Capitolo 23

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Dopo quello che era successo con Margherita, avevo bisogno di stare da sola a riflettere. Per fortuna, quando era entrata in classe la mia compagna aveva di nuovo gli orecchini al suo posto attaccati ai lobi delle orecchie e non aveva più cercato di offrirmeli. A quanto sembrava, andarmene aveva funzionato e interrotto la mia opera di convincimento. Le ore di scuola erano state una lunga tortura, avevo cercato di fare del mio meglio per parlare il meno possibile e senza guardare il mio interlocutore di turno negli occhi per non farlo di nuovo.

Se io ero a disagio per quello che era successo, Giulia sembrava esserne elettrizzata. Mi guardava come se avesse appena scoperto che una qualche celebrità o supereroina frequentava la sua stessa scuola. Non sapevo se mi facesse piacere la sua ammirazione. Avevo cercato di evitare l'argomento ogni volta che lei aveva cercato di affrontarlo durante la mattinata a scuola, non sapevo se fossi pronta a parlarne ma di sicuro non volevo farlo dove chiunque avrebbe potuto sentirmi e prendermi per matta.

«Facciamo la strada insieme come sempre?» Si era avvicinata speranzosa, appena la campanella dell'ultima ora era suonata e il resto della frase che avrebbe voluto dire era evidente nella sua espressione eccitata.

«No, ho bisogno di restare da sola. Ci vediamo domani.»

«Ok.»

Sbattei le palpebre a quel tono sognante e imprecai. La stavo guardando in viso ma non dritto negli occhi proprio per evitare che succedesse.

«Giulia» iniziai, poi lasciai perdere e permisi che si voltasse e si allontanasse da me. Forse era meglio che mi stesse lontano, almeno per un po'. Mi passai le dita sulle tempie con fare distratto poi mi misi in spalla lo zaino e mi avviai per uscire dall'edificio.

Potevo contare sulle dita di una mano le volte che avevo fatto la strada verso casa senza di lei, ma almeno così non dovevo preoccuparmi di cosa sarebbe successo, se avessi parlato a sproposito. Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo, avevo cercato intenzionalmente di convincere Giulia quando lei mi aveva sfidato a farlo e non era successo niente; invece, quando non avevo voluto farlo era successo. Nemmeno con Margherita avevo voluto farlo, eppure era stato fin troppo facile come se non fossi davvero io a farlo, come se io fossi solo un tramite ignaro.

Sentii un clacson alla mia sinistra, poi due braccia mi afferrarono sotto le ascelle e mi tirarono indietro. Misi a fuoco un'auto che attraversò il punto esatto in cui mi trovavo fino a un secondo prima, non mi ero nemmeno resa conto, immersa com'ero nei miei pensieri, che stavo attraversando l'incrocio con il rosso. Sentivo un corpo maschile più alto di me contro la mia schiena e le braccia che si incrociavano appena sotto il mio seno erano avvolte in una giacca nera da motociclista. Sorrisi e mi girai nel loro abbraccio morbido, mi sollevai sulla punta dei piedi per posargli un bacio sulla guancia. Mi immobilizzai prima di completare il gesto, quando incrociai lo sguardo di due iridi d'ossidiana.

«Niente bacio di ringraziamento, Cappuccetto Rosso?» mi stuzzicò Jacopo. Dall'espressione divertita sul suo viso capivo che sapeva che lo avevo scambiato per Dante.

«Cappuccetto Rosso?»

«Se io sono il lupo cattivo» mi ricordò citando come lo aveva nominato nelle nostre conversazioni precedenti.

«E da quando il lupo salva le ragazze in pericolo?» lo presi in giro.

«E da quando le ragazze in pericolo, che mi detestano, sembrano trovarsi bene tra le mie braccia?» chiese di rimando usando il mio stesso tono.

Arrossii rendendomi conto che aveva ragione e avrei dovuto divincolarmi già da un po'. «Lasciami.» ordinai fissandolo dritto negli occhi.

Jacopo sorrise, non aveva nulla di incerto la sua espressione, c'era troppa malizia nei suoi occhi, ma obbedì e fece un passo indietro alzando le mani bene in vista. «Non c'è di che, comunque.» commentò. Non sembrava aver alcuna intenzione di andarsene. «Se tu volessi essere carina con me per ringraziarmi»

«Fottiti.» lo interruppi.

«È una proposta?» mi stuzzicò.

Alzai gli occhi al cielo e mi guardai intorno, sperando che capisse da solo che doveva andarsene. Vidi la sua moto parcheggiata sul marciapiede poco distante, sembrava l'avesse abbandonata in fretta, e vicino un altro motociclista dei Kobra fermo in sella alla sua che lo aspettava con ancora il casco integrale addosso e quello di Jacopo in mano. «Il tuo amico sembra impaziente. Di sicuro avete altro di più importante da fare.»

«Non più importante.»

«Perché?» chiesi. Era l'ultima persona che mi sarei aspettata mi aiutasse in un frangente simile. Me lo trovavo sempre più spesso tra i piedi ultimamente, ma era pur sempre la nemesi di mio fratello.

«Mi andava.» minimizzò facendo spallucce. Invece di andarsene, si avvicinò e si chinò in avanti. I suoi occhi scivolarono dai miei e si fissarono sulle mie labbra. Mi chiesi se avesse intenzione di baciarmi.

Alle sue spalle si sentì il rumore del motore di una moto che veniva acceso e spinto su di giri. Due volte.

Jacopo allungò un braccio all'indietro verso il suo amico e fece un gesto che io non vidi. Usò l'altra mano per accarezzarmi il viso, con la coda dell'occhio intravidi dei tatuaggi sulle sue dita e un paio di anelli. Si chinò ancora e mi sussurrò all'orecchio. «Devi fare più attenzione alla strada, Cappuccetto Rosso. Il Lupo ha da fare.»

Si tirò indietro senza perdere il sorriso e si voltò per tornare alla sua moto.

«Adesso salviamo anche ragazze in pericolo. Perché non proponi a Carlos di organizzare delle ronde per la sicurezza del quartiere? Oh, aspetta, lì c'è una nonnina che ha bisogno di aiuto per attraversare la strada. Vai tu o vado io?»

Distolsi lo sguardo da lui a quella voce nuova, l'accento latino rimarcava il tono canzonatorio che aveva usato. L'amico di Jacopo aveva sollevato la visiera del casco integrale. Colsi i suoi occhi scuri e la pelle caffelatte del suo viso.

«Vince»

Il sorriso che aveva stirato le mie labbra, quando il suo amico aveva parlato, si trasformò in una risata, quando sentii Jacopo imprimere in quel nome lo stesso tono di avvertimento che Dante usava con me quando lo prendevo in giro.

La risposta fu sovrastata dal rumore della moto di Jacopo che si accese prima che entrambi se ne andassero.

Don't kiss the VillainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora