Capitolo 18 Nolan

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“Siamo dipendenti dai nostri pensieri,non possiamo cambiare nulla se non il nostro pensiero” Santosh Kalwar
Erano ormai passati giorni da quando Ida era scomparsa e nulla ormai sembra aver senso.
Una mattina mi alzai,indossavo un pigiama grigio,i miei occhi erano assonnati e ,le occhiaie e il colore del mio viso,raccontavano il mio umore,la mia salute fisica e mentale e la mia enorme solitudine.
Scostai le tende della finestra e andai sul balcone,guardando intorno,il cielo era grigio,le nuvole scure ed era freddo ed umido,pioveva e non si vedeva il sole da nessuna parte.
Mi misi a ridere,un misto tra una risata di disperazione,nervosa e una risata ironica;il cielo d’IRlanda,ancora una volta stava riflettendo il mio umore e questo,iniziava a spaventarmi.
Quella mattina,tra una scusa e un’altra,non andai  scuola,non mi andava più di uscire,nè di prepararmi,men che meno di guardarmi allo specchio.
Inconsciamente,mi diressi verso la mia scrivania,aprii il cassettino che ormai non toccavo più da tempo e accesi una sigaretta,iniziando a fumarla con gusto sul balcone.
D’un tratto mi fermai,la allontanai dal mio viso e la guardai intensamente,sentendo i polmoni stringersi,come se si stessero ribellando dalla morte che stavo ingerendo.
La gettai giù dal balcone sporgendomi,ripeto,sporgendomi.
Guardai giù e in testa,mi passò tutta la mia vita ma soprattutto,mi apparirono delle immagini e dei pensieri che mai avrei voluto vedere e sentire.
Corsi in camera e chiusi la finestra velocemente.
Nolan? Cosa ti succede?
Mi sedetti ed iniziai ad intagliare con le forbici un cuore con la carta,sperando che il mio pensiero in qualche modo arrivasse ad Ida,sperando che il mio desiderio giungesse nel suo cuore.
Chiusi gli occhi e,in un battito di ciglia,mi trovai con un polso tagliato,il sangue colava dal mio braccio ed io,mi spaventai,andai in panico,iniziai a respirare a fatica mentre il cuore batteva forte e il sangue scendeva sulla scrivania.
Mi alzai di scatto e andai in bagno,lavandomi il polso,tamponando le ferite con un asciugamano bianco;mi sedetti nella doccia e tirai un pugno forte contro il muro.
Ci risiamo Nol?Ancora?Il fumo e i tagli? Che delusione.
La mia mente prese il sopravvento e iniziò a mostrarmi scenari orrendi,a impormi pensieri che non erano da me,che non volevo.
“Aiuto” Urlai sussurrando.
“Aiuto…ho bisogno di aiuto”
Per la prima volta era il mio cuore che parlava ma nessuno poteva sentirmi,ero da solo in casa e le mie parole erano così deboli da rompersi appena pronunciate.
“Le parole nell’aria sono parole a metà” LA notte,Arisa
Qualche ora dopo,scesi le scale,mia madre era tornata a casa e stava preparando il pranzo,quando io,a dire il vero,non avevo ancora fatto colazione.
Aprii il mobiletto dove c’erano i cereali,presi una ciotola grande di ceramica e versai i cereali,mischiandoli poi con il latte.
“Nol i cereali? Davvero? Sto preparando il pollo.” Mia madre mi parlò con voce indispettita,come se stessi facendo qualcosa di sbagliato o come se l’errore fossi io.
Misi la ciotola in frigo e tornai in camera,rifiutando poi il pranzo.
Mi misi davanti allo specchio,senza pettine nè profumo in mano e mi guardai negli occhi presi un respiro e iniziai a parlare con me stesso,con il mio dolore.
“So che puoi farlo finiscimi,aspetto la fine.”Achille Lauro, C’est la Vie 
Dovevo mantenere il controllo di me,della mia vita e delle mie azioni.
Ma senza Ida..nulla mi sembrava possibile.
“Curami sempre,il dolore non vuol dire necessariamente sangue” Ragni,Tananai

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