Feeling good

13 2 9
                                    

It's a new dawn, it's a new day, it's a new life
For me
And I'm feeling good

Apro le imposte con il sorriso. Ho addosso il mio vestito preferito: bianco con le spalle scoperte e una cintura di Valentino che mi delinea i fianchi.

"Sei di buon umore?" mi chiede Dragan quando entro in cucina.

"Sì" addento il panino che mi ha lasciato a tavola e prendo il mio zaino dalla sedia sulla quale l'ho abbandonato la sera precedente.

"Dove credi di andare conciata così?" mi chiede strabuzzando gli occhi ora che si è girato e mi ha osservata per bene.

"A scuola" rispondo con naturalezza.

"Tu sei fuori di testa! Sei troppo sexy, Tsunami!" si mette a ridere e mi lancia solo un altro sguardo prima che io esca di casa saltellando su un piede mentre cerco di allacciarmi lo stivale.

Corro alla fermata dell'autobus convinta che arriverò in ritardo, ma, al mio arrivo, quattro ragazzi della mia età stanno aspettando. Mi aggiungo a loro e resto in silenzio mentre il tempo passa.

Un minuto.

Due minuti.

Tre minuti.

Quattro minuti. L'autobus arriva e accosta a pochi metri da noi aprendo le porte per farci salire. Mi metto a sedere di traverso, appoggiando i piedi al poggiapiedi del sedile a fianco al mio e abbandonando lo zaino sulla seduta rimasta libera. Mi infilo le cuffie e mando in riproduzione la mia playlist. Lungo il tragitto sale poca gente, ma ne sale abbastanza per occupare quasi tutti i posti nel retro dell'autobus.

Il mezzo accosta per l'ennesima volta, accanto a un grande parcheggio, e salgono tre persone. Le prime due mi superano e continuano a camminare lungo il corridoio tra le due file di sedili, il terzo fa per seguirle, ma poi, appena mi supera si ferma e torna indietro.

"Posso?" chiede con una voce che mi sembra surreale tanto mi è sconosciuta. Il suo è un tono profondo, ma che ti avvolge come in un abbraccio. Resto un momento impietrita, ma poi mi riscuoto e tolgo le mie cose dal posto dove lui si accomoda.

Non lo osservo, mi obbligo a non farlo. Anche se il ciuffo dei suoi capelli mi implora di passarci in mezzo le dita, anche se la curva della sua mandibola vorrebbe essere percorsa e anche se vorrei disegnare il suo profilo perché è imperfetto e io amo i profili imperfetti. Indossa una giacca di pelle larga e un paio di pantaloni cargo color cachi. Tiene lo zaino appoggiato sulle gambe e il cellulare nella tasca dei pantaloni mentre picchietta con le dita sul sedile davanti. Sì, forse ho sbirciato, ma nulla che potesse essere visibile al mio decisamente attraente vicino. Eppure in qualche modo lui percepisce il calore del mio sguardo su di lui e fa per voltarsi verso di me. Grazie a Dio la mia prontezza non mi tradisce e riesco a sfuggire a qualunque cosa sarebbe potuta succedere.

Per il resto del viaggio resto girata dalla parte del finestrino. Quella opposta alla sua per essere precisi. Non mi giro nemmeno una volta e mi sento orgogliosa di me stessa per non aver lasciato che quei due occhioni di cui non sono riuscita a cogliere il colore mi rapissero.

L'autobus si ferma, lui prende il suo zaino, si alza e scompare. Forse è meglio così: non dovrò più preoccuparmi di finire nella sua trappola.

Scendo dall'autobus e vengo immediatamente catapultata nella mia nuova realtà: la Blossom Groove, la scuola più esclusiva e ambita dello Stato. L'edificio è imponente, esattamente come l'ho lasciato l'ultima volta che sono stata qui con Dragan, però con la miriade di studenti che si accingono ad entrare la struttura fa sentire ancora più piccoli e impotenti. Fa sentire come le ultime cifre decimali di un numero: insignificanti, approssimabili.

Cosa te lo dico a fare?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora