Capitolo 22

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CAPITOLO 22


Questa volta in tribunale non ha avuto alcuna crisi, Chifuyu. Non ha sentito nemmeno un briciolo di ansia, è salito sul banco dei testimoni come vittima, sì, ma ne è uscito tutto intero. Aveva i ragazzi della Toman e Takemichi nei banchi, aveva di nuovo gli occhi di Baji addosso, sì, ma non emanavano ira o rabbia questa volta, e ancora una volta era lì per difendere qualcuno a cui teneva più di se stesso. Che era nel primo banco, ma lontano dagli imputati principali.

Ma lui non ha artigliato il banco, non ha fatto casino come aveva fatto Keisuke. E' rimasto a capo chino, solo ogni tanto rialzava lo sguardo da sotto i ciuffi, ed erano occhi pieni non di rabbia, ma di un rancore sordo. Avrebbero potuto uccidere con un solo sguardo, ma i suoi occhi non potevano raggiungere Kisaki e Hanma, per loro fortuna.

A Chifuyu la voce non ha tremato neppure una volta. Nessuno gli ha chiesto se volesse una pausa. Ha buttato fuori tutta la furia, per come si erano presi gioco di Kazutora, come lo avevano mandato al macello, tanto che a momenti picchiava lui i pugni sulla ringhiera di legno. Si sono approfittati di una persona che ha già pregressi di instabilità mentale, ufficialmente.

"Lo avevano circuito contando sul fatto di poter rovesciare su di lui ogni colpa, ed eliminarlo che non sarebbe più servito ai loro scopi. Questo è condannabile oltre il ragionevole dubbio, vostro onore," ha sbottato, Chifuyu, era in fiamme. Distante anni luce dalla prima volta in cui gli era toccato presentarsi in tribunale. I suoi occhioni di mare fiammeggiano, non smette di fissare Kazutora che ha rialzato su di lui due occhi smarriti, enormi.

Chifuyu non aveva nessuna colpa. Non era complice, non aveva scelto di seguirlo, era stato rapito, picchiato, tenuto in ostaggio, rischiato la vita. Avrebbe dovuto prendersela anche con lui, sì. Qualsiasi persona normale, lo avrebbe fatto.

Persino Baji, lo avrebbe fatto.

Ma non Chifuyu. Non lui. Che anzi lo ha difeso con tutto se stesso, parlando con una tale competenza, che se si fosse trattato di un medico probabilmente neanche quei dieci mesi avrebbero dato, a Kazutora. Ha convinto tutti con la voce ferma e la sicurezza dei suoi sentimenti, che forse non sa chiamare ma sa che esistono e sono forti, più forte di qualsiasi controversia. Le parole di Chifuyu non sono le sterili diagnosi di un dottore pronto ad essere –o provare ad essere- del tutto obiettivo, è la passione di un ragazzino che non vuole arrendersi all'evidenza.

È chiaro come il sole che non avrebbe accettato un verdetto troppo duro a costo di buttare giù tutto il tribunale a pugni. Ed è vero che in quell'aula tutto deve essere obiettivo e più sterile possibile, che si devono guardare i fatti e non i sentimenti. Ma esistono anche quelli, non sono ignorabili, e se la vittima testimonia con così tanto fervore a favore di uno dei tre imputanti, affermando più volte che gli ha salvato la vita, non si può non credergli.

Non c'è via di scelta. Kazutora non può essere liberato all'istante, ma il giudice guarda a lungo Chifuyu un istante prima di emettere il verdetto, e quando vede il sorriso e gli occhi d'oceano pieni di gratitudine riempirsi di lacrime, sa che probabilmente ha fatto la scelta giusta.

Dieci mesi passano in fretta.

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Giorno dopo giorno. E poi un altro giorno ancora.

Il calendario in camera sua è pieno di croci, e un cerchio ogni settimana, sempre il martedì; due cerchi neri e uno in evidenziatore verde.

Anche oggi è martedì. Ed è uno di quelli in verde e non in nero.

È orribile già da pensare oltre che da dire, non gli servirebbe nemmeno quel calendario. Ma è ciò a cui fa appello per mantenere una relativa sanità mentale, come un porta appunti su cui fissa con le puntine i pezzi sparsi della sua testa e del suo cuore.

Full Moon - BajiFuyuToraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora