Capitolo 11

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8 Ottobre

Il giorno dopo andai a casa di Alice.
«Ciao» disse aprendo la porta e, dopo qualche secondo, continuò «come mai qui?».
«Alex ieri mi ha lasciato un biglietto».
«Cooosaaa? Entra e raccontami tutto» disse spostandosi per farmi entrare.
«Aspettami qui, vado a mettermi una tuta» disse.
«Ancora in pigiama? Sono le 16» dissi ridendo.
«Si, di solito sto tutto il giorno così quando non aspetto visite» rispose ridendo anche lei.
Quando tornò, le raccontai tutto quello che successe ieri.
«Non so se andarci» dissi dopo averle raccontato del biglietto.
«Vuole solo farsi perdonare, in fondo vi conoscete da molti anni» rispose lei.
Aveva ragione; non poteva finire tutto per colpa dei miei sentimenti. Dovevo provare ad andare avanti.
Stavo per risponderle ma, il suono del telefono, mi interruppe.
Lily, ho bisogno di te”
«Chi è?» chiese Alice.
«James».
«Non mi avevi detto di avergli scritto» disse e finse di offendersi.
«È stato qualche giorno fa al parco. Mi sentivo in colpa per non averci pensato prima».
«Che ti ha scritto?» chiese e le mostrai il telefono.
«Probabilmente sarà per sua nonna. Sta male e lui è molto preoccupato» dissi.
«Rispondi allora».
“Dove sei?”
“Al parco”
“Arrivo subito”
«Vado, mi aspetta al parco» dissi prendendo la borsa e uscendo da casa sua.
«Va bene, ci sentiamo dopo» rispose.
Dopo 10 minuti arrivai al parco e trovai James
sull'altalena.
«Ehi» dissi ma, appena si girò, vidi che stava piangendo.
«Che succede?» chiesi preoccupata.
«Oggi mia nonna stava peggio del solito ed è svenuta. Ho chiamato l'ambulanza e adesso è in ospedale per fare dei controlli».
«Mi dispiace tanto James» dissi abbracciandolo.
«Vedrai che si sistemerà tutto» cercai di rassicurarlo, ma fu inutile.
«Sta male da tanto tempo, ormai è tutto inutile; non si può fare più niente» disse.
«Ehi, non dire così» risposi.
Poi presi la sua mano e dissi «io credo che si riprenderà, devi crederci anche tu».
Lui sorrise e annuii.
«Hai ragione» disse infine, ma leggevo la preoccupazione nel suo volto.
Passammo qualche minuto così, in silenzio, fin quando disse «grazie per essere venuta». Spostò lo sguardo verso il basso.
«Non devi ringraziarmi».
«Sono felice di averti incontrata a quella festa» continuò.
«Era la prima volta che partecipavo, quindi sei stato fortunato» risposi ridendo.
«Molto fortunato» disse e rise anche lui.
«Andiamo a fare una passeggiata?» chiesi.
«Certo» rispose e si alzò dall'altalena.
Mentre camminavano attorno al parco vidi due bambini sullo scivolo.
Il mio pensiero andò subito ad Alex e a quando venivamo qui a giocare insieme.
A quei tempi non avrei mai pensato di litigare con lui e, invece, adesso sono passati 5 giorni dall'ultima volta che abbiamo parlato.
Non volevo ammetterlo ma, in realtà, mi mancava.
Guardavo le stelle tutte le sere dalla finestra, così era un po' come se fossi con lui; ma non c'era nessuno che mi spiegava i loro nomi e a quale costellazione appartenessero.
«Lily, cosa c'è che non va?» chiese James; probabilmente si era accorto che la mia testa era da un'altra parte.
«Nulla» risposi, non volevo parlare di Alex.
Cercai di cambiare discorso.
«Ti piacciono gli animali?» chiesi e lui annuii.
«Vieni con me» disse ed io lo seguii. Non avevo idea di dove volesse portarmi.
«Dove siamo?» chiesi quando si fermò.
«Questa è casa di mia nonna. Forza, entriamo» disse.
Una volta dentro, cominciò a chiamare «Max! Max! Forza vieni».
Dopo qualche secondo vidi un cagnolino venirci incontro.
«Ciao bello» disse lui prendendolo in braccio e accarezzandolo.
«Che carinoo» dissi e, dopo poco, aggiunsi «posso prenderlo?».
Lui annuii e me lo passò.
Era un golden retriever bianco con le orecchie leggermente grandi.
«È tuo?» chiesi. Non mi aveva mai detto di avere un cane.
«Si, abitava con me a Roma. Quando decisi di venire qui, non voleva restare senza di me così, i miei genitori, mi diedero il consenso di portarmelo» rispose lui.
«Lo adoro! Quanti anni ha?» chiesi abbassandomi per metterlo giù.
«Quasi 1 anno. Lo avevano abbandonato, insieme ad altri cuccioli, in una scatola sulla strada di fronte casa mia. Quando li trovai, pregai i miei genitori di portarli dal veterinario per vedere se stessero bene e, alla fine, li convisi a prenderne uno. Lui fu il primo che vidi. Si avvicinò subito e si lasciò prendere in braccio, a differenza degli altri che avevano paura. Quando lo portai a casa non stava neanche un secondo fermo; mi ricordò Max, il cane di pets, e decisi di chiamarlo così» disse.
Ero d'accordo con lui; da quando ero entrata si era messo a correre e a saltare.
«Tieni, è il suo gioco preferito» disse passandomi una pallina verde.
Gliela tirai e lui andò a prenderla e me la riportò.
«Bravo Max» dissi accarezzandogli la testa.
Squillò il telefono di James così si allontanò per rispondere.
«Pronto? Si, sono io. Va bene, arrivederci».
«Chi era?» chiesi.
«Il dottor Rossi. Dice che la nonna sta meglio ma devono tenerla lì stanotte per accertarsi che sia tutto a posto».
«Che bello!» dissi e mi alzai per abbracciarlo.
«Rimani qui a cena? Dobbiamo festeggiare».
«Va bene».
«Tu gioca con Max, io vado ad ordinare le pizze» disse e, dopo, aggiunse «non sono un ottimo cuoco» ammise.
«La pizza andrà bene» risposi sorridendo.
«Margherita va bene?»
«Si» risposi.
Lui si allontanò per ordinarle ed io rimasi con Max.
Avrei tanto voluto avere un cane,  ma i miei genitori non sono stati mai d'accordo perché non abbiamo abbastanza spazio.
Dopo, ci raggiunse anche James e giocammo tutti insieme.
Era da giorni che non mi divertivo così.
Dopo qualche ora, consegnarono le pizze.
James le andò a prendere e mi sedetti sul divano ad aspettarlo.
«Ecco qui» disse passandomi la mia.
Aveva un aspetto delizioso.
Finita la pizza, James mi chiese se volessi guardare un film ed io annuii.
Mise minions e ci stendemmo sul divano.
«Ti è piaciuto?» mi chiese quando finì.
«Si, l'ho visto tantissime volte» dissi.
«Veramente? Anche io».
Avevamo molte cose in comune.
Presi il telefono e vidi dei messaggi da parte di mia madre.
Lily, dove sei? Ho chiamato Alex ma mi ha detto che non sei con lui”
“Lily rispondi”
Mi ero dimenticata di avvisarla così la chiamai subito.
«Ciao mamma, sono con James. Ti ricordi di lui?»
«Si ma dovevi avvisarmi, ero preoccupata».
«Scusa, l'ho dimenticato».
«Ah Lily, quando ho chiamato Alex mi sembrava arrabbiato, è successo qualcosa?»
No, no, no! Mi ero dimenticata di andare nella casa sull'albero. Non doveva accadere.
«Non preoccuparti mamma, sono sicura  che sistemeremo tutto».
Ma adesso non lo ero più. Lui cercava di fare pace ed io, invece, dimenticavo del nostro incontro.
Chiusi la chiamata e presi la borsa.
«James, adesso devo andare» dissi.
«Va bene. È successo qualcosa? Sei agitata» notò.
«No, tranquillo. Ci vediamo» dissi uscendo.
Tornai di corsa a casa e, prima di entrare controllare l'orario.
Le 23.
Potevo provarci, magari era rimasto lì ad aspettarmi.
Salii nella casa sull'albero ma, come pensavo, non trovai nessuno.
“Mi dispiace tanto Alex” pensai.
Mi scese qualche lacrima, ma le asciugai prima di entrare in casa.
«Sono tornata» dissi.
«Ehi» rispose mia madre alzandosi dalla poltrona.
«Che succede?» chiese vedendo i miei occhi lucidi. Non ero riuscita a nascondere le mie emozioni.
«Credo di aver perso Alex per sempre» dissi scoppiando in lacrime.
«Qualunque cosa sia successa vedrai che si sistemerà. Vi conoscete da quando avevate 5 anni; nessuno potrà mai dividervi».
Cercai di sorridere, ma non ci riuscii.
«Sono molto stanca, vado in camera mia. Buonanotte».
Quando arrivai, presi subito il mio orsetto e lo abbracciai.
Le lacrime scorrevano ed io non cercai di fermarle.
Mi dispiace tanto Alex.
Avevo rovinato tutto.
Non ricordavo il momento preciso ma, alla fine, riuscii ad addormentarmi.















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