero mostro senza cuore, non può provare sentimenti del genere. Eppure, non riesco a non sentirmi colpevole, come se tutto fosse per colpa mia.Ero convinta che Gevon avrebbe fatto del male a me, non a quell'uomo innocente che nulla aveva a che fare con la nostra situazione. Ma Gevon ha scelto di fare qualcosa di ancor più disumano: ha colpito un'altra persona, facendomi sentire responsabile per le sue azioni. È come se avesse capito che ferirmi non è sufficiente, ma deve infliggere dolore a chiunque si trovi intorno a me. Di solito non mi preoccupo dei miei atti, agisco secondo le mie convinzioni senza rimpianti. Ma questa volta è diverso. Quell'uomo che Gevon ha colpito non ha fatto nulla per meritare quel destino. È la prima volta che mi ritrovo a confrontarmi con il senso di colpa, una sensazione aliena per me. Abitualmente, se prendo una decisione, c'è sempre una ragione dietro, qualcuno che ha meritato ciò che gli è successo.

A distrarmi dai miei pensieri, Givon entra e mi porta dei vestiti comodi. "Andiamo a fare una passeggiata, ti va?" chiede con un sorriso."Dove mi porti, Givon?" chiedo ridendo.

"Andiamo a fare una passeggiata," insiste lui.

"E Gevon?" domando. "Te lo lascia fare?"

"Non devo dirgli sempre tutto," risponde lui sorridendo, consegnandomi i vestiti.

Decido di accettare; forse un po' d'aria fresca mi farà bene.

Mi vesto velocemente e lascio i miei lunghi capelli neri sciolti.

Uscendo dalla stanza, trovo Givon sul divano intento a mandare dei messaggi e una certa Ganet, sperando che non se ne accorga

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Uscendo dalla stanza, trovo Givon sul divano intento a mandare dei messaggi e una certa Ganet, sperando che non se ne accorga. Inizio a sbirciare.

"Givon, di certo parlando con una ragazza dei tuoi calzini non riuscirai a rimorchiare," lo prendo in giro.

"Di cosa stai parlando?" chiede lui, sorridendo.

"Di quella Ganet," rispondo io. "Hai frainteso tutto, andiamo!"

In macchina, mi accorgo in particolare di una cosa. "Ma noi non dovevamo camminare?""Chi ha voglia?" risponde lui.

"Dai, non fare il pigro, Givon," lo sollecito tirandogli un piccolo pugno amichevole sul braccio.

Lungo il tragitto, canto a squarciagola tutte le note di Ultimo, secondo me un cantante veramente significativo e le sue parole sanno fare il loro effetto.

Ci fermiamo davanti a una casa e io guardo Givon senza capire. "Cosa ci facciamo qui?"

"Tu scendi," mi incita lui.

AMORE MAFIOSO Pallottole di doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora