Bandana bianca e lucente

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Dallo stereo cominció a fluire musica. Non era né pop, ne rock. Forse punk.
Dopo le prime note, il cantante cominció a parlare. Impossibile dire che non erano i The Hivers, una delle band piú conosciute della Svezia.
Hate To Say i Told You So continuava imperterrita e serena.
Nella stanza peró nessuno ballava o cantava sulle note dell'euforica canzone.
Un ragazzino era appeso al soffitto con i polsi, legati da una cintura. La bocca era fasciata da una benda troppo stretta. Le caviglie sanguinavano dalle fibre spigolose della corda. Davanti a lui si estendeva un lungo tavolo in legno rovinato, dove posizionata in un angolo c'era la stereo. Sulle pareti non c'era altro.
La stanza era buia, solo un piccolo sprazzo proveniente dalla debole luce di luna fluiva dalle travi di legno vecchio e mangiato.
Il ragazzo si dimenava, piangendo, cercando di urlare.
Dalla porta pesante entró un uomo, impossibile da descrivere nell'ombra della camera.
Era peró molto alto e dalla fronte uscivano le sagome di due corna alte.
Gli occhi erano fasciati da una bandana bianca. Si riconosceva il colore perché era lucente al chiarore lunare.
Si avvicinó al ragazzo lentamente, con una falce lunga legata alla schiena.
Quando arrivó davanti al disperato, gli taglio con le unghie affilate il bavaglio che aveva alla bocca, ferendo anche una guancia.
"Parla." Ringhió.
"Lasciami andare! Ti prego! Non ho fatto niente di male!" Urló lui.
L'uomo gli molló un ceffone, scorticando l'altra guancia.
"Non hai fatto nulla di male? Voi ragazzini siete dei bugiardi!"
L'uomo gli graffió la faccia.
"Ma tu mi servi per i miei esperimenti. Morirai per una giusta causa. Si grato di questo."
Con un movimento rapido, impugnó la falce e ribendó il ragazzo alla bocca.
"Avrai l'onore anche di non avere l'anestesia! Ma che fortunato!" Rise l'uomo.
Con la punta affilata della falce inizió a tagliare la camicia della vittima insieme ai pantaloni.
Poi cominció lentamente a tagliargli la carne, dalla metá del petto fino alla pancia, mentre canticchiava passionatamente la canzone che la stereo trasmetteva, ridendo e divertendosi, mentre il ragazzo si contorceva dal dolore.
"Hey non siamo nemmeno all'inizio!" Disse ridendo l'uomo. "Rilassati!"
Cominció a ispezionare i suoi organi, prendendoli con le unghie lunghe e taglienti.
Sorrise vedendo il ragazzo piangere dall'insopportabile sofferenza.
Cosí prese un suo rene, e lo giró in aria a mo' di cowboy, ridendo sulle note della canzone.
Poi lo rimise dentro, sempre ridacchiando.
Il ragazzino cercó di urlare, ma uscirono solo suoni mutati dalla benda.
L'uomo si mise una mano dietro l'orecchio. "Cosa? Non ti sento!"
Intanto la canzone finí, e ne inizió una nuova, sempre dei The Hivers.
Poi, passando a ispezionare il fegato, sorrise fiero e da dietro la schiena strisció un serpente dalle squame nere e dagli occhi neri.
Sibiló, gustando l'aria colma d'odore di sangue con la lingua biforcuta.
"Oh, qui viene la parte migliore!" Esclamó l'uomo, urlando come un ragazzino a un concerto.
Il serpente nero avanzó a spirale sul braccio del proprietario, arrivando alla sua mano, per poi raggomitolarsi tra il fegato e lo stomaco del ragazzino.
L'uomo rise felice, cantando con passione le parole della canzone.
Poi tiró fuori una boccetta colma di un liquido verde neon, e la rovesció sul lungo taglio sanguinante.
La ferita si richiuse con una scia di fuoco, mentre l'uomo si divertiva a spegnere le fiammelle soffiando.
Poi prese un altra boccetta, colma di un liquido senza colore, e tolse la benda al ragazzino.
"Se provi a urlare, te ne metto cinque di serpenti dentro all'intestino." Disse l'uomo, d'un tratto serio.
Poi riprese a ridere, ingozzando la vittima del liquido della boccetta.
La vista del ragazzo s'offuscó, e una forte pressione gli prese la testa.
"Congratulazioni, adesso comincerai a marcire. Lo farai per una giusta causa, sii contento!"
L'uomo sorrise ancora una volta, salutando con una mano il ragazzo che perdeva i sensi.

Il Demone di Stoccolma Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora