Capitolo 17 Ida

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“Respira cara,è solo un capitolo,non l’intera storia”
Di colpo mi svegliai,la testa mi pulsava,respiravo a fatica e,alzando la manica della mia maglietta,mi accorsi che il mio braccio era pieno di macchie,che si alternavano tra colori bluastri e verdi tendenti al giallo,grandi macchie come lividi.
Sollevai l’altra manica,sgranai gli occhi e indietreggiai da me stessa ,forse a causa della paura:sul braccio destro,avevo una grande impronta violacea di una mano,con dita grandi,come se qualcuno mi avesse stretto così forte da lasciarmi la sua impronta;la toccai,e strinsi i denti,faceva male,ne potevo sentire i solchi era calda e,ad ogni tocco,emanava una scarica  di brividi e di dolore che mi risaliva lungo il collo,per poi arrivare alla testa e scendere fino ai piedi,un dolore fisico invasivo che,prima d’ora,non avevo mai provato.
Mi alzai,ero in una stanza buia,illuminata solo dalla luce di una fioca lampadina attaccata al muro cupo e polveroso..mi sforzai di ricordare come ero finita lì ma,a causa del mal di testa e della botta presa,non ottenni nessun risultato.
Mi sedetti così sul pavimento,guardai dentro la mia borsa che ,era vuota,conteneva soltanto una penna e un foglio.
Mi guardai le mani,le braccia,poi il mio sguardo cadde sulle mie caviglie gracili e pallide…all’improvviso una lacrima calda solcò il mio viso,fu una lacrima piena di dolore,di paura ,di sopportazione,ma allo stesso tempo,fu l’unica cosa calda che toccai quel giorno e questo,un po’ mi diede sollievo.
Accostai il mio indice alla guancia,raccogliendo quella piccola goccia d’acqua piena di emozioni,allontanai la mano e la guardai,così piccola,in un corpo così grande,sorrisi,accorgendomi che era l’unica cosa che fin’ora aveva rispecchiato la mia anima,la mia essenza:una piccola ragazza in un mondo grande e difficile.
Vagai per la stanza fino a quando,mi accasciai al suolo,ricordandomi della sera prima.
ero uscita per incontrare qualcuno…non ricordo chi per la verità,so che sarei dovuta uscire con le mie amiche poche ore dopo e che quindi mi ero vestita carina,ma non troppo appariscente e neanche scoperta.
Mi ricordo che ero seduta in un tavolino di un bar da qualche parte per le piccole strade,anguste e odoranti di alcool di Dublino;poi era arrivato un uomo e c’eravamo messi a parlare. Non mi ricordo il suo volto,era un abbastanza alto,aveva una voce calda…io gli avevo proposto di fare qualcosa…
Un brivido mi scese lungo la spina dorsale,chiusi gli occhi di scatto e mi accantonai in un angolo della stanza.
Mi apparve nella mente,l’immagine dell’uomo che si avvicinava a me,che mi accarezzava la gamba ,io che mi ribellavo,urlavo parole silenziose,troppo deboli e impaurite per essere ascoltate. Mi ricordai di lui che mi aveva accarezzato la guancia,per poi darmi uno schiaffo violento,facendomi cadere a terra,per poi tirarmi su,prendendomi per il braccio destro stringendomi forte e trascinandomi via.
Ma chi era? Perchè ero lì?
Toc-toc
Qualcuno bussò alla porta della stanza,che era irrimediabilmente chiusa a chiave,io mi avvicinai di corsa,sperando in un aiuto,sperando che mi tirassero fuori da lì,ma una voce agghiacciante mi risuonò nelle orecchie.
“Non chiederti perché sei qui,impara piuttosto a vestirti senza provocare e a non pensare agli altri al posto di chi dovrebbe farlo.
Nella tua borsa c’è un foglio e una penna,scrivi”
Mi fermai,l’uomo al di là della porta mi aveva dato tante informazioni,forse indizi,forse indicazioni sbagliate,ero conscia però che avrei dovuto decifrare in fretta.
“Cosa devi scrivere? Dimostra che sai vivere.”
La voce si allontanò piano piano e si affievolì,per poi sparire.

Mi sedetti alla luce della lampadina,posai il foglio sul pavimento ed iniziai a scrivere.
Amore
che cos’è l’amore? Non me lo sono mai chiesto,forse perché non ci ho mai pensato o forse,perché non l’ho mai provato.
Mi ricordo quando da piccolina,indossavo la maglietta delle principesse,pensando al fatto che un giorno,anch'io avrei trovato un amore come il loro,mi ricordo anche di quando,cercavo l’amore nei testi delle canzoni,nella speranza che mi tenessero compagnia.
Che cos’è l’amore?Penso che l'amore,sia qualcosa di inaspettato,una specie di fulmine in un cielo buio durante la tempesta,un tramonto così bello da farti commuovere,un abbraccio che ti fa sentire a casa,al sicuro.
Arrivando qui,a Dublino,ho scoperto che cos’è l’amore.
L’amore non va cercato,un giorno,mentre cammini per le strade della tua piccola e noiosa città,mentre vai a scuola,mentre vivi,l’amore arriva,entrando dentro di te e sconvolgendoti la vita,non lasciandoti più in preda alla solitudine.
Lo riconosci sai?L’amore di fa conoscere ciò che ti rende felice,ti fa capire i sentimenti per quello che sono,l’amore è stare male con l’altro,è esserci sempre ,in ogni momento che sia bello o brutto,è ridere fino alle lacrime insieme,è vivere l’intimità,le lacrime e i sorrisi in due,ma riuniti in un’anima sola.
L’amore è accettare i difetti e le insicurezze dell’altro,prenderli e custodirli come fossero il diamante più raro in questo mondo di ladri.
L’amore è ricordarsi che ciò che è destinato a te,ha il tuo stesso passo,non ti costringe,non ti fa del male,ma ti viene incontro amandoti più di quanto ti ami tu.
A chi ama,sa amare,imparerà e amerà;a me stessa,a Nolan.
Terminai la lettera con una lacrima,accompagnata da un bacio delicato e dal ricordo di Nolan,vicino ma allo stesso tempo così lontano.
“Sentirsi senza toccarsi,ecco come le anime fanno l’amore mentre i corpi sono altrove.” Charles B.

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