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POV: ETHAN

CI SONO ANCHE IO QUI.

...

Mi pentii di essere andato a quella fottuta festa dopo neanche tre secondi. Odiavo le feste. Con tutto me stesso.

Peggio di una festa? Una festa con Charlotte.

Sia chiaro, non ero andato alla festa con lei. Fu lei, sfortunatamente, a trovarmi. Alla fine, non era poi tanto difficile: ero l'unico senza costume.

Lei indossava un costume da...non sapevo esattamente cosa fosse. Era mezza nuda, poco ma sicuro.

La prima cosa che feci, varcata la soglia, fu cercare Amy con lo sguardo. Non la vidi da nessuna parte e per un attimo sperai che non fosse venuta.

Poi entrai nelle grinfie di Charlotte. Mi afferrò per il polso e, nella musica assordante che mi faceva venire una gran voglia di sboccare, mi trascinò sotto il soppalco. Mi costrinsi a non tremare.

A non avere paura.

A non far risvegliare i miei mostri.

È solo una festa. È solo una festa. È solo una festa.

«Loro sono le mie amiche.» annunciò lei, con quel rossetto rosso che era un pugno nell'occhio anche con le luci confuse. Guardai le ragazze davanti a me e feci finta di ascoltare i loro nomi. In realtà, ero concentrato su ciò che c'era dietro di loro. Un sacco di corpi che ballavano. Cercavo disperatamente una testolina rossa.

Qualcuno mi mise un bicchiere in mano e, senza troppe proteste, lo buttai giù. Non sarebbe bastato a farmi ubriacare, anche perché era l'ultima cosa che volevo. Ma avrebbe attutito un poco le mie emozioni negative, nonostante detestassi l'odore dell'alcol.

Poggiai la schiena al muro e presi dei respiri profondi. Devo trovarla.

Appena contemplai l'idea di muovermi per correre come un matto tra la gente pur di trovarla, Charlotte si avvicinò e iniziai a contemplare il suicidio.

«Eth! Non rimanere lì da solo.»

Cacciai fuori tutta l'aria che avevo nei polmoni in quella che fu l'espirazione forzata più forzata della mia esistenza. «No.»

Lei, ovviamente, si poggiò al muro accanto a me. La musica, seppur assordante, purtroppo non riusciva a superare la sua voce.

«Sei venuto alla festa, devi divertirti!»

«Forse ci riuscirei se tu smettessi di rompere i coglioni.» sputai fuori. L'alcol mi rende più acido del solito.

Meglio, magari mi lascia vivere la mia vita di merda in santa pace.

Rise. «Dai, vieni a ballare!»

Col cazzo. La ignorai.

Appena le note di una canzone sconosciuta riempirono l'aria, lei fece un movimento così improvviso che temetti di star per avere un infarto. «Questa canzone è bellissima!»

È veramente una canzone di merda.

Mi picchiettò la spalla, «Mi stai ascoltando?»

«No, sto praticando l'arte dell'indifferenza.» borbottai a denti stretti, abbastanza forte da farmi sentire. Mi stavo davvero irritando. Avevo ben altro da fare, cazzo.

Lei roteò gli occhi e per un attimo considerai l'idea di cavare i miei, di occhi. «Sciocchino

Era un fottutissimo strazio.

Ma chi cazzo me lo ha fatto fare?

Mi maledissi un'infinità di volte perché, se non avessi avuto quel modo di merda di affrontare le cose, non avrei mai discusso con Amy e magari né lei né io ci saremmo trovati qui.

Melancholy: oltre il buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora