Capitolo 1 Nolan

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Non era possibile,ero in ritardo e dovevo  andare a farmi analizzare come se fossi un osso rotto ai raggi x dal dottor Brian se non volevo  che mio padre mi togliesse i soldi per fumare.
Prima mi sentivo strano,differente dagli altri mentre ora,che mio padre aveva  scoperto dei miei traumi e della mia dipendenza dal fumo e che mi portava dallo psicoterapeuta, mi sentivo non solo diverso ma proprio un mostro .
Bel miglioramento.Tutti molto utili,la verità è che tutti si fermano ad un mozzicone di sigaretta lanciato per terra,ad un sopracciglio sanguinante o ad uno sguardo freddo senza capire mai niente.
Il fatto è che il fumo per me era una droga,l’unico modo con cui potevo sfogarmi,il modo che mi aiutava a mantenere la calma durante un mio attacco di rabbia,era qualcosa che da qualche anno,da quando la mia stabilità mentale era peggiorata drasticamente, mi si era legato addosso contro la mia volontà e che ogni giorno,nonostante cercassi di lasciare chiuso il pacchetto di sigarette,nonostante le mie ribellioni ,vinceva in continuazione , prosciugandomi i polmoni lentamente,logorando il corpo,le prestazioni e la mia mente malata.
Arrivai  nello studio del dottor Brian,qui si respirava un’aria così densa che avrei potuto tagliarla con il coltello e mangiarla per cena la sera,le persone nello studio non si rivolgevano  né uno sguardo,nè un sorriso di rassicurazione,sembrava che tutti volessero dire: “ Anche tu sei diventato un  mostro ora,sei diverso e lo sai ricordatelo.”
Ognuno di noi qui, dentro queste mura dal colore pallido,aveva  una storia diversa,dei traumi diversi,paure e attacchi differenti e una persona che indossava un camice e un sorriso finto era convinta di riuscire a capirci,a raggiungere la nostra anima facendo domande inutili e spillandoci soldi come un ladro durante una rapina.
Due parole,nove lettere.
Che Schifo.
Quando tornai  a casa dalla seduta,ero triste e abbattuto come al solito e sta volta neanche il frullato di Rose,mia madre,riuscì a farmi felice e questo lo vidi nei suoi occhi.Gli occhi di mia mamma quando vide che non aveva funzionato diventarono lucidi e cupi come se lei mi volesse dire : “Nolan,figlio mio,non so più come aiutarti,neanche il tuo frullato preferito ti aiuta più,che Dio ti dia la forza di rialzarti da questo Oblio di oscurità”.
Andai in camera mia,tolsi dal muro il sacco da boxe e tirai dei pugni contro il muro,ricordandomi degli occhi delusi di mia madre e facendomi gocciolare di sangue le nocche.
Dopo aver sentito il muro quasi crollare,Rose corse a bussare contro la mia porta,voleva entrare a tutti i costi ma io le urlai : “ Vattene ,non voglio nessuno,ti ho fatto del male come faccio a tutti,vattene ho detto!”
Poco dopo sentii un delicato toc-toc alla porta e immaginai  chi fosse.
Era l’unica persona in grado di placare la mia rabbia,di capirmi ed entrare nella mia anima,era Sally,mia sorella.
Senza chiedere il permesso entrò delicatamente per non turbarmi,in mano aveva dei cerotti e dell’alcool per disinfettarmi,sapevo che questo avrebbe significato dolore guardando la condizione delle mie mani,ma era mia sorella e in un modo o nell’altro,da lei mi facevo fare tutto.
Si avvicinò a me,in punta di piedi per non disturbare il mio caos interno,si sedette sul letto accanto a me e mi fece un sorriso dei suoi,quelli caldi,che ti fanno sentire a casa.
Mi invitò a porgerle la mano e io lo feci.
Con delicatezza mi afferrò il polso e versò un po' di alcool sul batuffolo di cotone, mettendolo poi sulle mie ferite.
Faceva male,bruciava,prudeva e tutte le mie ferite erano doloranti,un dolore quasi insopportabile.
Sally vedendomi così dolorante si fermò e con la sua vocina da bimba mi disse: “shh Nolan,resisti un pochino abbiamo quasi finito, dopo vuoi che ti lascio solo o sto con te sta notte ?”
Sorrisi.
Volevo implorarle di stare con me,aprii la bocca ma le parole non uscirono e dentro di me ci fu un'improvvisa frustrazione.
Fortunatamente però mia sorella mi conosceva bene quindi mi disse : “Ho capito tranquillo Nol,sto con te sta notte non ti lascio solo”.
Lei era mia sorella,la mia Sally e probabilmente se non fosse stato per lei non sarei stato ancora lì in casa mia, tuttavia , non sapeva quasi nulla di me,sapeva del fumo,ma non del motivo e oltre ai miei attacchi di rabbia non sapeva del dolore,dei traumi e di come mi sentivo poiché nonostante fosse mia sorella,non me la sentivo di espormi così tanto e di mostrarmi così vulnerabile ai suoi occhi.
Dopo avermi disinfettato Sally si mise sotto le coperte del mio letto e io le dissi che sarei andato a farmi una sigaretta sul terrazzo.
Quando tornai lei stava dormendo,i suoi capelli color oro erano sparsi sul mio cuscino quindi,per non svegliarla mi misi sul pavimento gelido a dormire.
Il mattino dopo mi alzai e andai in bagno,come ogni mattina cercai di farmi la barba per quel poco che avevo e poi scesi in cucina a farmi cereali e latte in attesa dell’autobus per andare a scuola.
Salii in autobus , mi infilai le cuffiette nelle orecchie e misi su Another Brick  in the wall dei Pink Floyd giusto per darmi un po’di energia mattutina.
Dopo aver ascoltato un po’di musica mi guardai le nocche tagliate la sera precedente e mi venne in mente che oggi il professor.Paul,ci avrebbe fatto conoscere una nuova studentessa.

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