7. La punizione

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"Un battito sospeso tra un insulto e un sorriso, tra una sfida e un passo indietro: ecco come si costruisce un legame che non avrebbe mai dovuto esistere, ma che è impossibile ignorare."


POV Ashley

«Non ho mai mangiato un panino più buono» dico, assaporando ogni morso, il sapore intenso del formaggio e della carne grigliata che si mescolano perfettamente.

Mentre continuo a mangiare, immersa nel piacere del pasto, noto una figura che si avvicina e si siede accanto a me. Senza guardare, do per scontato che sia Megan.

«Megan, dov'eri finita? Mi devi dire-» Mi fermo di colpo, le parole bloccate in gola quando alzo lo sguardo e realizzo che non è Megan. È Dylan.

«Che vuoi, Dylan?» domando, subito irritata.

«Non è detto che debba volere qualcosa solo perché mi siedo accanto a te.» Si sistema comodo, posando il vassoio pieno di cibo sul tavolo e iniziando a mangiare come se nulla fosse.

Lo guardo con sospetto, e non sono l'unica. Anche i miei fratelli lo fissano, con sguardi di fastidio.

«Vuoi una foto?» mi domanda dopo qualche secondo di silenzio, notando che continuo a fissarlo senza sosta.

«No, voglio che te ne vada,» ribatto secca.

Dylan mi guarda con un'espressione che è un misto di divertimento e sfida. «Per una volta, potresti non essere così scontrosa?»

Lo fisso di nuovo.
Cosa vuole da me? Non capisco più nulla.

«Che vuoi?» ripeto, stringendo gli occhi su di lui.

«Me l'hai già chiesto.»

«E te lo ripeto.»

«Dio, quanto sei insopportabile.»

«Io insopportabile? Sei tu quello irritante.»

Non risponde. Continua a mangiare, ignorandomi come se non fossi nemmeno lì.

I miei fratelli continuano a fissarlo, evidentemente infastiditi quanto me.

A un certo punto, alza lo sguardo e ci guarda tutti con un'aria innocente che mi fa solo venir voglia di lanciarlo fuori dalla finestra.

«Questo hamburger è proprio buono» dice, con il tono di chi sta chiacchierando con vecchi amici.

Damon, interviene con la sua solita voce autoritaria. «Non intendo ripetere le cose due volte. Vattene.»

Dylan sorride beffardo. «Andiamo, ragazzi, non sto facendo niente. Dovreste fidarvi un po' di più.»

«Di te? Anche no,» ribatte Adam

E proprio in quel momento, che Dylan guarda il mio vassoio allunga la mano e prende le mie patatine.

È troppo.

«Come ti permetti?!» sbotto.

«Cosa?» mi guarda con quell'aria di finta innocenza che odio.

Senza pensarci, prendo un grappolo d'uva dal suo vassoio e lo porto alla bocca, con un'espressione di sfida.

«Ehi!» replica, ma subito dopo fa lo stesso, prendendo la mia mela e mordendola.

«Perfino il cibo è più buono quando è il tuo,» dice, masticando con un sorriso che mi fa venire voglia di gridare.

«Sul serio?!» alzo un po' troppo la voce, attirando l'attenzione di tutti i presenti nella mensa.

E da lì, tutto precipita.

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