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Damon's pov

Continuò a camminare verso casa. Gli dispiaceva così tanto per Helena, lui le voleva troppo bene e lei lo ricambiava così. Erano 4 giorni che non dormiva più di un oretta a notte. Gli unici alimenti che aveva messo nello stomaco erano una barretta energetica, presa alla macchinetta dell'ospedale, e una mela che si era portato dietro come merenda di scuola nel suo zaino. Portava gli stessi vestiti da 5 giorni e le persone lo guardavano male mentre camminava nel viale per tornare a casa. In fondo lui non aveva fatto niente di sbagliato. Lei non aveva proprio capito che quel Jackson Harvey, la voleva solo rimorchiare? O, lei non era tanto lucida essendosi svegliata da poco, o non gli interessava niente di Damon, e le mura si era innalzate nuovamente.

Papà. Quel pensiero gli tornò in mente appena varcò la soglia di casa. Non ci aveva proprio pensato. Chissà cosa aveva mangiato in 5 giorni dato che era sempre Damon che cucinava. Entrò piano, sperando che stesse dormendo almeno poteva farsi una doccia tranquillo e rilassarsi un attimo, se questo era possibile.

- Dove cazzo eri?

Era lì, dietro la porta di cucina, indossava solo i pantaloni. E portava la cintura.

- In ospedale.

Damon parlò molto piano con lo sguardo basso. Lo avrebbe picchiato da un momento all'altro. Non voleva irritarlo ancora di più.

- E con questo? Non me ne frega un emerita minchia. Adesso levati la maglia.

Damon fece per tirarsi su la maglia. La porta era ancora aperta. Mentre le mani tiravano via la maglia logora dalla schiena, qualcuno lo fermò. Delle mani sconosciute.

- Può bastare.

Una voce profonda rispose guardando suo padre negli occhi. Damon lo guardò in faccia. Lo aveva gia visto, ma in quel momento non si ricordava chi era. Troppe emozioni si stavano catapultando nella sua testa.

- E adesso mi porti un tuo amico? Se volete posso picchiarvi alternatamente .

Aveva bevuto l'ira di Dio. Stava sudando e puzzava come dei calzini sporchi lasciati per un mese a ammuffire in un armadietto. Il tizio superò Damon e costrinse suo padre a inginocchiarsi. Ancora Damon non aveva capito com'è che una pattuglia della polizia fosse entrata sfasciando la porta di ingresso e buttando Dam da una parte. Si ritrovò su un divano a osservare la scena.

Un poliziotto afferrò per il braccio suo padre mentre lui si divincolava, con i pantaloni calati. Un altro poliziotto prese al volo la cintura e prese le mani del vecchio legandole insieme con le manette. Con la schiena ricurva il padre di Damon si avviò verso l'uscita bestemmiando.

- Tutto bene?

La voce che parlò si trovava dietro a Damon. Lui si girò, e a quel punto lo riconobbe. William. Il professore di storia europea.

- Scusi, ma lei, c-come ha f-fatto a...

Damon non riuscì a finire la frase, stava balbettando e le lacrime pungevano gli occhi.

- Non ti preoccupare, non sono affari tuoi. Adesso riposati mentre sistemo questo casino che tuo padre ha fatto.

William si avviò verso il centro della casa raccogliendo le varie bottiglie di vetro rotte per terra. Era gentile, pensò Damon, e d'altronde lui aveva veramente bisogno di riposare.

Gli occhi gli si chiusero automaticamente e sprofondò nel sonno in pochissimi istanti.

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Helena's pov

Helena chiuse il cellulare mentre il cuore le batteva a mille. Lei in un collegio? Era rimasta sola. Completamente. Ancora non aveva affrontato l'argomento e questo la rendeva tristissima. Aveva perso tutti quelli che per lei erano più cari. Aveva perso la propria famiglia, Matt, e, persino Damon se ne era andato per colpa sua. Adesso poteva solo piangersi addosso.

"Una nuova Mail"

Il cellulare vibrò sul comodino accanto al letto di ospedale in cui Helena era seduta.

Controllò la mail e incominciò a piangere. La signora con cui aveva precedentemente parlato le aveva mandato tutti i collegi più vicini e economici. Piangeva così forte che lo stomaco le faceva male, stava urlando, si stava strappando i capelli a ciocche. Mentre si disperava, decise che doveva scusarsi, doveva pur esserci qualcuno che la poteva aiutare. E quel qualcuno era senz'altro Damon. Digitò il suo numero ma le rispose la segreteria telefonica, riprovò, due volte, tre volte, quattro volte. Continuando a piangere, lanciò il cellulare verso il muro, pensando che non c'era più nessuno con cui potesse parlare. E nessuna ragione per cui dovesse ancora vivere.

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Scusate l'assenza e il capitolo cortissimo, ma sono al mare e la connessione va e viene. Sono riuscita a trovare un punto dove prende, e sono riuscita a scrivervi questo capitolino. Tra poco torno a casa e tornerò a pubblicare capitoli regolarmente. Scusate ancora.

Comunque, vi è piaciuto? Siamo nel bel mezzo di un disastro vero e proprio. Chi aiuterà Helena? E William, il professore di Damon, che riesce a far arrestare suo padre? Commentate in tante.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto

Tanti kiss

Aggiorno appena posso.

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