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«Clizia, adesso tocca a te! Non puoi più sottrarti.» Esclamò Stella con un furbo sorrisetto sulle labbra «Neanche Viola può salvarti più, è appena uscita dopo quattordici minuti di fuoco» ridacchiò lanciando uno sguardo in direzione di Viola e Marco «Tutto bene ragazzi? Volete una stanza?»

«Vieni, ti accompagno io.» Si propose Mattia, tenendo la porta dello scantinato aperta per Clizia.

Stella gli passò una benda prima di raccomandarsi «Un nodo bello stretto, assicurati che non veda.»

Da Viola a Zaccaria:

È arrivato il suo turno, noi non possiamo fare più nulla. Sarà meglio che tu ti faccia vedere nei prossimi 30 secondi o giuro su Clizia che ti ammazzo con le mie mani.

«È tutto buio, non vedo nulla...» borbottò Clizia, scendendo i primi gradini verso il seminterrato.

«Stai tranquilla, sono proprio dietro di te.» La rassicurò Mattia e lei scoppiò a ridere.

«Scusami... è che sembra così principesco.» Ironizzò ancora divertita.

«Perché, tu non meriti questo trattamento, principessa?» Le domandò in tono eccessivamente smielato.

Clizia scosse la testa prima di girarsi e prendergli la benda dalle mani «No Matti, io non sono una principessa. Io sono una strega!» Mormorò guardandolo con un'espressione maliziosa. Gli fece un'occhiolino e prese posto su un panchetto rialzato, si legò il tessuto dietro la testa, coprendosi per bene gli occhi e infine voltò nuovamente la testa nella sua direzione «Ci vediamo dopo.»

«O tra poco, chissà.» Ridacchiò lui risalendo le scale.

Clizia rimase da sola, lo intuì dal rumore della porta che si chiudeva. Dire di non essere agitata sarebbe stato come mentire a sé stessa. Lo era e anche parecchio ma cercò di godersi quegli attimi di assoluta solitudine. Si chiedeva chi sarebbe sceso, lo avrebbe riconosciuto? Non lo sapeva, ma era davvero elettrizzata all'idea. Sicuramente non sarebbe stato come per Viola, lei era stata fortunata con Marco. Quei due avevano palesemente limonato per un quarto d'ora e Clizia era contenta per la sua migliore amica.

Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto quando sentì un rumore, la porta dello scantinato era stata aperta e richiusa a chiave l'attimo dopo. Chiunque fosse entrato sembrava avesse una certa fretta perché scese le scale velocemente, fermandosi solo alla vista di Clizia che, ancora bendata, si era girata.

«Ciao? C'è qualcuno?» Chiese prima di rendersi conto di quanto stupida fosse quella domanda «Ma sì, certo che c'è qualcuno... Solo che tu non puoi parlare e io devo svelare la tua identità.» sorrise nervosa. Non credeva che potesse essere così difficile dover parlare con qualcuno che non poteva vedere e neanche risponderla «Okay allora, prima che tu faccia qualsiasi cosa devo dirti che non amo particolarmente il contatto fisico. Quindi se gentilmente potresti ridurlo al minimo te ne sarei grata.»

Dall'altra parte ci fu silenzio ovviamente ma Clizia giurò di aver sentito una risatina. Uno spostamento d'aria le fece intendere che il ragazzo misterioso si era avvicinato e ora era proprio di fronte a lei. Alzò il viso cercando di affinare gli altri sensi ma lui le sfilò il cappello a punta dalla testa, costringendola ad abbassare il capo nuovamente.

«Che cosa stai facendo?» domandò sorpresa quando lui le adagiò il cappello sulle gambe. Clizia sentì una lieve pressione delle mani dello sconosciuto che si reggeva su di lei attraverso il copricapo. «Oh, per non toccarmi direttamente. Grazie, è gentile da parte tua.» abbozzò un sorriso confortata.

Sollevò nuovamente il capo in attesa della prossima mossa e si immobilizzò nel sentire la punta del suo naso accarezzata delicatamente da quella dell'estraneo. Aveva forse intenzione di baciarla? Non ne aveva idea e quel risvolto era del tutto inaspettato. Sarebbe stato il suo primo bacio e non era sicura di volerlo fare in una circostanza simile. Tuttavia Clizia non riuscì a pronunciare una sola sillaba, quella dolce coccola la distraeva dai suoi pensieri, soprattutto dai suoi limiti.

La teoria dei numeri dispariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora