2. il ricordo

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"Ci sono ricordi che non appartengono al cuore, ma al sangue. Rimangono incisi come cicatrici invisibili, risuonando dentro di noi ogni volta che il silenzio diventa troppo rumoroso."


«È possibile mai che non sai stare senza cacciarti nei guai?»

Damon non smette di tormentarmi da stamattina. Da quando è successo tutto, non mi ha persa di vista un attimo. Mark, invece, è sparito, e io finalmente sono tornata a casa dopo le ultime lezioni.

Sembrava che questa giornata non finisse mai.

«Lasciala stare. Avrà avuto le sue motivazioni! Vorrei proprio vedere cosa avresti fatto tu al suo posto,» interviene Adam, come al solito pronto a difendermi.

Sempre detto che è il migliore.

«Motivazioni del cazzo» sbotta Damon.

«La vuoi finire?» gli urlo, cercando disperatamente di zittirlo almeno per un minuto.

«No, non la finisco. Sei sempre la solita. Ma come ti viene in mente?!»

«E tu non puoi parlare! Sei sul mio stesso piano, anche tu hai fatto la tua parte!»

«Eh beh, certo! Dovevo starmene a guardare quattro ragazzi che se la prendevano con mia sorella e fare finta di niente?»

«Di sicuro hai peggiorato la situazione! Potevi dire qualcos’altro, non so, magari lasciar stare, ma ovviamente hai dovuto metterci il carico da novanta!»

«Ah, quindi adesso è colpa mia?! E della tua responsabilità del cazzo non ne parliamo? Ma hai qualche neurone che ti funziona in testa?»

«Si può sapere che succede adesso? Perché urlate?!» La voce di mia madre arriva forte e chiara dall’altra stanza.

Cazzo. Lei non deve sapere.

Fulmino Damon con lo sguardo, ma è troppo tardi. Mia madre entra nella stanza con l’espressione di chi non accetterà scuse.

«Quindi?» chiede. «Si può sapere perché litigate sempre? E tu, Ashley, che hai combinato stavolta?»

«Io? Niente!» mi affretto a rispondere, cercando di sembrare innocente. «Te l’ho detto, mamma, questa era la volta buona.... Ho fatto pure amicizia»

Mi lancia un’occhiata sospettosa. Non le sfugge mai niente. «Non mi convinci. Damon?»

Merda. Damon non sa mentire.

«Eh... sai com’è Ashley, mamma. È la persona più antipatica del mondo, ma mantiene sempre la parola. Non è successo niente.»

Lo fisso, incredula. Questo sì che non me lo aspettavo.

«Mh... okay.»

Mi rilasso un po’, ma poi decido di cambiare argomento. «Ma tu non dovevi essere a lavoro?»

Non è mai a casa a quest’ora.

«Ashley, dovresti sapere che ho il tuo stesso carattere.»

Oh no. Non di nuovo.

«Hai perso il lavoro?» domanda Adam, subito preoccupato.

«Sapete che lavoro...lavoravo in un bar pieno di vecchi perversi. Alla lunga, non ce la facevo più.»

Io e i miei fratelli ci guardiamo, colpiti. Per qualche secondo regna il silenzio.

«E adess—» provo a dire, ma mi interrompe.

«Mi dispiace, ragazzi. Questa settimana la paghetta salta. Sono già in cerca di un altro lavoro.»

Non ci lascia nemmeno il tempo di replicare. Esce dalla stanza, lasciandoci con un vuoto pesante che sembra riempire l’aria.

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