POV LANDO
Sono le 10:30, e il sole splende alto sul paddock mentre guido verso l’ingresso. Il mio occhio scivola di lato su Elena, seduta accanto a me. Tiene le mani intrecciate in grembo, le dita che si muovono nervosamente. Non è difficile capire cosa stia pensando: il caos, le telecamere, le persone. È tutto troppo distante dal suo mondo fatto di libri, lezioni e silenzi studiati.
"Va tutto bene?" le chiedo con un tono morbido, staccando per un momento lo sguardo dalla strada per guardarla.
Lei mi lancia un’occhiata incerta, mordendosi appena il labbro. "Non lo so, Lando. Non sono sicura di essere pronta per questo. Tutte quelle persone… non voglio fare brutte figure."
Sorrido, parcheggiando l’auto accanto all’ingresso principale del paddock. "Elena, rilassati. Nessuno farà caso a niente, e poi sei con me. Non ti lascerò sola."
Sembra un po’ più calma, ma so che c’è ancora una parte di lei che vorrebbe girarsi e correre via. Prima che possa pensarci troppo, scendo dall’auto e le apro la portiera. Un gesto semplice, ma so che conta.
Lei mi guarda sorpresa per un momento, poi sorride appena e accetta la mia mano per scendere. "Sei troppo galante per essere vero," mormora, ma il tono leggero mi fa capire che si sta rilassando.
"Solo con le persone speciali," ribatto, strizzandole l’occhio.
Entriamo nel paddock mano nella mano. Non è una cosa che faccio spesso, ma con Elena voglio che sia chiaro: è con me, e non ho nulla da nascondere. I nostri passi si dirigono decisi verso l’hospitality McLaren. Lei guarda intorno, un po’ affascinata, un po’ sopraffatta dal via vai di meccanici, ingegneri e giornalisti.
"Non ti preoccupare, funziona sempre così," dico sottovoce, stringendole la mano per rassicurarla.
Non facciamo in tempo a entrare nell’hospitality che Oscar mi intercetta, alzando una mano in segno di saluto. "Lando, finalmente. Hanno anticipato la riunione. Ti stanno aspettando."
Sospiro internamente. È sempre così nei weekend di gara: un caos organizzato. Guardo Elena, esitante, ma lei mi dà un piccolo cenno. "Vai," dice piano, cercando di sembrare sicura.
"Ci vediamo tra poco," le dico, sfiorandole la guancia con un gesto veloce. Poi la lascio nelle mani attente dello staff McLaren, mentre Oscar mi trascina verso la sala riunioni.
Mentre cammino via, non riesco a evitare di voltarmi per un attimo. Lei è lì, ferma, ma già immersa nell’atmosfera di quel mondo così distante dal suo. So che ce la farà, perché Elena è più forte di quanto creda. E io sono pronto a ricordarglielo ogni volta che ne avrà bisogno.
La riunione è durata più del previsto. Strategie, regolazioni, simulazioni… il solito flusso di dati e decisioni che scandisce ogni weekend di gara. Quando finalmente esco dalla sala, la mia prima preoccupazione è Elena.
Non l’ho lasciata sola per troppo tempo, vero?
Mi faccio largo nell’hospitality, ma non la vedo. Cerco con lo sguardo tra il via vai di tecnici e membri del team, ma nulla. Un piccolo nodo d’ansia si stringe nel petto. E se si fosse sentita a disagio?
"Hey, Jack," chiedo a uno dei meccanici, che sta chiacchierando vicino al bancone del caffè. "Hai visto la ragazza che era con me?"
Lui mi indica con il pollice un angolo più tranquillo dell’hospitality. "Sì, è lì su quel divanetto. Mi sembra concentrata su qualcosa."
Ringrazio con un cenno e mi dirigo verso il punto indicato. La trovo lì, esattamente come Jack aveva detto: seduta su un divanetto, con il suo iPad sulle ginocchia e lo sguardo fisso sullo schermo. Le dita scorrono leggere, alternando appunti e pagine di testo. Sembra completamente immersa nel suo mondo.
Per un momento, mi fermo a guardarla. È incredibile come riesca a trovare calma e focus in mezzo a tutto questo caos. È uno dei motivi per cui mi affascina: il modo in cui non si lascia distrarre dalle cose superflue, mantenendo sempre lo sguardo sul suo obiettivo.
Mi avvicino piano, cercando di non disturbarla, ma lei alza lo sguardo appena percepisce la mia presenza.
"Sei tornato," dice con un sorriso lieve, togliendosi un auricolare dall’orecchio.
"Pensavo di trovarti in preda al panico," scherzo, sedendomi accanto a lei. "Invece sei qui, super concentrata come sempre."
Lei alza un sopracciglio. "Hai sottovalutato la mia capacità di adattamento?"
Sorrido, appoggiando un braccio sullo schienale del divanetto. "Mai. Ma devo dire che è bello vederti così a tuo agio."
"Non è poi così diverso da una biblioteca affollata," risponde, chiudendo l’iPad. "Solo che qui il rumore è fatto di motori e gente che parla di gomme."
Ridiamo entrambi. È incredibile quanto riesca a mettermi a mio agio con una semplice battuta. In quel momento, tutto il resto – le riunioni, la pressione della gara, le aspettative – sembra meno importante.
Dopo qualche minuto, il mio performance coach, Mike, viene a cercarmi. "Lando, è ora di iniziare il riscaldamento."
Annuisco, alzandomi dal divanetto. "Mi porto via Elena, così non si annoia troppo," aggiungo, strizzandole l’occhio.
Mike ride. "Beh, se vuole unirsi a noi, perché no?"
Mi giro verso di lei. "Ti va? Può essere interessante."
Elena sembra incerta per un momento, poi annuisce con un sorriso. "Perché no. Non ho mai visto questa parte del lavoro."
La conduco nell’area dedicata al riscaldamento. È una stanza spaziosa, con tappetini, pesi e attrezzature per lo stretching. Mike mi passa un elastico e cominciamo con degli esercizi di mobilità per preparare le spalle e il collo, mentre Elena osserva in silenzio, curiosa.
"Quindi, Elena," inizia Mike con un tono leggero, "come riesci a sopportare questo ragazzo? Non è troppo difficile da gestire?"
Lei ride, lanciandomi uno sguardo malizioso. "Diciamo che ha i suoi momenti. Ma me la cavo."
"Momenti?!" esclamo, fingendomi offeso. "Io sono un angelo."
Mike scuote la testa ridendo. "Sì, certo. Un angelo con un debole per le battute pessime."
"Non ascoltarlo," ribatto, afferrando un peso per iniziare un esercizio. "È solo geloso perché non riesce a farmi fare stretching come si deve."
"Sei tu che ti lamenti ogni volta," ribatte lui, ridacchiando. "Elena, dovresti vedermi. Sono praticamente un santo a sopportarlo."
Elena ride di gusto. "Mi sembra che tu abbia un lavoro difficile, Mike. Davvero."
La conversazione prosegue tra battute e risate, creando un’atmosfera leggera e rilassata. Anche durante un weekend di gara, riesco a sentirmi a mio agio con lei vicino.
Quando ormai è quasi ora di entrare in macchina, Mike si ferma e mi dà un’occhiata divertita, abbassando un po’ la voce. "Devo dire, Lando, che hai scelto bene. È una ragazza simpatica, bella e sembra anche parecchio intelligente."
Sorrido appena, ma faccio finta di nulla. Decido di giocare con Mike, fingendo di essere geloso.
"Occhio, amico," dico, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia. "Ti ricordo che lei è qui con me."
Mike scoppia a ridere, alzando le mani in segno di resa. "Tranquillo, Norris. Non mi metto tra te e la tua ragazza."
"Sarà meglio," ribatto con un sorriso divertito.
Sistemo i guanti e mi preparo mentalmente. So che è il momento di concentrarmi, ma un’ultima occhiata a Elena mi ricorda che, qualsiasi cosa accada, oggi ho un motivo in più per dare il massimo.
Angolo autrice
Eccoci al capitolo 15! Grazie a chi sta seguendo la storia, siete fantastici. Non scrivo spesso qui, ma volevo sapere: come vi sembra finora? Fatemi sapere nei commenti, adoro leggere le vostre opinioni!
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Amore sotto i riflettori // Lando Norris
FanfictionQuando l'immagine di Lando Norris, pilota di Formula Uno, viene minacciata da scandali, la sua squadra di PR propone a Elena Harrison, una giovane studentessa di medicina, di fingere una relazione romantica con lui per risollevare la sua reputazione...