capitolo 4 - il polizziotto stronzo

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Mi sveglio e mi accorgo che sono dentro una cella grigia.
Noto solo un lettino con un cuscino.

Come ci sono finita?
Perché ci sono finita?
Quando ci sono finita?

Un affascinante poliziotto mi osserva da fuori.
Posso immaginare i muscoli che si nascondono nella divisa.

Mi osserva come se avessi appena compiuto un crimine e molto probabilmente è così.
Mi alzo dolorante tenendomi da una sbarra.

Mi lecco il labbro e sfoggio la mia arma migliore.

"Senti sbirro, mi diresti come sono finita qui?... sai non ricordo nulla..." Dico io con voce provocatoria.

"Senti ragazzina hai già fatto abbastanza casini per oggi... ti consiglio di stare zitta e pensare al macello che hai fatto stanotte" Risponde il poliziotto.

Ragazzina?
Avrà minimo venticinque anni e mi chiama... ragazzina?
Ora gli faccio il culo.

"Senti sbirro tu non mi chiami ragazzina... se avessi voluto avrei potuto sbatterti la faccia contro queste sbarre..." Dico molto seriamente.
"E sappi che non sto scherzando" continuo mettendo in scena un sorriso sadico.

Il poliziotto mi guarda con una faccia sconcertata mentre io mi volto e mi sdraio sul lettino tornando a guardarlo con faccia maliziosa.

" con me non funzionano le tattiche seducenti "mette in chiaro il poliziotto.

A si?
Voglio vedere.

"Puttana" bisbiglia abbastanza forte da farsi sentire.
"Scusa potresti ripetere?"gli chiedo dolcemente.

"Ho detto puttana, perché è quello che sei."

"Puttana, eh?"Dico assaporando le parole.
È tremendamente odioso questo sbirro.

Il poliziotto si avvicina alle sbarre e mi prende il viso con una mano.
"Adesso sei tu che cerchi di sedurmi vero?" Dico.
Mi sto eccitando.
"Esatto" dice.
Osservo le sue labbra carnose muoversi lentamente.

C'è l'ho in pugno.

Ridacchio e mi dimeno.
In questi secondi di tempo gli Afferro la nuca allungando in braccio attraverso le sbarre fredde e gli sbatto la testa contro una sbarra.

Lo mollo e lo faccio accasciare per terra svenuto.
Penso di avergli rotto il naso. ma non ci faccio caso mentre mi tasto le tasche sperando che non abbiano preso la forcina per capelli.

La prendo con sollievo e comincio ad aprire il lucchetto delle cella.
Che cella scadente penso quando lo apro senza difficoltà.

Esco e mi dirigo silenziosamente verso il corridoio principale.

Un agente sta Russando su una sedia mentre dovrebbe sorvegliare le celle.

Bel lavoro sbirro.
Complimenti.

Lo ricompenso con un pugno sul naso per evitare brutte sorprese.
Lui si alza dolorante e lo meno forte.

Dopo due secondi è steso a terra.

Afferro le mie cose ed esco.

Theo e mamma saranno già tornati a casa.
Chissà quanto ho dormito in quella cella.

Accendo il telefono e mi accorgo che sono le 5.30 del mattino.

Cazzo, meno male che è domenica.

Vado a casa Come se non fossi appena evasa da una cella e non fossero la cinque di mattina e non avessi steso due poliziotti.

Abyss-my emo girlDove le storie prendono vita. Scoprilo ora