Capitolo 20

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4 Dicembre

Erano passate due settimane da quando ero scappata da James.
Non avevamo più parlato ed io non avevo fatto nulla per farmi perdonare.
Ma forse era meglio così; adesso potevo pensare solamente ad Alex.
Avevo capito che non avevo confuso i miei sentimenti...Alex mi piaceva davvero e dovevo a tutti i costi riuscire a dirglielo; non potevo continuare a far finta di nulla.
Mi stavo vestendo quando sentii mia madre dire «ehi Lily, scendi, c'è Alex».
Infilai di corsa le converse bianche, che si abbinavano perfettamente al maglione bianco e al jeans blu, e scesi.
«Buongiorno» dissi salutando Alex.
«Ciao, stavo pensando...ti andrebbe di fare strada insieme? In questi giorni ci siamo visti poco e...» ma non finì la frase.
Diventò rosso in volto e cominciò a sfiorarsi i capelli con la mano.
Era agitato.
Avrei voluto chiedergli di continuare ma non volevo forzarlo.
Percepì anche mia madre il suo imbarazzo così disse «forza ragazzi, se non vi sbrigate arriverete in ritardo».
«Giusto, andiamo Alex» risposi prendendo il giubbotto e afferrandolo per il braccio per portarlo fuori.
«Ciao mamma, ci vediamo dopo».
«Ciao tesoro, buona giornata» rispose facendomi l'occhiolino e mettendosi a ridere.
«Come va a scuola?» chiesi una volta fuori.
«Bene» rispose e rivolse lo sguardo in un'altra direzione.
Era molto strano, sembrava distratto da qualcosa o..da qualcuno.
Oh no! Forse si stava frequentando con una ragazza?
Non poteva accadere, non proprio adesso.
Capivo di essere innamorata di lui e arrivava una nuova ragazza pronta a portamelo via.
Una nuova emozione si fece strada dentro di me.
Stavo forse diventando gelosa?
In fondo erano solo delle ipotesi, Alex me lo avrebbe detto.
O forse no?
Non parlavamo mai di queste cose, eppure non mi nascondeva mai nulla.
Lily, stai calma! Non puoi agitarti per qualcosa che sta creando solo la tua testa.
Feci un respiro profondo e tornai ad osservarlo ma, ogni volta che il mio sguardo si spostava verso i suoi occhi, lui si girava subito nella direzione opposta.
Avrei tanto voluto chiedergli cosa gli prendesse ma non volevo metterlo in imbarazzo.
Fortunatamente arrivammo davanti scuola così lo salutai ed entrai.
Lo guardai allontanarsi e notai che stava parlando da solo.
Cosa stava succedendo?
Quando mi vide, Alice notò un'espressione confusa nel mio volto così chiese «tutto bene?».
«Si, solo che Alex si comporta in modo strano» risposi pensierosa.
«In che senso strano? Che ha fatto?» chiese.
«Stamattina è venuto a casa mia e, all'improvviso, ha smesso di parlare ed è diventato tutto rosso. Mi ha chiesto di fare strada insieme ma è stato tutto il tempo con lo sguardo rivolto altrove e senza rivolgermi parola» risposi afflitta.
«Strano, non è da lui comportarsi così» disse.
«Lo so. Pensi che abbia trovato una nuova ragazza? Magari preferisce stare con lei piuttosto che con me» pensai ad alta voce.
«Ma cosa dici Lily? Se fosse così, non sarebbe passato stamattina per passare del tempo con te» rispose passando la mano sulla mia spalla.
«Magari l'ha fatto solo perchè ci conosciamo da molti anni e non vuole chiudere la nostra amicizia» risposi demoralizzata.
«Lily, ma ti senti quando parli? Lo vedono tutti quanto Alex ci tenga a te, non pensare queste cose su di lui. Magari si comportava così perché deve affrontare una verifica ed era agitato» ipotizzò Alice.
«Forse hai ragione» dissi.
***
Una volta uscite Alice mi chiese se volessi andare a pranzare a casa sua ed io accettai.
Suo padre venne a prenderci e ci portò lì.
«Che mangiamo oggi?» chiese Alice una volta arrivati a casa.
«Pasta con la salsa, non ho avuto tempo per preparare qualcos'altro» rispose e, rivolto a me, disse «per te va bene?».
Io annuii e mi avvicinai per aiutarlo ad apparecchiare.
Alice andò in camera sua per posare lo zaino e tornò per aiutarci.
Ci sedemmo a tavola e suo padre mise la pasta nei piatti.
«È molto buona la salsa, l'hai fatta tu?» chiesi.
«Si, sono contento che ti piaccia» rispose sorridendo e, rivolto ad Alice, chiese «a te piace?».
«Molto».
Quando finimmo di mangiare andammo nella camera di Alice e ci sdraiammo sul letto.
«Vuoi andare al centro commerciale? Non abbiamo compiti per domani e non so cosa fare tutto il pomeriggio» proposi.
«Va bene. Vado a dirlo a mio padre».
Annuii e la guardai uscire.
La stanza di Alice mi piaceva molto.
Di fronte al letto c'era una scrivania viola con i libri di scuola, una lampada bianca ed un computer.
A destra, invece, c'era una libreria con 10 scaffali, tutti occupati da libri.
Alice amava molto leggere, soprattutto romanzi rosa, ed era stata proprio questa nostra passione a legarci ancora di più.
Portava sempre dei libri a scuola per leggere e avrei tanto voluto chiederle come mai amasse così tanto farlo, ma ero molto timida.
Quando cominciammo a parlare e a prendere più confidenza, glielo chiesi e lei mi spiegò che, i libri, erano stati la sua ancora di salvezza in un periodo in cui tutte le sue certezze sembravano crollare.
Mi raccontò che alle medie era stata vittima di bullismo e che tutte le sue amiche e i suoi compagni si allontanarono da lei per deriderla con il resto della scuola.
Per ritornare a casa, passava sempre davanti ad una libreria così, un giorno, decise di entrare.
Rimase colpita da un titolo "se è con te, sempre" di Eleonora Gaggero e lo comprò.
Cominciando a leggere, capì che, attraverso i libri, poteva allontanarsi dalla realtà per qualche istante e vivere nuove vite e nuove avventure.
Da quel momento cominciò a comprare in quella libreria assiduamente, continuando a coltivare questa sua passione.
Le pareti della stanza erano rosa e c'erano foto appese da tutte le parti così mi alzai per osservarle.
Alcune raffiguravano una piccola Alice insieme ai suoi genitori mentre giocavano con la sabbia, altre i primi giorni di scuola e una parte dove ci siamo io e lei.
Una in particolare mi colpì; era la nostra prima foto.
Eravamo in questa camera, sedute sul suo letto, con lo smalto appena messo.
Stava quasi per finire il primo anno di liceo e mi invitò qui per passare un pomeriggio insieme.
Guardandola, pensai a quanti bei ricordi avevamo condiviso insieme fino a questo momento.
La sua voce interruppe i miei pensieri.
«Mi ha detto che va bene, ma devo tornare prima delle 19» annunciò.
«Perfetto! Allora non perdiamo tempo, usciamo subito».
Prese il giubbotto e scendemmo.
«Papà, ci accompagni?» chiese Alice vedendo suo padre sdraiato sul divano.
«Va bene, datemi 5 minuti» disse alzandosi e andando a prendere le scarpe.
Le mise, prese il giubbotto e uscimmo.
Stava per mettersi a piovere, così rientrò per prendere un ombrello.
Saliti in macchina, Alice mise quiero decirte di Abraham Mateo, una delle nostre canzoni preferite, e iniziammo a cantare.
Quando finì, rivolsi lo sguardo verso il finestrino.
Adoravo farlo perché si notava il cambiamento del paesaggio, le nuvole che scorrevano velocemente e le gocce di pioggia scendere lentamente sul vetro.
Da piccola passavo intere ore ad osservarle scorrere veloci, come se facessero a gara, e a fare il tifo per quella più veloce.
Dopo 20 minuti, il padre di Alice si fermò davanti al centro commerciale Giotto e noi scendemmo.
«Ciao ragazze, buon divertimento» disse abbassando il finestrino per salutarci.
«Ciao» rispondemmo in coro prima di girarci ed entrare.
Una volta dentro, ci avviammo verso l'OVS.
«Guarda che bello, ti starebbe benissimo» disse Alice ridendo mentre prendeva un vestito grigio-argento corto con le pailettes.
Lo presi e, ridendo, dissi «quello, invece, è perfetto per te» e indicai un vestito di fronte a me nero, con lo scollo tondo, a manica corta con le pailettes che davano un effetto scintillante.
Lei si mise a ridere e lo prese.
Dopo qualche minuto avevamo le mani piene di vestiti e accessori appariscenti e andammo in camerino per provarli.
«Pronta?» le chiesi quando misi tutto ciò che avevo preso.
«Si».
«Allora usciamo tra 3,2,1..».
Aprimmo le tende e ci posizionammo di fronte lo specchio.
La guardai e fu difficile non mettersi a ridere.
Oltre a quel vestito, indossava un cappello con le piume, una sciarpa fucsia fluo, un paio di occhiali da sole e una collana di perle.
Io, oltre al vestito, avevo messo un cappello da cowboy rosa con degli strass e delle piume ai lati, una sciarpa nera con le pailettes, un paio di occhiali da sole con le lenti a specchio e un bracciale rosa con i fenicotteri.
«Siamo stupende» dissi continuando a ridere e rise anche lei.
Dopo esserci cambiate, uscimmo e entrammo alla Feltrinelli.
Guardai Alice dirigersi verso il reparto dei romanzi e cominciare a prendere dei libri, così andai anche io.
Il primo che vidi fu All my love di Miranda Dickinson, lo presi e lessi la trama.
Parlava di due ragazzi, Archie ed Esther, innamorati della persona sbagliata.
Di giorno, Archie lavorava come assistente del direttore di un giornale locale; di notte, Esther puliva le file di scrivanie di quell'ufficio. Le loro strade non si erano mai incrociate, finché, una sera, un post-it ripescato da un cestino dell'immondizia, li fece incontrare.
Più parlavano e più si accorgevano di condividere qualcosa che faceva soffrire entrambi: essere segretamente innamorati di qualcuno che non lo sa.
Mi ricordava un po' il rapporto che avevo con Alex così lo comprai.
Dopo un po' anche Alice andò a pagare il suo ed io l'aspettai fuori.
«Quale hai preso?» mi chiede uscendo con il sacchetto in mano.
«All my love. Tu invece?».
«Today, tonight, tomorrow» rispose passandomelo.
Lessi la trama è dissi «sembra interessante. Quando finirai di leggerlo me lo presti?».
Lei annuì e lo riprese per infilarlo di nuovo nel sacchetto.
Poi prese il telefono e disse «Sono le 18:50, dobbiamo andare».
Allora uscimmo e aspettammo suo padre, che non tardò ad arrivare.
«Ciao ragazze! Vi siete divertite?» chiese una volta salite in macchina.
«Si, abbiamo anche comprato dei libri» affermò Alice.
Lui la guardò sorridendo e poi tornò ad osservare la strada davanti a noi.
«Lily, vuoi che ti lascio davanti casa tua?».
«Va bene» risposi.
Dopo qualche minuto si fermò ed io scesi.
«Grazie, ciao» dissi salutandoli.
«Ciao Lily» risposero in coro.
Stavo per entrare quando sentì qualcosa sotto la mia scarpa: era un biglietto.
Incuriosita, mi abbassai per prenderlo.
"Quando vedrai questo biglietto, vai subito bella casa sull'albero. Ti aspetto"
Alex? Cosa voleva dirmi? Sarà successo qualcosa? Per questo si comportava in modo strano quella mattina?
Avevo tante domande ma solo andando lì avrei avuto delle risposte.
Chiusi la porta e corsi verso la nostra casetta.
Quando entrai rimasi senza parole.
Alex aveva messo delle stelle fluorescenti che illuminavano l'interno, due cuscini bianchi al centro e dei petali rossi sul pavimento.
Sentii una melodia lenta, così rivolsi il mio sguardo verso il pianoforte.
Lui era lì, che mi scrutava con quegli occhi grandi per cercare di capire cosa stessi pensando.
Ci fissammo per qualche secondo, fin quando abbassò la testa per ricominciare a suonare e...a cantare.

[in questo momento non pubblicherò la canzone perché voglio essere certa che nessuno possa rubarla...presto arriverà]

Solo quando smise di cantare mi accorsi che stavo piangendo.
Le parole erano bellissime ma ciò che mi rendeva ancora più felice era che l'aveva scritta per me.
Non sapevo cosa dire così mi limitai a sorridere.
Lui si avvicinò e disse «ti è piaciuta?».
Io annuii e lo abbracciai, stringendolo forte a me.
Quando si staccò, poggiò la sua fronte sulla mia e avvicinò il suo volto al mio sempre di più fin quando le sue labbra furono sulle mie.
Portai le mie mani sul suo viso per avvicinarlo a me.
Il mio corpo si riempì di brividi e nella mia testa cominciò a farsi strada un'idea che fino a quel momento non avevo mai considerato: forse anche Alex era innamorato di me.
Quando si allontanò, continuò a guardami negli occhi.
«Non sai quanto ho aspettato questo momento» disse e, dopo una pausa, continuò «stamattina avevo preparato un discorso ma, adesso che sei qui, ho dimenticato tutto quindi cercherò di andare dritto al punto».
Fece un respiro profondo e disse «sono innamorato di te. Quando ti ho vista per la prima volta, dodici anni fa, avevo già capito che saresti diventata importante per me.
Riesci a dare colore alle mie giornate, sai come farmi sorridere quando sto male e sai come aiutarmi quando qualcosa non va.
Dopo che abbiamo litigato non riuscivo più a fare nulla; non suonavo più, non venivo più qui, non riuscivo neanche a guardare il cielo senza che una lacrima rigasse il mio volto.
Pensavo che James fosse diventato più importante di me e che la nostra amicizia non contasse più nulla; ho avuto paura di perderti per sempre».
«Nessuno è più importante di te, Alex. In quel momento volevo solamente tornare nel passato e cambiare tutto solo per rimanerti vicino. Le mie giornate senza di te sono prive di colore e di emozioni.
Solo dopo aver avuto paura di perderti per sempre, avevo capito di essere innamorata di te. Alice mi aveva convinto a passare del tempo con James, così che capissi che ciò che provavo per te era solo amicizia; ma quando stavo con lui mi sentivo incompleta e, ogni volta, finivo per pensare a te».
Avevo tenuto tutto ciò dentro di me da troppo tempo e adesso potevo finalmente confessarglielo.
In risposta, lui si avvicinò di nuovo e le sue labbra entrarono in contatto con le mie.
Mi abbandonai completamente a quel bacio dolce e delicato. Avevo aspettato per tanto tempo e adesso volevo godermi ogni attimo, senza fretta.
Spostai le mani attorno alle sue spalle e gli circondai la schiena con le mie braccia.
Dopo qualche minuto Alex allontanò le sue labbra dalle mie e sussurrò «ti amo Lily».
Il mio cuore sembrava scoppiare dalla felicità; stava accadendo sul serio.
«ti amo anche io Alex» risposi sussurrando.
Mi prese per mano e ci sdraiammo sopra la coperta, ad osservare le stelle.
Poggiai la testa sulla sua spalla e feci scorrere le dita sul suo braccio.
Lui lo sollevò e mi avvolse le spalle, avvicinandomi ancora di più.
Quella fu la sera più bella della mia vita.

















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⏰ Ultimo aggiornamento: 4 days ago ⏰

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