Capitolo 10: Elijah

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Facciamo ritorno al covo, vedendoci rientrare, Millie si precipita verso di noi con un viso preoccupato
«Ragazzi, vi sembrerà una cosa difficile ma dico che dobbiamo trasferirci in un altro posto, di nuovo, non mi sento sicura, Sunshine sa dove abitiamo e nessuno di noi qui può sapere per certo che Valerio non farà il bastardo rivelando le nostre identità...»
Ci osserviamo a vicenda, Millie ha ragione, potremmo non aver incuto abbastanza paura...
«Hai in mente un posto?» Domanda Deimon
«Purtroppo no, non ce ne sono nelle vicinanze...o meglio...ce ne sono ma ne varrebbe la pena? Vivere in un altro posto di merda dove viviamo una merda, siete sieri? Andiamo a vivere in un appartamento! Ci troveremo un lavoro così Deimon non sarà l'unico a gestire le tasse!»
«Ma quando dovremo rubare avremmo possibili occhi indiscreti dei vicini...» risponde rapidamente Ralph
Millie prende un respiro profondo, sguardo basso
«Perciò non ruberemo più, vivremo semplicemente insieme, come persone normali.»
Ralph inizia a guardare in alto e muoversi lentamente dal nervosismo, inizia a ridacchiare in maniera sarcastica mettendosi ora la mano sulla faccia
«Ho-ho-ho, questa è buona, questa è davvero buona, è la cosa più stupida che io abbia mai sentito in vita mia!»
«Cos'è che non capisci, Dio Santo! Preferisci continuare a vivere per posti freddi dimenticati da Dio e continuare ad esaudite i tuoi desideri del cazzo?!»
«Desideri del cazzo?! Certo, perché invece i tuoi cazzo di gioielli che, senza di noi non saresti mai riuscita ad ottenere, sono l'era di Dio eh?»
«Io non...»
Sbuffa
«...voglio solo che rimaniamo uniti ok? Che stiamo bene, fa freddo, fa terribilmente freddo e anche se non lo ammettete è visibile un miglio, tutto ciò che chiedo è questo, i desideri non sono importanti se c'è in ballo la nostra sicurezza e salute»
«No, stiamo bene e staremo bene, ci troviamo un altro cazzo di buco di merda dove stanziarci e fine della discussione»
Fa per andarsene ma viene fermato da Deimon che gli ferma il braccio, questo gesto è così familiare...
«Calmi! Ho un piano, chiederemo ad Elijah se può ospitarci nella sua dimora, sembra abbastanza grande e credo che gli siamo stati simpatici oggi quando siamo andati a vedere la sua merce...» sostiene Deimon
Continua: Preparatevi, si parte ora, così da sapere subito la sua decisione.
Saliamo sulle moto e partiamo, sono curiosa di sapere com'è questo Elijah, chissà s'è come noi, un emarginato fuggito dalla sua sorte che sopravvive stando con i suoi simili, come un cucciolo abbandonato inosservato...
-
Arriviamo sul posto, quella che sembra un'officina di un meccanico, ci sono macchine malandate sparse ovunque...
Deimon bussa al portone per garage, niente, bussa di nuovo con maggiore forza
«Chi è?»
«Sono io Deimon, insieme a Millie, Ralph e la mia migliore amica»
Il portone del garage si alza lentamente facendo rumori striduli, appena si alza del tutto vediamo una persona, un ragazzone dai capelli lunghi e tinti di grigio avvolti in una treccia, una lunga cicatrice che passa a 30 gradi sul suo occhio destro, viso malconcio e screpolato, occhi azzurri come il colore del Napoli
«Charlie, questo è Elijah...Elijah, questa è Charlie» ci presenta Deimon facendoci avvicinare con un gesto
Ci avviciniamo e ci stringiamo la mano, ha la mano anch'essa screpolata con delle macchie di sangue coagulato sulle nocche
«Cosa vi porta qui?» Chiede curioso Eliah
«Volevamo chiederti se potevi ospitarci per un bel po', una persona ha scoperto dove vivevamo e ora siamo preoccupati che possa rivelarlo alla polizia e buttarci in galera per i crimini fatti, non ti spaventare, non siamo assassini, siamo solo ladri ma ti assicuro che non rischi niente, non ci facciamo beccare e siamo molto leali...» rispondo io
Elijah ci guarda, uno ad uno, esaminando i nostri vestiti, la nostra faccia...
Mi guarda e dice: Potrei ospitarvi ma devo fidarmi di voi, le tue parole sono belle ma non convincenti, ho avuto a che fare con gente che mi ha tradito e non ho nessuna intenzione di cascarci di nuovo come un salame
Guardo per terra riflettendo ad un'idea che all'improvviso mi viene
«Facciamo così, ti dimostreremo la nostra lealtà attraverso un sacrificio, un mio di sacrificio, mi spingerò così tanto che dovrebbe bastare per farti credere in noi»
Elijah mi guarda stupito, gli altri si avvicinano a me e Deimon mi dice: Non sei assolutamente obbligata a farlo, possiamo pensare a qualcos'altro.
«Questo è il modo migliore, state tranquilli, so cosa sto facendo»
Ora mi rivolgo a Elijah
«Elijah, hai una forbice?»
«Si...»
Prende delle grosse forbici da sarto su un banco e me le dà, col viso curioso e allo stesso tempo preoccupato di ciò che voglio fare
Raccolgo tutti i miei capelli con una mano e prima che potessi incominciare a tagliarmeli Deimon mi ferma improvvisamente la mano dove impugno le forbici
«No! Non farlo! Non ti azzarda-»
«Capisco la tua disapprovazione ma è un sacrificio degno e sono felice di farlo per il bene di tutti noi, come ho detto prima, so cosa sto facendo»
Mi lascia lentamente la mano, gli sorrido rassicurandolo che non deve preoccuparsi, incomincio velocemente a tagliarmi i capelli
Dopo pochissimo riesco nell'impresa, ritrovandomi sulle mani le lunghe ciocche che lascio andare per terra, ho ora i capelli corti che mi arrivano al collo, tagliati male con dislivelli molto evidenti ma non m'importa, ho fatto una scelta e non me ne pento affatto
Osservo Elijah stupito più che mai del mio coraggio, osserva le ciocche per terra e poi me e dice: Non era necessario...
«Sono semplicemente disposta a tutto pur di raggiungere un obbiettivo, specialmente se si tratta di un obbiettivo così importante.»
«Mi hai meravigliato, complimenti. Venite! Siete ufficialmente i benvenuti!»
Entriamo e varchiamo una porta che ci porta all'interno di in un enorme recinto stracolmo di orti, anch'essi racchiusi in un recinto ma più piccolo, una serie di roulotte, tende da campeggio e cabine! Inoltre vediamo, mentre camminiamo ancora, altri ragazzi, presumibilmente della nostra età, che chiaccherano e si prendono cura della vegetazione negli orti, sembra di stare in un accampamento in un'apocalisse zombie...
Sono tutti così solari, non ho mai visto così tanta spensieratezza negli occhi delle persone...
«Questo è il mio regno, noi siamo i Foreverdust, viviamo qui da anni da come potete vedere la nostra organizzazione, siamo anche noi ladri ma perlopiù vandali, ci piace mostrarci indomiti sotto gli occhi di questa città di merda e con ciò voglio dire che "vandalizziamo in grande", siamo capaci di distruggere negozi, case e volendo pure edifici.»
Ci guarda malizioso, fiero delle sue parole
«Queste esagerazioni hanno sicuramente attirato innumerevoli occhi, come avete fatto a resistere?» Domando curiosa con una sfumatura di ammirazione
«Ci siamo sempre difesi con incrollabile risolutezza, ci siamo allenati e preparati a qualsiasi attacco, arriverà quel giorno dove persino i militari avranno paura di noi e non sto esagerando, le ambizioni di noi adolescenti possono nascondere forze inimmaginabili se combattute con perseveranza.»
Dio, che parole! Osservo i volti dei miei compagni, anch'essi ispirati, lanciandosi a vicenda occhiate e sorrisi di apprezzamento
Sorrido a Elijah ma all'improvviso mi viene in mente una cosa: Elijah, dove dormiremo noi?
«Ah già si, Dominique! Vieni qui!»
Arriva una ragazza slanciata dai capelli corti, neri e arricciati, una voglia enorme a forma della Sicilia al centro della sua guancia sinistra, ha l'eterocromia, occhio destro azzurro e l'altro marrone
«Questi quattro ragazzi vogliono vivere qui, cosa possiamo dare loro?»
Dominique osserva le cabine, le roulotte e le tende in giro e velocemente si volta verso Elijah
«Oggi è il loro giorno fortunato, possono prendersi la roulotte laggiù»
Ci indica col dito
È una roulette molto grande della Tabbert, poco sporca, visivamente carina
«Che ve ne pare?» Chiede Elijah
Mi giro verso i miei compagni che annuiscono estasiati, mi rigiro e tutta fiera rispondo: È fantastica, la vogliamo!
«Perfetto, risponde, visto che siete nuovi, iniziate a fare nuove amicizie, ci vediamo stasera alle 9, proprio qui fuori, per cenare!»

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