Era una fresca serata di inizio ottobre quando Clizia, con uno zaino in spalla e tanta collera nel cuore, era fuggita dalla casa famiglia che la ospitava da circa un mese. Aveva cercato di resistere il più possibile, anche perché l'avvocato che seguiva la sua causa l'aveva rassicurata su quella struttura, ma evidentemente Stefano non sapeva come funzionassero davvero le cose lì dentro. Non si fidava dell'assistente sociale, ne aveva cambiati tanti nel corso degli anni e mai nessuno le era andato a genio, ma dell'avvocato sì. Stefano Berlingieri gli era stato assegnato dal tribunale un paio di anni prima, quando si era finalmente decisa a denunciare il disagio familiare che viveva da quando aveva memoria. La sua era una famiglia disfunzionale. I genitori erano tossicodipendenti e la situazione era diventata ingestibile per lei che aveva tanti sogni nel cassetto. Era stata ammessa all'ultimo anno di superiori con il massimo dei voti e voleva mettercela tutta per vincere la borsa di studio che le avrebbe permesso di andare a studiare all'estero in un'università specializzata in corsi di matematica e fisica avanzata. Clizia era un piccolo genio, aveva vinto le Olimpiadi della matematica ed era stata selezionata per partecipare alle Olimpiadi internazionali di matematica. Era una grande opportunità, per questo aveva deciso di concentrarsi solo su se stessa. Due mesi prima c'era stata l'udienza che aveva dichiarato la madre non idonea alla potestà genitoriale e lei era finita in casa famiglia. Non era stato facile all'inizio, perché entrare in un gruppo coeso di adolescenti era sempre difficile, ma poi aveva trovato il suo equilibrio standosene per i fatti suoi. Dopotutto, era quello che faceva anche a scuola. Non aveva legato con la sua classe, a parte con Viola, l'unica che si era avvicinata a lei il primo anno e che era entrata nella sua vita in punta di piedi, diventando la sua più cara amica.
Roma di notte era sempre stata pericolosa, ancor di più il venerdì sera, dove suoi coetanei e giovani universitari si riunivano nelle piazze e nei vicoli più frequentati per sbizzarrirsi senza ritegno. Clizia però ci era abituata, era cresciuta in mezzo ad una strada e non aveva paura di niente. Bastava ignorare gli ubriaconi e accelerare il passo quando i tossici le si avvicinavano. La meta verso cui era diretta era un quartiere tranquillo, il problema era il tragitto da attraversare, ma ci riuscì senza troppe difficoltà. Al di fuori dei genitori, che erano entrambi in una comunità per disintossicarsi, Clizia non aveva nessuno. Per questo si era ritrovata in una struttura, ma ora che era scappata l'unica persona di cui si fidava e che poteva accoglierla almeno per il fine settimana era proprio il suo avvocato.
Bussò alla porta di Stefano verso le dieci di sera, era un po' tardi per presentarsi lì considerando che aveva una bimba piccola, ma non aveva avuto altra scelta. Ad accoglierla all'ingresso non fu l'avvocato e nemmeno la sua compagna, ma un ragazzo alto e dal corpo imponente che lei conosceva bene. Si trattava di Zaccaria Nardi, rappresentante d'istituto della scuola che frequentava e da poco anche compagno di classe, visto che lui era stato bocciato. Clizia lo guardò infastidita, non si aspettava di vederlo lì. Già la sua giornata era stata un inferno e quell'incontro inaspettato non ci voleva proprio. Tra i due non scorreva buon sangue, Zaccaria era popolare e quando era stato inserito nella 5ª C tutti i compagni di classe lo avevano accolto con grande entusiasmo. Tutti tranne Clizia, che per questo era diventata la sua vittima preferita.
«Strega!» L'accolse Zaccaria con un ghigno beffardo, poggiandosi con la spalla contro lo stipite della porta per bloccarle l'ingresso. Le aveva assegnato quell'appellativo per il suo aspetto. Clizia era di una bellezza disarmante, aveva gli occhi chiari come il ghiaccio una folta e lunga chioma nera che nascondeva dentro il cappuccio delle felpe oversize che ogni giorno indossava. Aveva una corporatura magra, ma non le piaceva mettere in risalto il suo corpo. «Cosa ci fai qui?» Era davvero stupito di vederla lì, lui stesso era ospite in casa di Nives e Stefano e si chiedeva in che rapporti fosse con quei due
«Non è aria, Nardi! Dov'è l'avvocato?» Gli domandò diretta, alzandosi sulle punte per cercare di guardare dentro, ma lui incrociò le braccia al petto per impedirle la visuale.
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La teoria dei numeri dispari
RomanceQual è la teoria dei numeri dispari? È la teoria secondo cui quando sommi due numeri dispari il risultato sarà sempre un numero pari e non viceversa. Volete un esempio? 7+3=10 2+2=4 Clizia è un 7 Zaccaria è un 3 Sono due numeri dispari, due numer...