"non puoi stare con un' uomo che ha una figlia" che cazzata. Stavo provando a fare tornare le cose come prima, e invece lui deve fare lo stronzo. Ieri sera, mi ha detto che mi amava, e ora dice il contrario.
Forse, è giunta davvero la mia ora, e forse, dovrei riprovare a suicidarmi. forse, non avrei neanche mai dovuto fare quella promessa ad Anthony, e neanche mettermi con Elliot. Se non lo avessi fatto, ora tutti saremmo felici. E mio fratello sarebbe ancora con noi.
Prima di fare qualsiasi cosa, devo andare a salutare i miei genitori. Mi incammino quindi verso il cimitero e, per andarci, devo passare vicino all'orfanotrofio. Appena ci passo davanti, tutti si girano a guardarmi, e un bambino corre verso il cancello dalla mia direzione. Anthony. Gli accarezzo i capelli, ma poi corre di nuovo a giocare.
Mentre vado, sento una voce chiamarmi da dietro. Mi giro e un ragazzo dai capelli biondi e uno dai capelli blu mi stanno correndo addosso, non riesco a capire chi sono. Appena mi arrivano vicino, quello con i capelli blu si toglie gli occhiali, non so come ho potuto dimenticarmi di loro. Sono Ash e Xavier, i miei vecchi migliori amici!
Dietro di loro compare pure una donna con un bambino, è proprio Venice. Mi abbasso all'altezza del bambino, che lascia la mia amica e cammina goffamente verso di me. Ha i capelli biondi e gli occhi tendenti al grigio, le guance rosse ed è tutto paffutello.
«Zio Cesar?» i miei occhi si riempiono di lacrime, è la prima volta che vengo chiamato zio da un bambino.
Annuisco con la testa, apro le braccia e il piccolo viene ad abbracciarmi, poi si aggiungono pure i miei amici.
«Cesar, che ne dici di andare a prendere qualcosa da bere? Oppure vuoi rimanere qui? Noi restiamo con te, in nome del passato.» dice Xavier, mentre si asciuga le lacrime.
«Andiamo, non restiamo vicino a sto posti con un bambino.» il piccolo mi prende per mano, mentre Venice mi mette una mano sulla spalla e i nostri amici ci stanno vicino. «mi siete mancati, ragazzi.»
Xavier sorride, «beh, in questi anni... Io e Ash siamo venuti a vincere insieme qui in Russia, e la mia band ha fatto successo.» guarda Venice. «Per quanto riguarda Venice... Vive a New York con Yume e il loro figlio, Kai.» poi fa' un sospiro. «Elliot invece ...»
Lo fermo immediatamente, «non parlarmi di lui, ne ho abbastanza di quello.» alza le mani, borbottando uno "scusa" rattristato.
Non so cosa mi prenda, ma quando mi parlano di Elliot mi sento male.
Ore dopo....
Ormai è tardi, pian piano tutti i miei amici sono andati via, e sono rimasto solo. Mi incammino verso l'ospedale, consapevole che quella sarà la mia ultima notte.
Continuo a camminare, mentre penso al come non farmi vedere da nessuno prima di buttarmi giù da quel tetto piatto e bianco. O aspetto fino a sera, oppure me ne frego, molto più probabile la seconda.
Arrivo (fortunatamente) davanti all' ospedale, faccio un respiro profondo ed entro dentro.
Mi accoglie subito una dottoressa, «Signor Volkov! Quanto siamo felici di rivederla! Guardi.... In camera sua c'è Ell....» non la faccio smettere di parlare, la ringrazio e me ne vado.
Lei fortunatamente non dice nulla, anzi, và nella caffetteria a farsi un caffè. Io intanto continuo a salire tutti quei piani di scale, mentre le finestre si fanno più in alto e sempre meno gente te cammina per i corridoi.
Dopo una ventina di minuti, arrivo sul tetto, dove mi accoglie il tramonto indimenticabile di quella sera. Il cielo era arancione, che andava pian piano al viola. Un capolavoro.
Mi avvicino alla grata, e inizio a guardare in basso. Ormai nessuno passa più, solo le macchine che vanno avanti e indietro.
Guardo di lato, e scorgo dietro a degli alberi l'orfanotrofio. I bambini stanno rientrando, e riconosco tra tutti loro il piccolo Anthony, che corre dentro ridendo. Mi si spezza il cuore a pensare che non mi vedrà più, ma la Vita è così.
Mi alzo in piedi dall' altra parte della grata, tenendomi ad essa per non cadere.
"Addio Russia,
addio Mosca,
Addio Anthony,
Addio Xavier,
Addio Ash,
Addio Venice,
Addio Kai (figlio di Venice),
Addio Evelyn,
Addio Elliot.
Addio."Chiudo gli occhi, mentre inizio a piangere non so per quale motivo. Inizio a lasciare la presa pian piano, fino a rimanere appeso con solo una mano.
Sto per lasciare pure l'altra, quando... «Cesar!» mi giro. «Non. Farlo.»
È lui.
Elliot è dietro di me, con Evelyn in braccio e i nostri amici vicino. Si avvicinano pian piano a me, con gli occhi pieni di lacrime.
«sei un' uomo sposato, con una figlia.» bisbiglio. «non posso stare con te cazzo!» urlo all' improvviso.
Vedo che lui mi nostra le mani. «dove ho la fede? L'ho tolta.» si avvicina ancora di più a me, mentre Evelyn scende dalle sue braccia e và vicino al figlio di Venice.
Mi prende per mano e mi obbliga a scavalcare la grata e stargli vicino. «Cesar, non lo hai ancora capito?»
Lo fermo subito. «Stai zitto. Se tu non mi avessi fatto questo, io non sarei mai andato in coma.» giro la testa, provando a non guardarlo.
I suoi occhi color smeraldo solo irresistibili, ora con le lacrime agli occhi sono tutti rossi e "tremolanti". «fammi finire di parlare.» fa un respiro profondo. «Siria.» dice «mi ha obbligato, ha detto che se non lo avessi fatto, avrebbe fatto del male a tutti i miei cari. Soprattutto a te.»
Non ci posso credere, mi butto sulle ginocchia, con le mani sulla faccia dalla vergogna. Inizio a urlare, con un' urlo di disperazione per la figuraccia che ho fatto.
In tutto questo tempo, non mi sono mai accorto della situazione.
Elliot si abbassa, mi accarezza i capelli e prende una cosa dalla tasca. Mi prende per mano e mi fa alzare in piedi. «tieni gli occhi chiusi, "signor Volkov"» sento qualcosa che si apre, e appena apro gli occhi.... Lui è in ginocchio davanti a me, con un' anello verde a me molto famigliare in mano.
«Cesar Volkov, vuoi essere il mio ragazzo?» la sua voce trema, ma le sue braccia tremano il doppio.
Non riesco a rispondere, è come se avessi perso la voce.
Ad un certo punto, Elliot si alza. Dietro di noi i due piccoli iniziano a fare un coro «bacio! Bacio! Bacio!» a cui pian piano si uniscono pure tutti gli altri.
Faccio una piccola risata, coprendomi la bocca con una mano. Lui me la toglie, in modo da vedere il mio sorriso. «non coprirti, sei bellissimo biondino.»
Non mi lascia tempo di rispondere che mi bacia. Il suo lucidalabbra al gusto lampone mi è mancato alla follia, e le sue labbra morbide sono perfette. Più di quanto mi ricordavo.
I nostri amici ci corrono addosso, e per poco non ci fanno cadere a terra.
Dopo quell' attimo, guardo Elliot. «Elliot, scusami. È solo che avevo capito....» faccio un respiro. «uff, sono un' idio...»
Mi ferma subito, «Ehi, è tutto finito ora. Ti amo.» a quelle parole, mi bacia di nuovo. Stare con lui è una droga, non posso farne a meno.
«Babbo!» Evelyn stava correndo verso di noi, salendo il braccio ad Elliot. La piccola mi guarda, «ora anche lui è mio papà?» chiede ad Elliot.
«Si.» gli risponde, io sorrido subito, sentire quelle parole mi fa star bene. Non ho mai provato la sensazione di avere un padre, ma neanche quella di essere padre.
Elliot mi lascia Evelyn che mi sale subito in braccio. In tutti sti anni insieme ai bambini non me ho mai preso uno in braccio, questa è la prima volta per me.
Inizio a sorridere improvvisamente, «quindi questo è un "per sempre"?» chiedo
«per sempre.»
Fine.
STAI LEGGENDO
Il modo in cui ti ho iniziato ad amare
Teen FictionCompleta💿 ESTRATTO☄️ «Se mai tu avessi una figlia, come la chiameresti» Che domanda strana, sinceramente non ci ho mai pensato, ma la risposta mi esce automaticamente. «Evelyn.» Mi guarda stranito. «Perché?» «è il nome di mia mamma, è per ricordarm...