Capitolo 1 - la giornata tipo di Nyx

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8 anni dopo

"Cazzo è già tardissimo" impreco quando Without me di Eminem mi sveglia con 30 minuti di ritardo.

Mi alzo di corsa e mi metto la maglietta XXL degli AC CD, i miei inseparabili cargo e le mie Converse nere piene di scritte e perline.

"Nyx scendi, sei in ritardo a scuola" urla Theodore ,mio fratello, dalla cucina.
"Merda, non me lo ricordare" Dico entrando in cucina e afferrando un biscotto al volo.
"Nyx evita di mettere una parolaccia in ogni frase, è maleducato" Esclama.
A quel paese lui è i suoi modi pacati!

"Io faccio quello che cazzo mi pare" Afferro lo zaino ed esco di casa senza salutare.

Mi dirigo verso la fermata dell'autobus che devo prendere e intanto mi mordicchio l'unghia dell'indice ricoperta di smalto nero.
Cavolo oggi sarà un altro giorno.

Mentre aspetto l'autobus controllo i messaggi: uno è di theodore che mi chiede se ho fatto i compiti e l'altro è di Valency, la mia migliore amica nonché unica che mi ha scritto se stasera vado da lei.
Digito un "certo" e lascio in sospeso il messaggio di theo. Menomale che riesco ad entrare a scuola in orario.

Dopo le prime due ore passate a fare disegnini sul quaderno, durante l'intervallo mi dirigo dalle macchinette per prendere uno snack.
Merda dovevo fare colazione.
Mica posso permettermi una merendina al giorno.

"Ecco la mia preferita" Esclama una voce alle mie spalle.

No.
Non è il momento Eloise.

"Eloise non cominciare" Dico senza nemmeno guardarla.
Respira, è solo una cazzo di bulla.
Solo. Una. Bulla.

Continuo ad avanzare verso le macchinette ma lei mi cammina accanto con un ghigno sulla faccia.

"Dai Nyx parliamo un po'... dimmi... perché ti vesti sempre di nero?" Mi chiede con malizia circondandomi le spalle con un braccio come se fossimo grandi amiche.
"Mi preparo per il tuo funerale, troia" Dico io.
"Ci facciamo aggressive oggi, che dici Nyx?"
"Sparisci" Esclamo sul punto di esplodere.

Non posso.
Non posso.
Non posso.

Ma lo faccio comunque: mi dimeno e tiro un pugno sul suo bel faccino. Lei si allontana e si mette una mano sul viso.
"Ma sei pazza?! Cosa ti è saltato in mente" Urla attirando l'attenzione di alcuni ragazzi lì intorno.
Ma sorride.

"Te lo sei meritato" Dico prendendo il pacchetto di patatine dalla macchinetta con nochalance.
"Ah si? E cosa ti avrei fatto?" Ora sembra incazzata.

"Mi rompi il cazzo ogni santissimo giorno!" Dico.
Ma davvero non lo capisce?

"Ma tu non hai idea di quello che ti farei se continuassi." Dice come se avesse in mente tutte le torture possibili da farmi.

"A fare cosa!?" esclamo.
Quasi mi vola il pacchetto dalla mano.

Ma lei è...scomparsa.
Nel nulla.

Non ho visto che se ne andasse.
Com'è possibile?

A questo punto mi riavvio verso la mia classe stranita.
Passano le ore e le lezioni di oggi finiscono.
Suona l'ultima campanella ed esco dall'istituto.

Sto per indossare le cuffie quando un professore che non conosco mi chiama e dice che devo andare nell'ufficio del preside. Mi siedo in sala d'attesa e dopo pochi minuti una segretaria mi chiama dall'ufficio "Nyx Anderson".
Entro.

"Buongiorno" Dico.
"Accomodati" Dice il preside indicandomi la sedia accanto a me.
"Nyx Anderson, se lei continua con questo comportamento saremo costretti ad espellerla da questo istituto" Dice.
Annuisco impassibile.
"Mi è stato anche riferito che hai aggredito una studentessa del tuo stesso anno" Continua il preside.
Annuisco di nuovo.
"Posso andare?" Oso.
"Si, vada via" Dice ormai stufo.
Almeno lui ha capito che rimproverarmi non serve ad un cazzo.

Esco e mi incammino definitivamente verso casa.
Quando entro in casa un profumo di cioccolato mi invade le narici.

"Buongiorno Nyx!" Esclama Theodore.
"Ciao Theo" Dico io.
"Ti ho preparato una torta al cioccolato" Esclama sorridendo. Anche se è più piccolo è sorprendente bravo a cucinare.
"Grazie, spero non ti dispiaccia se l'assaggio più tardi...Ora vado in camera mia" Dico.
"A studiare?" Chiede scettico.
"No" Dico sorridendo.
"Lo sapevo" Risponde lui ricambiando il sorriso.

Lui mi capisce, capisce come ci si senta.
Prima eravamo molto più legati ma ora, ora qualcosa dentro di noi si è spezzato.

Entro in camera chiudendo la porta alle mie spalle.
Mi sdraio sul letto e guardo i poster e i disegni che ho attaccato vicino alla libreria.
In particolare una foto. La foto.

L'ultima foto che ho scattato con mio padre.

Distolgo gli occhi da quel ricordo. Mi alzo dal letto e mi siedo alla scrivania.
Sono le 15:30.
Devo andare da papà.
Esco dalla stanza e mi infilo le scarpe.
"Theo vado da papà" Dico afferrando il telefono.
"Okay" Risponde inespressivo.

Esco di casa.
Quando sente nominare papà si rabbuia sempre.
Eppure quando c'è stato l'incidente aveva solo quattro anni.

Mi dirigo verso l'ospedale.
Da quando ho dieci anni quasi ogni fottutissimo giorno vado a trovare papà.
Ho sentito dire che se continuo a parlare con lui c'è più probabilità che si svegli.
Ormai però ci ho perso le speranze.

Entro dentro l'edificio.
Molti dottori e infermieri mi salutano: sanno che vengo tutti giorni.

Ogni tanto mi rivolgono qualche sguardo compassionevole.
Odio quando lo fanno.

Arrivo nella stanza di papà.
Lui è sdraiato e addormentato come sempre.
"Ciao papà..." mormoro "sai oggi ho picchiato quella troia di eloise ...se lo è meritato.."gli racconto.
"E...Theodore mi ha fatto una torta al cioccolato.."mormoro.

Scoppio a piangere.

"Sei debole"
"Sei inutile"
"Sei troppo"

Le voci rimbombano nella mia testa.
Succede ogni volta che lo vedo.
Le voci arrivano e io divento di nuovo la bambina di quel giorno.

E non mi piace per niente.

Abyss-my emo girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora