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«Clizia, dannazione ma dove eri finita? Sbrigati che il prof sta per fare l'appello.» La incitò Viola, facendole spazio nel semicerchio che avevano formato in palestra in attesa che il professore di educazione fisica facesse l'appello.

Clizia era in ritardo. Stefano l'aveva accompagnata a scuola, ma prima erano passati al tribunale per un incontro informale con il giudice che seguiva la sua causa. L'aveva voluta vedere di persona e parlare un po' con lei, anche perché l'avvocato gli aveva accennato alla sua volontà di richiedere l'affidamento insieme a Nives.

«Professore, Valentini è in ritar-» provò a dire Marco, un loro compagno di classe, ma Zaccaria lo strattonò per il colletto della maglietta prima che potesse finire la frase.

Clizia e Viola lo guardarono sconcertate, come anche il resto della loro classe. Zaccaria Nardi che difendeva la sua nemesi era una vera novità. Calò il silenzio in palestra, tutti spostavano lo sguardo dal loro rappresentante alla ragazza silenziosa, vittima dei bulletti che trovavano sempre un pretesto per prenderla il giro. Nessuno si capacitava di quanto successo, ma una cosa era sicura: se Zaccaria aveva deciso che Clizia non dovesse essere più presa di mira, nessuno si sarebbe permesso.

«Non mi rispondi per l'intero weekend, arrivi in ritardo a lezione e ora... sbaglio o Zaccaria Nardi ti ha appena parato il culo? Clizia mi sa che dobbiamo parlare.» Le sussurrò l'amica all'orecchio, mentre lei si legava i capelli in una coda scombinata.

«Ti spiego tutto dopo, ora fa' silenzio!» L'ammonì, sostenendo lo sguardo di Zaccaria, che non aveva smesso un attimo di guardarla con il solito ghigno malizioso.

Il professore completò l'appello e ordinò ai suoi studenti di iniziare il riscaldamento con un paio di giri di campo. Viola affiancò immediatamente Clizia in cerca di spiegazioni. In quel lunedì mattina tutto era cambiato, il loro ruolo di emarginate di classe era finito nel momento in cui il ragazzo più popolare della scuola aveva difeso la sua migliore amica.

«Non ti ho risposta perché ho lasciato il telefono in casa famiglia. Venerdì sono scappata, Viola. Non ne potevo più.»

«Cos'hai fatto? E dove sei stata?» Viola per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, ma Clizia l'afferrò per non farle perdere l'equilibrio.

«Abbassa la voce e sta' attenta che oggi abbiamo anche tirato troppo l'attenzione. Sono stata dal mio avvocato. Lui e la sua compagna mi hanno accolta per tutto il fine settimana. Mi hanno anche chiesto se avessi piacere nell'andare a vivere con loro. Vogliono chiedere il mio affidamento.» Le disse con un'entusiasmante sorriso sulle labbra.

Erano poche le volte in cui Clizia era così espressiva, per questo Viola spalanco le labbra, lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato. Per fortuna nessuno la sentì, perché nello stesso momento il professore fischiò la fine della corsa. Dispose di dividersi in coppia per gli esercizi di riscaldamento e quando Clizia si sedette per terra per iniziare gli addominali Zaccaria si presentò davanti a lei, intimando Viola di scegliere un altro compagno di classe.

«Cosa diamine stai facendo, Nardi?» Tentò di rialzarsi ma lui la bloccò per i piedi.

«Vai giù e fai l'esercizio che già ci stanno fissando tutti.» Le ordinò, guardandosi intorno e ammonendo con lo sguardo i compagni curiosi che cercavano di origliare.

«Mi dici una volta per tutte cosa cavolo vuoi da me?» Gli domandò livida di rabbia, facendo l'esercizio mentre lui l'assisteva.

«Ti ho sentita mentre parlavi con la tua amica. Spero per te che tu abbia risposto di sì a Stefano e Nives.»

«Certo, mica sono scema.»

«Non l'ho mai pensato.» Sghignazzò, lanciandole uno sguardo furtivo.

«Mi dici perché mi hai difesa con Marco? Non ce n'era bisogno e hai attirato troppo l'attenzione.» Lo ammonì infastidita.

La teoria dei numeri dispariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora