Damon's pov
Lui aspettava seduto sulla panca dell'ambulanza, mentre medici e infermieri correvano avanti e indietro con barelle e corpi ustionati. Ben presto Damon capì che si trattava di una bambina, l'urlo che aveva sentito era di una piccola bimba di nome Annie. Almeno credeva. La piccola era in macchina con suo fratello Jonah e la mamma, di cui non avevano pronunciato il nome, ma sapeva che si chiamava signora Lawrence.
A Damon iniziarono a sudare le mani, un fatto che lui odiava! Odiava sudare. Odiava puzzare di sudore. Ecco perché preferiva fare una dieta ferrea che andare in palestra. Anche se i pesi qualche volta gli faceva. Non cardio. Ma i pesi e gli addominali gli piacevano. Fortuna che aveva una costituzione che gli permetteva di essere magro senza dover fare 10km di corsa al giorno. Forse, pensava, era secco anche a causa delle sue lunghe camminate nei boschi o nei grandi giardini. Si forse le passeggiate contribuivano.
Aspetta! Ma a cosa sto pensando? Qui una donna e la sua famiglia stanno rischiando di morire e io penso al perché sono magro? Che egoista che sono! Me ne sto qui seduto a guardare le persone morire! Devo andare ad aiutarli!!
Damon si alzò, determinato, e, con un balzo, scese dall'ambulanza e corse ad aiutare gli infermieri a portare la madre in barella. Era una donna in carne, un po' bassa. Su per giù, sarà stata 155 cm. Indossava stracci al posto di vestiti. Strano, pensò, i signori Lawrence sono molto ricchi.
Scosse il capo per eliminare quei pensieri e salì l'ennesima volta sull'ambulanza per consentire, finalmente, la partenza. Sfrecciarono verso l'ospedale in centro, passando davanti dalla farmacia e davanti ai barboni che involontariamente avevano salvato la vita di quella povera famiglia.
- Grazie.
La signore Lawrence sussurrò quella semplice parola, rivolta a Damon. Lui le sorrise e le strinse forte la mano.
- Mi ringrazierà, quando si sarà ripresa! E' una donna forte. La ammiro.
Damon disse quelle parole guardandola con intensità. Si era affezionato, quella famiglia si voleva così bene, si poteva intuire.
La signora sorrise, cercò di girasi, ma il collare che portava al collo le bloccava il movimento. Poverina.
__
Helena's pov
Helena, prima di andare in camera di sua madre, si fermò a prendere un caffè alla macchinetta.
Si sedette nelle sedie che anticipavano l'entrata al reparto. Era così buio. Chissà perché non tenevano tutte le luci accese, d'altronde era un ospedale, era già triste di suo, lo tenevano anche con la luminosità abbassata, sembrava una catacomba.
Sorseggiò il caffè con la cioccolata che aveva preso, pensando alla mattina. Damon. Il silenzio che c'era stato tra di loro. Lei era scappata, quindi non sapeva dove fosse Damon, o se stesse male.
Gli voleva bene. Era stato così dolce a rispettare la sua privacy. Le ricordava papà. Anche lui era un uomo forte, "l'amore sempre prima di tutto" diceva. Erano uomini. Uomini veri. E a lei piacevano gli uomini veri.
Dopo aver buttato il bicchierino di plastica, che precedentemente aveva contenuto il caffè, Helena si diresse verso la camera di sua mamma. Era il numero 35. L'età che aveva suo padre quando morì.
____
Damon's pov
Finalmente erano arrivati all'ospedale. C'è, "finalmente" per modo di dire. Lui odiava quel posto così cupo e triste, anche se una piccola parte di sé, incastrata da qualche parte infondo al proprio cuore, lo stimava. D'altronde i medici avevano una forza immensa, una determinazione e un sangue freddo che pochi hanno. Quindi,sì, forse un minimo gli piaceva l'ambiente ospedaliero.
![](https://img.wattpad.com/cover/42647144-288-k685937.jpg)
STAI LEGGENDO
At The Sunset
RomanceLui, Damon Salvatore, un ragazzo pieno di problemi, madre in coma e padre alcolizzato, ha solo un desiderio. Un desiderio semplice, ma che lo incasinerà ancor più di prima. Un desiderio che lo metterà di fronte a mille ostacoli, ma che alla fine lo...