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Il mattino seguente Clizia si svegliò nel suo letto tra una pila di morbidi cuscini. Era sola, la stanza era buia e regnava un silenzio assoluto. Si alzò di mezzo busto sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, non era abituata a fare le ore piccole e ancor meno a svegliarsi all'ora di pranzo. Restò ferma qualche secondo ricollegando tutti gli eventi della sera precedente e non riuscì a mascherare un sorrisetto. Ancora sentiva le farfalle allo stomaco per quel bacio da sogno. Guardò poi il divanetto su cui si era addormentata e si chiese se fosse stato Zaccaria a riportarla a letto, pensò soprattutto a dove fosse finito. Il cuore prese a batterle veloce nel petto e non per il ricordo della notte passata, bensì per un'ombra che sbucò da sotto le coperte facendola urlare di terrore.

«Ah ah, beccata! Dovresti vedere la tua faccia, ora dovrai dirmi il tuo segreto.» Zaccaria scoppiò in una fragorosa risata tenendosi la pancia e sfilandosi dal viso la maschera di Ghostface.

Clizia, con ancora il cuore il gola, lo trucidò con lo sguardo alzandosi in piedi sul letto per colpirlo in una serie di goffi ceffoni. «Deficiente. Cretino. Imbecille. Stronzo che non sei altro. Potevi farmi venire un infarto, ma cosa diamine ti passa per la testa? Sorprendermi appena sveglia in questo modo, ma cosa ti dice il cervello?» Gli sbraitò contro, nonostante le continue grasse risate del suo compagno di classe.

In una mossa fulminea le afferrò la caviglia e lei perse l'equilibrio cadendo maldestramente sul materasso. Clizia si riprese immediatamente dall'impatto mettendosi seduta e incrociando le braccia al petto in un'espressione infervorata.

«Ti sei fatta male?» Le chiese preoccupato con ancora un sorrisetto ironico stampato in viso.

«No Nardi, non mi sono fatta male ma sono incazzata da morire. Hai perso la tua scommessa stanotte, non puoi trovare stratagemmi stupidi per impedirmi di venire a vederti agli allenamenti.» Tentò di mantenere un tono duro ma l'espressione infantile sul volto del suo compagno di classe lo rendeva decisamente difficile. Sembrava un bambino per come si comportasse certe volte ma ormai si stava abituando a quel lato giocherellone. Un po' di spensieratezza avrebbe fatto bene al loro rapporto altalenante.

«No, ma non era per questo. Sono un uomo di parola, verrai a vedermi ma ora ti tocca dirmi cos'è successo ieri sera.»

«Uomo di parola, pff.» Lo scrutò dall'alto al basso sardonica prima di tirare un sospiro sconfitta sotto il suo sguardo incuriosito «Okay, ho giocato a quello stupido gioco e ho baciato qualcuno.»

«Chi?» Domandò lui indagatore.

«Non lo so, ero bendata. Sicuramente non era Mancini, per fortuna.»

«Non hai nemmeno un sospetto?»

«No» mentì lei assumendo una falsa espressione disinteressata.

«E non sei curiosa?»

«Perché dovrei esserlo? Ho diciassette anni sai quanti altri ragazzi ancora bacerò nella mia vita?» Si pentì amaramente di quell'ultima frase perché lui alzò un sopracciglio prima di chiederle:

«È stato il tuo primo bacio, Clizia?»

Fortunatamente venne salvata dal suono del trillo del forno che distolse entrambi da quella domanda. Zaccaria si alzò di fretta per correre in cucina e lei lo seguì curiosa, venendo inebriata da un buon odore di dolce.

«Nardi ma non c'è nessuno in casa?»

«No, Nives, Stefano e Gioia sono andati in campagna con Diego. Hanno lasciato un bigliettino sul tavolo.» Rispose distrattamente lui, estraendo una teglia fumante di cornetti ammaccati dal forno «Dannazione, si sono rovinati.»

«Li hai fatti tu?» Chiese stupita prendendo posto su uno sgabello proprio di fronte a lui, che adesso stava sventolando un panno per scacciare il fumo e raffreddare i croissant bollenti.

La teoria dei numeri dispariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora