La hostess di sala ci accolse non appena varcammo l'entrata. Sentii Giulia bloccarsi al mio fianco, di sicuro non si aspettava nessuno al di là della porta. Pensava che, una volta entrate fossimo a posto e potessimo cercarci un tavolo libero o andare direttamente al bancone del piano bar e ordinare qualcosa.
«Buonasera, avrei bisogno di vedere i vostri documenti.» ci chiese la donna sui quarant'anni elegante in un tubino nero e truccata alla perfezione che si era fermata davanti a noi.
Presi la mano di Giulia e la strinsi, stava andando in panico. Sapeva benissimo che non eravamo né abbastanza eleganti per un locale del genere né avevamo un'età adeguata a frequentarlo non accompagnate.
Mi guardai un attimo attorno, quasi tutti i tavolini coperti da una fine tovaglia bianca erano occupati così come gli alti sgabelli davanti al piano bar. Qua e là c'erano persone giovani quanto noi, perlopiù ragazze, ma accompagnate da gente più grande.
Presi un bel respiro e feci in modo di incatenare lo sguardo dell'hostess che mi stava di fronte. Il mal di testa era leggero così come la tensione che mi pervadeva il corpo, sentii la mano di Giulia irrigidirsi nella mia.
«Li hai già visti, accompagnaci a un tavolo e mandaci un cameriere.»
Lo sguardo della donna si fece vacuo poi annuì.
«Prego da questa parte, ho un tavolo proprio di fronte al pianoforte. Fra poco arriva il pianista per l'intrattenimento.» ci spiegò facendoci strada verso il tavolino che ci aveva promesso e che era in un'ottima posizione per guardare tutta la sala.
I posti a sedere non erano tantissimi ed erano ben distanziati uno dall'altro, i tavolini erano tutti vestiti di una candida tovaglia i cui lembi sfioravano quasi il pavimento di rovere, ero sicura che si trattasse di quel legno pregiato perché una volta in un programma televisivo l'avevo visto e notato il colore caldo e che virava al rosso. Le luci del locale erano soffuse, ma di una calda tonalità aranciata che richiamava il fuoco dell'elegante candela posizionata in un piccolo contenitore di vetro o magari cristallo, posta al centro di ogni tavolo. Le sedie, nella maggior parte del locale solo due per tavolino, erano rosse con lo schienale alto e se ci fossero stati i braccioli si sarebbe potuto definirle poltroncine da tanto erano comode.
Gli occupanti dei posti a sedere erano tutti elegantissimi, alcune donne sembravano addirittura in abito da sera. Quasi tutti gli uomini erano in giacca e cravatta.
Ci accomodammo e non appena la nostra accompagnatrice si allontanò, l'eccitazione di Giulia fece la sua comparsa.
Messa via la faccia computa e da grande matrona avvezza a questo tipo di locali e di lussi, la mia amica proruppe in una risata argentina anche se a bassa voce.
«Ce l'hai fatta, Sara, ma guardati, puoi ottenere tutto quello che vuoi. La tua vita cambierà, con questo dono potrai diventare ricca e potente e magari io con te.»
Non ebbi il tempo di replicare perché non appena lei finì di parlare un cameriere con discrezione si materializzò al nostro tavolo.
«Buonasera, questo ve lo offrono i due signori al terzo tavolo rispetto all'entrata.» spingeva un minuscolo carrellino di vetro su cui era appoggiato un secchiello portaghiaccio in cui era adagiata una bottiglia che sospettavo fosse champagne e due calici.
Non fece seguire al saluto nessun appellativo, né signore né signorine. Stava fissando Giulia e la cosa mi stava dando molto fastidio, anche se mi rendevo conto che forse la sua era una gentilezza, escludendo anche me per non fare gaffe. Anche la hostess, anche se al momento non ci avevo fatto caso perché ero troppo tesa, aveva fatto lo stesso. Scrollai le spalle, forse era una peculiarità del locale che il personale stesse sul vago, di sicuro in questo modo non correvano il rischio di offendere qualcuno.
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Don't kiss the Villain
RomanceSara ha una vita fatta di quasi: una quasi camera, una vista quasi cielo, una quasi sorella e un fratello quasi perfetto. È cresciuta in uno dei quartieri di Milano che la stampa definirebbe difficile ma per lei è solo casa, cercando di tenersi alla...