Capitolo 3: Pranzi inaspettati

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ELENA

Preparare il pranzo con qualcuno in casa, soprattutto con qualcuno come Lando Norris, era surreale. Ancora mi chiedevo come fossimo arrivati a questo punto. Mi voltai per un attimo a guardarlo, seduto al tavolo, che sembrava ancora un po' stordito ma finalmente più lucido dopo la doccia. Cercai di concentrarmi sui dettagli pratici: il sugo che bolliva piano, la pasta da scolare, l'olio d'oliva da aggiungere all'ultimo momento.

Quando mi svegliai quella mattina, non avrei mai immaginato di ritrovarmi a cucinare per un pilota di Formula 1. Eppure, eccoci qui. Il mio appartamento, di solito così tranquillo, sembrava in qualche modo diverso, quasi come se la presenza di Lando avesse cambiato l'energia dell'intero spazio.

Versai la pasta nel colapasta e poi la rimisi nella pentola, aggiungendo il sugo che avevo preparato. Mentre mescolavo, i miei pensieri vagavano verso la sera precedente. Ricordavo chiaramente la rissa, la confusione, la preoccupazione che avevo provato vedendo Lando ferito e ubriaco. Non avevo avuto esitazioni nel portarlo a casa mia, ma adesso mi chiedevo cosa stesse pensando lui di tutto questo.

"È pronto," dissi, cercando di mantenere il tono leggero mentre portavo la pentola sul tavolo e cominciavo a servire la pasta nei piatti. "Spero ti piaccia."

Lando mi sorrise, sembrava sinceramente grato. "Sono sicuro che sarà buonissima. Grazie, davvero, Elena."

Gli risposi con un cenno e ci sedemmo a tavola. Per qualche istante ci fu solo il rumore delle forchette e dei piatti, un silenzio che non era scomodo, ma carico di domande non dette. Decisi di rompere il ghiaccio.

"Allora..." iniziai, cercando di trovare le parole giuste, "immagino che tu non ti ricordi molto della serata di ieri?"

Lui scosse la testa, posando la forchetta. "Ricordo qualche pezzo, ma... la maggior parte è un po' confusa. Mi dispiace per... insomma, tutto."

Scrollai le spalle, cercando di rassicurarlo. "Non devi scusarti, non è la prima volta che vedo qualcuno in condizioni peggiori delle tue. E poi, sei stato abbastanza tranquillo. Poteva andare molto peggio."

Lando annuì, ma il suo sguardo era ancora perplesso. "Mi sento comunque in debito con te. Non è una situazione normale per me... svegliarmi in un appartamento sconosciuto."

Sorrisi leggermente. "Neanche per me è normale ospitare sconosciuti, ma credo che entrambi possiamo dire che è stata una situazione... inusuale. Non devi sentirti in debito, davvero."

Passarono alcuni secondi prima che Lando alzasse gli occhi verso di me, come se stesse riflettendo su cosa dire. "Non so cosa mi sia preso ieri sera. Di solito non perdo il controllo in quel modo. Forse è stato lo stress... o forse semplicemente una brutta combinazione di fattori."

"Succede a tutti," risposi con un tono di voce che voleva essere incoraggiante. "Le serate possono sfuggire di mano, ma l'importante è che tu stia bene ora."

Continuammo a mangiare, questa volta con più tranquillità. Sentivo che Lando stava gradualmente rilassandosi, lasciando andare la tensione che inizialmente aveva. Anche io mi stavo abituando alla sua presenza. Dopo tutto, dietro alla celebrità, sembrava essere semplicemente un ragazzo che aveva avuto una brutta serata.

Quando finimmo di mangiare, Lando si offrì di aiutarmi a sparecchiare. "Posso almeno lavare i piatti?" chiese con un sorriso che pareva quasi un'implorazione.

Lo guardai per un momento, divertita dalla sua insistenza. "Va bene, li laviamo insieme," risposi alla fine, cedendo. Non era una questione di cortesia, ma piuttosto di voler mantenere un'atmosfera rilassata. Dopo tutto, non c'era niente di più normale e umano che lavare i piatti insieme dopo un pasto.

Mentre stavamo lì, fianco a fianco, il suono dell'acqua corrente e il tintinnio dei piatti erano quasi rassicuranti. Era una scena ordinaria, eppure mi sembrava così stranamente intima. Parlare con Lando era facile, naturale. Nonostante la sua fama, mi rendevo conto che, in quel momento, stavamo condividendo qualcosa di semplice e genuino.

"E ora?" chiese lui una volta che l'ultimo piatto fu asciugato e riposto. "Cosa succede dopo?"

Lo guardai, riflettendo sulla sua domanda. "Non lo so," risposi con sincerità. "Ma direi che forse dovresti tornare a casa e riposarti davvero. La sbornia ti passerà del tutto tra qualche ora, e domani sarà un nuovo giorno."

Lui annuì lentamente, quasi riluttante. "Sì, hai ragione. Ma mi piacerebbe ricambiare il favore in qualche modo, per quanto mi hai aiutato."

Sorrisi, un po' sorpresa dalla sua offerta. "Non è necessario, davvero. Ma se insisti, magari un caffè, un giorno di questi. Così, per chiacchierare."

Lando sembrò apprezzare la mia proposta, e il suo sorriso si fece più aperto. "Mi piacerebbe. Consideralo un appuntamento."

Sorrisi di rimando, un po' divertita dalla piega che stava prendendo la situazione. "Allora a presto, Lando."

Lo accompagnai alla porta, dove ci salutammo con un ultimo scambio di sguardi complici. Chiudendo la porta alle sue spalle, non potei fare a meno di chiedermi dove ci avrebbe portato quel caffè. Ma per ora, mi accontentavo di aver trasformato una situazione strana e imbarazzante in qualcosa di più semplice, umano e, forse, persino piacevole.

Amore sotto i riflettori // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora