Princesses Don't Cry

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No, I'm fine, I'm lying on the floor again
Cracked door, I always want to let you in
Even after all of the s**t, I'm resilient
'Cause a princess doesn't cry

Amadora è carina: nessuno ti insegue con delle telecamere e la gente non si fa problemi a chiederti se può sedersi accanto a te.

Sono arrivata solo da tre giorni, ma ho capito subito che sarà tutto diverso. Però mi sta bene: era proprio questo quello che cercavo, un cambiamento radicale, un allontanamento dalla corona, un taglio netto con Fravenia.

Chissà cosa sta pensando ora mia madre, a palazzo, mentre rimugina sulle parole che le ho lasciato sul biglietto in camera mia. La tiara è rimasta lì, come una conferma del fatto che non tornerò. Ana von Habsburg non tornerà a essere una principessa. Ha abbandonato quella vita.

Apro gli scuri dell'alta finestra della stanza che mio cugino Dragan mi ha gentilmente concesso di occupare e mi affaccio. Il suo appartamento dà sulla città e i ragazzini giocano a pallone nella grande piazza a due passi da casa nostra. Il panorama è stupendo, soprattutto al tramonto, che si vede dalla finestra della mia camera. Per l'alba devo andare in salotto, ma mi sono ripromessa di farlo raramente per non svegliare mio cugino.

Mi allontano dal vetro e mi dirigo verso la cucina dopo aver sentito l'allegro canticchiare di Dragan von Habsburg provenire dalla zona giorno. Lo vedo ai fornelli, intento a rigirare qualcosa sulla piastra con l'ausilio di una spatola. Sta cuocendo le crepes: lo capisco dal profumo che sprigiona l'impasto.

"Buongiorno" lo saluto sedendomi all'isola di marmo.

"Buongiorno principessa"

"Non avevamo detto di non chiamarmi così? Potrei decidere di chiamarti principe ereditario" lo minaccio mettendomi in bocca un biscotto che Giovanna, la domestica, ha cucinato per noi.

"Io ho abdicato: non sono il principe ereditario di un bel niente"

"E io ho tagliato i ponti con la famiglia reale: siamo sulla stessa barca, Drag" un altro boccone che mi scende per la gola.

"Va bene, va bene...mi arrendo, Sua Altezza" ride e alza le mani in alto sollevando anche la spatola con cui sta facendo le crepes. "Abbiamo impegni per oggi?" mi chiede leccandosi il dito dopo averlo immerso nella ciotola dell'impasto. "Forse dovrei aggiungere un po' di zucchero..." prende il barattolo e ne mette una punta.

"Dobbiamo andare alla scuola privata che tu hai voluto che io frequentassi e presentare le carte per finalizzare l'iscrizione. Te ne eri dimenticato? Era una delle tue condizioni per tenermi qui."

"Certo che mi ricordavo, stavo solo controllando che la tua memoria da principessa funzionasse ancora a dovere. Complimenti a proposito: hai superato il test!" Prende una crepes con la spatola e me la mette sul piatto. "Andremo lì per le undici, va bene? Prima devo fare una conferenza: un'università ha richiesto un mio intervento come esperto di storia dell'architettura. Per me è essenziale fare questo discorso Ana: potrebbe segnare una svolta nella mia carriera da architetto." Lo dice come se non fosse già uno dei più conosciuti d'Europa nel suo campo.

"Tranquillo, stamani avevo intenzione di uscire"

"Dove vuoi andare? Magari è un posto in cui voglio portarti io"

"Solo in spiaggia" mi alzo e faccio per andare in camera mia.

"Sei ossessionata dal mare, Ana"

"A Fravenia non c'era"

"Questo non giustifica il fatto che tu ci vada tutti i giorni" ormai non lo sto nemmeno più ascoltando. Indosso un paio di jeans, una maglietta e un maglione di maglia che mi è stato regalato al mio compleanno della figlia di un barone con cui andavo d'accordo alle scuole medie. Metto nella borsa di tela il cellulare, il portafoglio, una coperta, un libro e la tessera dell'autobus che ho fatto recapitare a Dragan ancora prima di essere arrivata in Portogallo.

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