Capitolo 16-Cesar

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La testa mi scoppia, tutto intorno a me è silenzioso, l'unico rumore che sento è quello di un macchinario che continua a fare un "bip-bip" continuo. Apro un po' l'occhio destro, la luce sopra di me mi acceca. Aspetto un'attimo e poi apro finalmente gli occhi, la stanza è completamente bianca, attorno a me è pieno di fiori e biglietti di ogni tipo. Sono in un ospedale. 

Prendo il primo biglietto che vedo, è tutto rosa e bianco, con scritto "riprenditi presto!" in corsivo al centro. Dentro vedo delle mie vecchie foto insieme ad Anthony, e sotto c'è scritto proprio il suo nome con una calligrafia pessima. 

Mi giro e vedo un pulsante, sopra c'è scritto "assistenza". Lo schiaccio, sembra che non succeda niente, ma dopo dieci minuti circa una donna viene nella stanza. «Signor Volkov, si è svegliato!» appena mi vede, si commuove. «Ormai tutti noi pensavamo non si sarebbe mai svegliato!»

Mai svegliato? «Da quanto sono qui?» chiedo, lei non risponde, ma punta il calendario vicino alla finestra. Siamo nel 2024... Sono qui da due anni. «I miei amici? Che fine hanno fatto?»

La donna si siede sul mio letto, e inizia a spiegarmi, «Elliot Walker e Siria? Hanno avuto una figlia un' anno fa, la hanno chiamata Evelyn. Solo che ora, il signor Walker ha scoperto un tradimento da sua moglie e ha raccontato quello che gli ha fatto. Per tutti sti hanno l'ha drogato e minacciato.» sentendo questa storia mi sento male, il due fottuti anni, Elliot si è sposato e ha avuto una figlia. Ma perché l'ha chiamata come mia madre?

Dopo un po' di minuti a fargli domande e parlare, l'infermiera esce dalla stanza, e il inizio a togliere tutti i fiori e le lettere dal comodino. Me ne trovo molte pure di Elliot, dove dice che spera che io mi sveglio, e mi spiega la sua vita.

Dopo poco esco finalmente da quella stanza, vado a vedere in giro... Siamo circa al decimo piano dell' edificio, è pieno di persone malate e vecchi a fin di vita. Sembro l'unico vivo, neanche i medici passano.

Salgo le scale, arrivo sul tetto dell'ospedale. Siamo in alto... Mi viene la geniale idea di provare a buttarmi giù da lì, chi mi ferma? Resto un' attimo seduto sul bordo, a guardare il cielo e ascoltare i suoni della natura. Da quell' altezza riesco a vedere pure l'orfanotrofio, e mi ricordo di Anthony. Ormai avrà sei anni, non si ricorderà neanche chi sono.

Penso a tutti i miei amici, Ash, Xavier, Venice e mio fratello. Che fine hanno fatto? E il bambino di Venice, è nato? La band di Xavier come sta andando? E stanno ancora insieme Ash e Xavier?

La stessa signora di prima viene a sedersi vicino a me, mi guarda e inizia a parlarmi. «Cesar, comunque... Su tuo fratello.» la guardo, per la prima volta sono preoccupato per lui. «Si è suicidato, pensava che così poteva stare con te nell'aldilà.» i miei occhi si riempiono di lacrime, Dimitri si è sacrificato per me?

«Voi, non avete chiamato nessuno, vero?» chiedo, lei mi scuote la testa. Non voglio che nessuno venga a trovarmi. «Siria è andata in prigione, vero?» lei dice di sì, finalmente una buona notizia.

«Le abbiamo portato dei vestiti, così può mettersi qualcosa addosso e non indossare questo.» mi passa un sacchetto, dentro ci sono dei jeans blu tutti rovinati, una maglia grigia e delle Jordan nuove di zecca. «Le ha portate per te Elliot il giorno dopo che ti sei...» la abbraccio, non so neanche io perché, ma mi è venuto spontaneo.

«Anthony... Sta bene?» chiedo, poi mi alzo, prendo i vestiti e vado nella mia camera. Andrò subito a trovarlo, non posso aspettare di più. Mentre esco, incrocio un ragazzo. È uguale ad Elliot, solo un po' più alto. Appena mi vede si gira, prova a prendermi ma me ne vado prima.

Il paesaggio è straordinario, gli uccellini cantano, i bambini giocano e saltellano, e le coppie passeggiano in giro. Mi sento gli occhi di tutti addosso, ma soprattutto qualcuno dietro di me. Appena mi sveglio dal coma, ho degli stalker. Perfetto. 

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