Capitolo 14

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POV ELENA

Entriamo nella sala colazione e sento immediatamente il peso della notte insonne. Avevo passato ore sui libri a studiare, cercando di memorizzare formule e nozioni, ma ora tutto ciò che desidero è una tazza di caffè forte e un po' di pace. Tuttavia, con le altre ragazze presenti, pace è l'ultima cosa che riesco a sentire.

Alex, Kika e Rebecca sono sedute al tavolo con Pierre, Charles e Carlos. Sono bellissime, eleganti, e sembrano così a loro agio. Io, invece, mi sento piccola, fuori posto. Loro sono delle modelle, con una sicurezza che non posso neanche fingere di avere. Anche la mia felpa sgualcita e i jeans sbiaditi sembrano sottolineare il divario tra noi.

Lando è accanto a me, sorridente e rilassato come sempre. Sembra non avere mai un momento di dubbio o insicurezza, e mi chiedo come faccia.
"Buongiorno, mate. Bella serata ieri?" Chiese Carlos.
"Buongiorno a te," rispose Lando "Sì, serata tranquilla. E voi?"

Mentre ci sediamo, scambio qualche saluto con gli altri, cercando di sembrare meno nervosa di quanto mi senta.
"Normale," intervenne Pierre, con un sorriso divertito. "Ma abbiamo visto qualche foto di voi due in giro... state bene insieme."

"Ok, ragazzi" disse Carlos, alzandosi e rivolgendosi a noi uomini, "perché non facciamo i gentiluomini e prendiamo noi la colazione per tutte?"

Lando si alza lasciandomi lì, da sola con loro. Vorrei fermarlo, trattenerlo, ma sarebbe troppo evidente. Così, lo guardo allontanarsi, sentendo il nodo alla gola stringersi ancora di più.

Appena lui è abbastanza lontano, le ragazze si voltano verso di me.

"Allora, com'è andata ieri sera?" chiede Rebecca, sorridendomi con curiosità.

Cerco di sembrare tranquilla, ma il mio cuore accelera. "Bene," rispondo con noncuranza. "Abbiamo parlato un po', niente di speciale."

Kika alza un sopracciglio, divertita. "Davvero? Sembra che vi siate divertiti parecchio. Non si vede spesso Lando così... rilassato."

Non so se stanno cercando di mettermi a mio agio o di sondare quanto c'è di vero nella storia che stiamo raccontando. "È un ragazzo simpatico," dico con un mezzo sorriso, sperando che basti per chiudere l'argomento.

Per fortuna, Lando torna al tavolo in quel momento, portando con sé un piatto colmo di cibo. Si siede accanto a me, appoggiandosi con fare disinvolto.
"Grazie," dissi piano.

"Forse non sono bravo con gli esami," dice con un sorriso rivolto a me, "ma almeno so scegliere una buona colazione."

Sorrido, sentendomi per un attimo più leggera. Poi, però, Kika si intromette di nuovo. "Esami? Quali esami?"

Lando si sistema meglio sulla sedia e risponde prima che io possa dire qualcosa. "Elena sta studiando per diventare medico, e tra poco ha un esane" annuncia con un tono fiero, come se stesse parlando di qualcosa di incredibile.

Tutti mi guardano, e sento il calore salire alle guance. Non mi piace essere al centro dell'attenzione, ma il modo in cui lo dice... non so, c'è qualcosa di genuino, quasi protettivo.

"Medico, davvero?" chiede Rebecca, chiaramente sorpresa.

Annuisco, cercando di sembrare disinvolta. "Sì, ci sto lavorando."

Pierre sorride. "Non è da tutti avere ambizioni così grandi. Complimenti!"

Anche Carlos annuisce. "Sembra che Lando abbia trovato qualcuno di veramente speciale."

La battuta mi mette un po' a disagio, ma non posso permettermi di mostrarlo. Lancio un'occhiata a Lando, che sorride con la tranquillità di chi ha tutto sotto controllo.

"Sì," aggiunge lui, senza perdere un colpo. "È incredibile quanto Elena sia determinata. Ieri sera, quando mi parlava dei suoi studi, mi sono reso conto di quanto sia tosta."

Non so se lo sta dicendo per rendere credibile la nostra storia o perché lo pensi davvero, ma mi colpisce.

Le ragazze sorridono, e per la prima volta mi sembra che stiano cercando di includermi. "Deve essere difficile," dice Alex. "Ma sembri il tipo che non si arrende facilmente."

"Faccio del mio meglio," rispondo, finalmente sentendomi un po' più a mio agio.

Kika si sporge in avanti, curiosa. "Ma voi due... come vi siete conosciuti?"

Sento un brivido di disagio, ma Lando si affretta a rispondere prima di me. "Ah, è una storia memorabile," dice, con quel tono che sembra sempre nascondere qualcosa.

Alex inclina la testa, interessata. "Memorabile quanto?"

Lui sorride con aria innocente. "Ero un po'... fuori fase, diciamo."

"Ubriaco," lo correggo, alzando un sopracciglio.

"Okay, va bene, ero ubriaco," ammette lui, fingendo di arrendersi. "Ed è finita che ho avuto un piccolo incidente diplomatico."

"Incidente diplomatico?" Pierre ridacchia. "Parli di quella volta che ti sei beccato un pugno?"

"Non è stata colpa mia!" replica Lando, alzando le mani. "Era uno di quei tipi che si credono i padroni del mondo. Io stavo solo cercando di divertirmi."

"Divertirti? Hai finito con un taglio sopra il sopracciglio e un labbro spaccato," lo correggo, incrociando le braccia.

Rebecca, visibilmente divertita, si rivolge a me. "E tu che c'entri?"

"Stavo festeggiando il compleanno di un amico di mio fratello," spiego, cercando di mantenere un tono neutro. "Ero lì per passare una serata tranquilla, quando improvvisamente sento delle urla. Mi avvicino e trovo questo disastro."

"Disastro?" Lando si finge offeso, ma ha il sorriso stampato in faccia.

"Tu, con il sangue che ti colava dal viso e un sorriso idiota? Sì, un disastro," ribatto. "L'ho portato fuori dal locale e l'ho medicato con quello che avevo a disposizione."

"Ah, la cavalleria al femminile," commenta Carlos, divertito.

"Non direi," replico. "Era l'unico modo per evitare che combinasse ulteriori guai e non chiamassero la polizia."

"Poi cosa è successo?" chiede Alex, curiosa.

"Lui insisteva che poteva guidare," continuo, guardando Lando con occhi severi. "Ovviamente non era in grado, quindi gli ho tolto le chiavi della macchina."

"Non ricordo questa parte," interviene lui, cercando di giustificarsi.

"Non mi sorprende, visto che ti sei addormentato nel parcheggio prima ancora di dirmi dove abitavi," ribatto.

"Allora che hai fatto?" domanda Rebecca, trattenendo una risata.

"Non avevo scelta," rispondo. "L'ho portato a casa mia. Non volevo lasciarlo lì, ma non avevo nemmeno intenzione di passare tutta la notte con lui."

"Mi hai messo nella stanza degli ospiti," ricorda Lando, con un sorriso. "E mi sono svegliato... all'ora di pranzo."

"Sì, e ti ho trovato mezzo intontito in cucina mentre cercavi di capire dove fossi," aggiungo, scuotendo la testa. "Alla fine, visto che non mi lasciavi andare, ti ho fatto un piatto di pasta col sugo."

"Ecco perché mi sono innamorato," esclama lui, con aria teatrale. "Era una pasta fantastica."

"Non dire sciocchezze," ribatto, cercando di mantenere il controllo. "Era solo una cosa veloce perché dovevo uscire."

"Ma il sugo aveva qualcosa di speciale," insiste, facendo ridere tutti. "Mi hai conquistato così."

"Smettila," taglio corto, ma sento un lieve rossore salirle alle guance. "Non volevo lasciarti lì da solo a svenire di nuovo, tutto qui."

Carlos ride. "Lando, sei davvero un caso disperato."

"Un caso disperato, ma fortunato," ribatte lui, con aria soddisfatta.

La conversazione si sposta su altri argomenti, e mi rilasso un po'. Anche se so che tutto questo è solo una finzione, c'è qualcosa di rassicurante nel modo in cui Lando riesce a rendere tutto più semplice. Anche se, dentro di me, continuo a chiedermi quanto tempo riusciremo a mantenere questa messinscena senza che qualcuno inizi a sospettare la verità.

Amore sotto i riflettori // Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora