7.

59 17 6
                                    

La casa di Sveva Nardi e Falco Fieramonti era una grande villetta moderna, livellata su due piani e circondata da un ampio spazio verde. Accanto ad essa c'era una piccola dependance adibita a mini appartamento per Zaccaria. Falco lo aveva costruito qualche anno prima, quando il fratello di sua moglie aveva iniziato a manifestare la volontà di un'indipendenza tutta sua. Clizia rimase stupita, era molto curiosa di vedere il rifugio del suo compagno di classe, ma non avrebbe mai osato visitarlo senza il permesso del proprietario.

«Zack non c'è, ma se hai voglia di vederla vai pure.» la invitò Sveva, che aveva colto appieno il desiderio della sua giovane ospite.

Clizia si voltò di scatto. Era stata colta di sorpresa. «Davvero? Non credi gli darà fastidio?» chiese incerta, con le gote arrossate per l'imbarazzo.

«Nah!» esclamò Sveva scuotendo la testa «Fino a prova contraria la proprietaria sono io e tu puoi tranquillamente fare come se fossi a casa tua.»

«Allora vado, grazie.» annuì, prima di incamminarsi verso la dependance.

La portafinestra era aperta, Clizia si addentrò e rimase folgorata dai colori vivaci che ricoprivano quelle mura. L'arredamento era totalmente diverso da quello della casa principale: si trattava di uno stile giovanile, fatto apposta per un diciannovenne, ma non uno qualsiasi. Quel piccolo appartamento era di Zaccaria Nardi e lo si capiva da ogni angolo. Non lo conosceva così bene, ma sapeva della sua passione per la boxe e quella stanza era tappezzata di poster, medaglie e guantoni appesi in ogni dove. Lui era anche un grande tifoso della Roma: c'erano i gadget della squadra dappertutto. Sapeva pure del suo interesse per i tatuaggi (dopotutto ne era ricoperto) e i disegni tribali appesi alle pareti ne erano la prova. Improvvisamente si sentì di troppo in quello spazio così intimo, lei non avrebbe mai voluto che qualcuno entrasse nella sua stanza, un posto che raccontava molto di una persona e che reputava il suo porto sicuro. Così, d'istinto, gli mandò un messaggio:

Da Clizia:

Quanto ti incazzeresti se ti dicessi che sono in camera tua?

La risposta arrivò dopo un paio di minuti. Zaccaria aveva appena concluso gli allenamenti, non sarebbe tornato a casa perché aveva in programma di andare a cena con i compagni di palestra e i loro allenatori.

Da Zaccaria:

Cosa ti fa pensare che mi incazzerei a priori? Piuttosto ti direi di fare attenzione a Biscotto 🍪

«Biscotto?» Clizia lesse il messaggio prima di distogliere lo sguardo dal cellulare e rendersi conto che la massa di pelo accumulata ai piedi del letto matrimoniale non corrispondeva ad un bizzarro tappeto color crema bensì ad un Golden Retriever, ch'era steso a quattro di bastoni e ora la guardava con un'espressione curiosa mentre scodinzolava.

«Ah ma sei tu Biscotto!» Esclamò con un sorriso tutto denti, accovacciandosi per fargli le carezze.

Il cane saltò sulle zampe per farle le feste e Clizia ne approfittò per scattarsi un selfie da mandare al padrone.

Da Clizia:

*foto*

Tutto ok. Io e Biscotto stiamo facendo amicizia 🐶

Zaccaria sorrise ingenuamente, attirando l'attenzione del suo istruttore. «È la tua ragazza?»

«Cosa? No!» Sbottò, ritraendo immediatamente il telefono.

«Ehi, ehi, ho fatto solo una domanda, non ti scaldare così. Ti farebbe bene avere qualcuno, saresti concentrato per le prossime gare. Sei un po' distratto ultimamente.»

La teoria dei numeri dispariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora